Salute

Perché fare la cacca è ancora così imbarazzante?

Un’indagine sull’ultimo dei tabù: la pupù.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
imbarazzo cacca
Foto: Philippe Gerber / Getty Images

Sono le dieci e mezza di sera e ti trovi al bar. Hai già mangiato un kebab e ora sei al quarto giro di ammazzacaffè, in più non ti stacchi dalla Elf Bar per più di 3 minuti da ore. È la tempesta perfetta per lanciare il missile che sta maturando nelle tue viscere da stamattina. Senti una contrazione all’addome e ti lanci d’istinto verso i bagni.

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Ed eccolo lì: il cartello che indica i bagni unisex. Da sotto la porta di una della due cabine si intravede un paio di Salomon che saranno almeno un 44. E se fosse quel bono che stavi adocchiando al bancone? E se sentisse il “plop”? Per non parlare della puzza. C’è solo una cosa da fare: chiudersi nella cabina finché non hai la certezza di essere in solitudine, sperando che il resto della compagnia non sia già partito per andare a ballare.

Ma perché fare la cacca ci imbarazza così tanto? Come nascere e morire, è una delle livelle della vita. Proprio in questo momento, circa 79 milioni di persone in tutto il mondo la stanno facendo, secondo l’azienda di scienza microbica con base a Los Angeles Seed Health. È un bel po’ di merda.

Eppure, la gente è riluttante quando si tratta di parlarne. È la cospirazione definitiva, come se un giorno l’intera razza umana avesse firmato un accordo di non divulgazione sulla deiezione.

Lentamente, con la promessa dell’anonimato, sono riuscita a far rilasciare delle dichiarazioni ad alcune persone, che hanno confermato che, sì, trovano fare la cacca un’attività mortificante. Chiedo loro il perché. “Cacare distrugge l’ego—ti lascia nudo,” dice Jasper, 27 anni, che visto l’argomento ha chiesto di rimanere anonimo come altri in questo articolo. “Fa schifo, puzza ed è antigienico. Puoi essere anche la persona con più fascino del mondo, ma se qualcuno ti sente cagare, lo perdi immediatamente tutto.”

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Lottie, 26 anni, concorda. “È appiccicosa, molliccia e ha un odore terribile. Si capisce dal suono se una persona ne sta sganciando una gigante, o se la sta facendo a palline perché non ha mangiato abbastanza verdura. È un po’ cringe,” dice.

È chiaro che siamo tutti molto preoccupati di chi può sentire i nostri “plop”. C’è chi usa un metodo che il New York Times ha chiamato “The Poop Dupe” (“Il Cacca-Diversivo”): consiste nel far finta di essere entrati per controllarsi i capelli allo specchio quando si incontra un collega nei bagni. Un altro metodo comprovato è The Flush Hush (“Lo Sciacquone Silenziatore”): tirare lo sciacquone continuamente per coprire gli altri rumori.

Per i momenti in cui i bagni sono estremamente vicini tra loro, Danni, 26 anni, ha sviluppato un metodo che chiameremo The Poop Pillow (“Il Pupùcuscino”). Mi spiega che comporta avvolgere grandi quantità di carta igienica attorno alla mano e mettersela sotto alle chiappe. “Prendo la cacca al volo attutendo la caduta in acqua, così non fa rumore,” dice. Quando Danni deve fare la cacca a casa del suo ragazzo, parla con la voce da bambina per darsi un’aria di tenerezza. “Tipo ‘Torno subito, vado solo a fare una popò piccina picciò,’” cinguetta al telefono.

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Vero amore ed escrementi non sono mai andati molto d’accordo. Secondo una ricerca effettuata da Healthline, più del 28 percento degli uomini e il 22 percento delle donne dicono che preferirebbero aspettare tra uno e tre mesi prima di andare di corpo a casa di un partner. “Una delle cose peggiori è dover andare in bagno durante un rapporto occasionale. Se vai se ne accorgerà, quindi te la devi tenere,” dice Jasper. “Ma così ti viene da scoreggiare, è un disagio pazzesco—non riesci a dormire, non riesci a fare sesso, puoi solo stare lì immobile.”

Poi c’è chi raggiunge veri estremi. Ci ricordiamo tutti di quella storia virale, diffusa dalla BBC nel 2017, di quella ragazza che mentre era a un appuntamento aveva prodotto una cacca gigantesca, che non passava per il buco del water, e l’aveva lanciata fuori dalla finestra. Solo che le è andato tutto male: lo stronzo gigante si è incastrato tra due vetri e poi lei stessa si è incastrata nel tentativo di recuperarlo—così il ragazzo con cui era uscita ha dovuto chiamare i vigili del fuoco.

Ma che problema abbiamo tutti? L’ho chiesto a Nick Haslam, titolare della cattedra di psicologia all’Università di Melbourne e autore di Psychology in the Bathroom. Lui mi spiega che, da tempo immemore, le infezioni a trasmissione fecale sono una diffusa causa di morte. “La contaminazione è un problema significativo, quindi ci sono motivi molto validi per fare la cacca il più privatamente possibile,” dice.  

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Il disgusto che proviamo per la cacca, spiega, non esiste dalla nascita; lo acquisiamo con la crescita. “Fa parte dell’educazione all’uso della toilette far provare un certo imbarazzo e vergogna ai bambini che non mettono le cose al loro posto… per ridurre il rischio di contaminazione e di malattia,” dice. “Un senso di vergogna si associa all’idea di avere feci, od odore di feci, addosso. Va a braccetto con l’emozione del disgusto, che in molti dicono sia evoluta in parte per proteggerci dalla marcescenza, dalla contaminazione e dagli escrementi. Tendiamo a provare vergogna di ciò che ci disgusta, e le feci sono uno degli stimoli prototipici del disgusto.”

Però ammettiamolo: la cacca fa anche un po’ ridere. Come quando vedi degli uomini in coda per le cabine invece degli urinali in un club, è ovvio che devono cagare. Non c’è nessun motivo per cui dovrebbe far ridere, eppure è così—o almeno ha il fascino del so cos’hai appena fatto. “Come quando qualcuno torna al tavolo al pub dopo essere stato via un sacco di tempo,” dice Liz, 26 anni. “Tutti pensano: ‘Ooh, stava cagando.’”

Liz ricorda di aver fatto la coda per vedere una cacca gigante che aveva intasato uno dei cessi dei maschi quando era ancora a scuola. “Tutti volevano vedere questo stronzo gigante, compresi alcuni insegnanti,” racconta. “Era enorme, arrivava quasi al bordo della tazza. È tuttora uno dei più grossi che abbia mai visto.” Nessuno confessò mai di esserne l’autore, dice, e la cacca gigante è ancora oggi avvolta dal mistero: “Un ragazzo del mio anno la rivendicò perché voleva la gloria, ma non si scoprì mai chi l’aveva fatta davvero.”

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Questo ci porta alla questione di genere. Perché un uomo può dichiarare orgogliosamente di aver intasato un cesso quando Liz, che del suddetto intasamento è stata mera spettatrice, ci ha chiesto di non rivelare la sua identità? In genere, le donne sembrano provare più imbarazzo nei confronti della cacca. In un sondaggio nazionale di oltre 1000 donne canadesi, il 71 percento ha dichiarato di investire molta energia per evitare di defecare, specialmente in bagni pubblici. Eppure ho sentito storie di ragazzi che mandano foto delle proprie migliori cacche agli amici.

“L’idea che la femminilità sia incompatibile con gli escrementi è molto diffusa e non ha una risposta unica,” dice Haslam. “Lo si può considerare in termini di doppio standard rispetto all’igiene, ma probabilmente ha a che fare anche con una differenza in sensibilità.” Si potrebbe anche dire, aggiunge, che certi tipi di virilità hanno la caratteristica di “contrastare deliberatamente le norme sociali”—il che spiegherebbe perché i ragazzini maschi sono più a loro agio con l’umorismo crasso e le scoregge.

C’è chi si vergogna dei propri movimenti di corpo talmente tanto da sviluppare la parcopresi o ‘sindrome dell’intestino timido’. Ne sa qualcosa Hannah, 27 anni, che non è fisicamente in grado di fare la cacca in un bagno pubblico. “Il mio corpo non si rilassa se non sono a casa mia. È una cosa totalmente mentale, l’imbarazzo che qualcuno mi possa sentire mi terrorizza,” dice. I periodi più lunghi che ha passato senza sganciarne una comprendono sei giorni a Glastonbury e quattro giorni in vacanza. “Ho preso un quintale di lassativi ma non c’era niente da fare. Poi mi sono gonfiata un sacco, che non era una gran cosa per l’autostima in spiaggia. Ho dovuto mandare la mia amica a farsi una passeggiata per riuscire a farla,” racconta.

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Chi sono le persone cacca-positive? Ne esistono? *rumore di grilli* Figurati se non c’è qualche Gen Z che sta lottando per la libertà di parola sulla popò. Nel nome del giornalismo investigativo, esploro #pootok, che ha 10,4 milioni di visualizzazioni, finché non mi imbatto nella pagina @postwhenwepoop. L’account mostra clip di persone che danno un voto da 0 a 10 ai propri movimenti intestinali, secondo variabili quali “puzza”, “liquidità”, “bruciore”, “sollievo” e “durata”. Un video recita: “Ho appena fatto la prima cacca dopo una nottata di bevute e sappiamo tutti cosa significa, mi ha completamente rinvigorito. La cacca in sé non era neanche un granché, ma mi sento da dio. 7/10.”

La divina sensazione del dopo-cacata è stata chiamata ‘poo-phoria’ (‘pupù-foria’). Nel libro What's Your Poo Telling You? Josh Richman e il dottor Anish Sheth la descrivono così: “Il senso di euforia ed estasi che ti pervade quando questo tipo di feci lascia il tuo organismo… per alcuni assomiglia a un’esperienza religiosa, per altri a un orgasmo.” Per Barney, 30 anni, la cacca-positività si manifesta in modo più primitivo. “Sono sempre stato attratto dagli odori e l’odore della propria merda ha qualcosa di primordialmente istintivo. È uscita dal tuo corpo, l’hai partorita, è una fragranza solo tua,” dice.

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Diverse iniziative stanno cercando di infrangere il grande tabù della pupù. Nel 2019, Seed Health ha lanciato la campagna #GiveAShit For Science, che incoraggiava a caricare una foto delle proprie feci sul loro sito per sottolineare il legame tra cacca e salute intestinale.

“La risposta è stata straordinaria. Già facendo una foto alla cacca la stai destigmatizzando in un certo senso, perché è un gesto imbarazzante di suo—tanta gente non la guarda nemmeno,” dice Ara Katz, co-fondatrice di Seed Health. “Più riduciamo lo stigma, più facile è discutere ed educare sul perché è un indicatore così importante della nostra salute.”

Nel lungo termine, Katz si augura che il database sarà in grado di addestrare un’intelligenza artificiale all’analisi della differenza tra feci sane e malsane—perché dare un’occhiata alla tua cacca di tanto in tanto può salvarti la vita. Sangue nelle feci può essere un sintomo di cancro del colon-retto, ha segnalato l’associazione benefica Bowel Cancer UK. Tenere monitorati i tuoi movimenti di corpo può aiutarti a notare sintomi di sindrome dell’intestino irritabile, costipazione, coliti ulceranti e tanto di più.

Sempre per smuovere le coscienze verso la cacca-positività, Seed Health ha anche creato The Most Sh*ttiest NFT, il primo NFT realizzato da feci umane. Prendendo ispirazione dall’ascesa di questa forma d’arte durante la pandemia, Katz l’ha considerata un’opportunità per “parlare di cacca come di qualcosa di valore, come un’opera d’arte.”

Ok, non stiamo dicendo che dovresti appendere una foto incorniciata della tua cacca al muro. Ma magari possiamo tutti trovare un po’ di sollievo nella natura universale degli escrementi. La vita è già una merda di suo, quindi di cosa ti vergogni?

@alice_halll