Tecnologia

Perché è quasi impossibile comprare una PlayStation 5 al prezzo di vendita

Le vendite online sono il paradiso del bagarinaggio—e i brand fanno poco per contrastare il fenomeno.
Daniele Ferriero
traduzione di Daniele Ferriero
Milan, IT
PS5 XBox bagarini
Illustrazione di François Dettwiller

Finalmente, i gamer su PC e quelli da console hanno trovato qualcosa in comune: un odio condiviso nei confronti dei bagarini. Nell’industria videoludica, i bagarini—le persone che fanno incetta di prodotti solo per rivenderli a un prezzo più alto—comprano le nuove console e/o le schede grafiche non appena sono disponibili. Solitamente aiutati dai bot, le rivendono poi a prezzi scandalosi dopo che tutti i negozi sono rimasti senza scorte.

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Secondo PCMag, il bagarino medio guadagna qualche migliaio di euro al mese rivendendo questi prodotti. Ma, a novembre 2020, un rivenditore ventiduenne ha guadagnato apparentemente oltre 30.000 euro, soltanto una settimana dopo essere riusciti ad agguantare 221 PlayStation 5 al lancio. Sony afferma che, ora come ora, la PS5 è esaurita e quindi la miglior chance per averne una rimane quella di comprarla proprio da un bagarino per un costo fino a tre volte superiore rispetto al prezzo al pubblico.

Il bagarinaggio può suonare come una cosa illegale, ma, almeno per adesso, non è regolato nella maggior parte dei paesi. A dicembre del 2020, membri del parlamento britannico hanno proposto una mozione per dichiarare illegale questa pratica. Non è un problema nuovo nell’industria videoludica, ma è stato accelerato dalla pandemia, visto che le vendite adesso avvengono quasi esclusivamente online e che la produzione è stata rallentata. Per capire la scala su cui viene attuata questa pratica, un’analisi indipendente degli annunci su eBay riguardanti 14 prodotti gaming, effettuata dall’ingegnere dei dati Michael Driscoll, stima che questa nicchia del mercato arriva a 67 milioni di euro soltanto negli Stati Uniti.

In teoria, il bagarinaggio in sé non è orribile, benché sia moralmente assai discutibile: si tratta infatti di qualcosa che è sempre successo quando la domanda del prodotto supera la sua effettiva disponibilità. Ma internet ha cambiato questo lavoro vagamente ignobile per il peggio: il bagarinaggio è diventato così un processo quasi automatizzato che richiede uno sforzo molto piccolo da parte del venditore, in cambio di profitti molto alti. Non c’è nemmeno bisogno di avere particolari skill di programmazione, visto che i bot possono essere comprati a partire da 50 euro sugli store online lontani soltanto un click su Google. Questo tipo di bot sono progettati per monitorare costantemente i siti di rivendita e per comprare il maggior numero possibile del prodotto desiderato più in fretta di qualsiasi essere umano.

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Le vendite online dei biglietti sono state uno dei primi mercati bersagliati dai bagarini, tanto che adesso fino al 40 per cento dei biglietti digitali viene raccolto dai bot. Dagli anni Dieci del 2000, il bagarinaggio attuato con i bot si è mosso poi verso l’industria della moda, visto che i marchi hanno cominciato a lanciare diverse edizioni limitate dei loro prodotti cercando di scatenare l’hype. Questi oggetti—spesso sneaker o streetwear—vengono lanciati sul mercato utilizzando lo stesso modello di marketing dei nuovi film o iPhone e stimolano i consumatori a comprarli a qualsiasi prezzo, appena vengono resi disponibili. I bagarini si sono affidati a questo meccanismo per anni, ma solo ora hanno dei bot che possono occupare quasi il 100 per cento del traffico di un sito durante le vendite più grandi e importanti.

Abbiamo contattato diverse aziende che producono oggetti per il gaming in Francia e dicono tutte che i bagarini operano a loro insaputa e senza la loro approvazione. Tuttavia, in concreto, molti brand non hanno fatto assolutamente niente per contrastare questa pratica. “In pubblico dicono che è orribile avvenga,” ha raccontato a Quartz Bruce Schneier—uno studioso di internet del Berkman Klein Center for Internet and Society at Harvard University. “Ma in realtà adorano il ritorno pubblicitario, la penuria del prodotto, il fatto stesso che abbia così tanto prestigio.”

Cosa che rimane valida tanto per le Yeezy quanto per l’ultima Xbox. Sarebbe facile scaricare la responsabilità sui consumatori, dopotutto se la maggioranza delle persone si rifiutasse di comprare da canali non ufficiali il mercato del bagarinaggio collasserebbe. Ma è importante evidenziare che questo è anche il risultato delle attente strategie di marketing perpetrate per decenni—un effetto collaterale che la maggior parte dei marchi non ha alcuna intenzione di correggere.

Al di là di qualche iniziativa legislativa, il grosso della resistenza contro il bagarinaggio ricade sulle spalle dei venditori diretti, che stanno adottando sempre più provvedimenti per combattere l’invasione dei bot. Ad esempio, durante il lancio della PS5, Walmart ha comunicato di aver bloccato 20 milioni di bot nei primi 30 minuti. Dalla Corea del Sud agli UK, i venditori stanno introducendo nuove strategie, come quella di riservarsi il diritto di fare controlli in automatico sulla legittimità o meno di un ordine, cancellandolo in caso di sospetti. Ma non possono farlo da soli, le compagnie del settore devono affrontare il problema il prima possibile, perché i loro fedeli consumatori si sentono sempre più abbandonati ogni giorno che passa.