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Il nuovo adattamento di 'Neon Genesis Evangelion' non poteva non fare schifo

Il nuovo adattamento di Netflix della serie cult giapponese ha fatto agitare i fan, in parte per motivi comprensibili, in parte perché è sempre un problema vedere cambiare qualcosa che ha segnato la nostra infanzia.
Matteo Lupetti
Asciano, IT
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L'EVA-00. Immagine: YouTube/Netflix

Neon Genesis Evangelion di Gainax è ancora un punto di riferimento per la storia dell’animazione, non solo per quella giapponese. Uscita nel 1995 in Giappone (e arrivata in Italia nel 2000), la serie è riuscita a prendere il tipico immaginario giapponese di robot giganti (gli Evangelion del titolo) che combattono contro alieni (qua chiamati Angeli) mescolandolo a temi filosofici e psicologici che trasformano Evangelion in un vero percorso di crescita di personaggi e spettatori. La serie è arrivata su Netflix il 21 giugno, ma i fan hanno subito protestato a gran voce per il nuovo adattamento a cura di Gualtiero Cannarsi, minacciando persino di boicottare il servizio di streaming.

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Gualtiero Cannarsi è famigerato nel mondo italiano dell’animazione giapponese. Dopo un percorso di studi poco noto e che sembra non includere né lo studio del giapponese né le tecniche di traduzione, Cannarsi da giovane viene coinvolto nella prima localizzazione di Neon Genesis Evangelion e poi viene definitivamente consacrato come autorità nel mondo delle traduzioni e degli adattamenti di cartoni animati giapponesi quando inizia a lavorare alle celebri opere dello studio Ghibli e di Hayao Miyazaki.

È un macello. Per quanto Cannarsi abbia negli anni dimostrato una grande erudizione sui più minuti dettagli delle opere che traduce, è difficile definire “italiano” la lingua inventata, artefatta e dai registri linguistici incoerenti che usa nelle sue traduzioni. Gli esempi si sprecano, al punto che alla sua opera è dedicata una pagina Facebook intitolata “Gli sconcertanti adattamenti italiani dei film Ghibli”.

Nel suo nuovo adattamento di Neon Genesis Evangelion abbiamo roba come questo surreale incoraggiamento a combattere che Ryoji Kaji — tutore della co-protagonista Asuka — rivolge al protagonista Shinji mentre si trovano nell’orto di cocomeri di Kaji stesso: "Beh, Shinji, io non posso fare altro che starmene qui a innaffiare. Però, quanto a te, quanto a quel che non puoi fare che tu, per te qualcosa da poter fare dovrebbe esserci."

Appaiono persino espressioni totalmente inventate. Per esempio, Misato Katsuragi (che è oltre a essere tutrice di Shinji ha il grado di Capitano nella NERV) dice in una scena: “Ma prima di questo, un pochitto vorrei provare a fare una cosa.” Cannarsi sta qua cercando di restituire il termine usato da Misato nell’originale giapponese: invece di “chotto” (poco) dice “chocchi” (un’espressione gergale anni Ottanta). Il risultato è “un pochitto.”

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Un altro punto su cui i fan si sono scatenati (persino prima che la serie arrivasse su Netflix) è la decisione di Cannarsi di tradurre i nemici della serie come “Apostoli” invece che come “Angeli”, e qua vediamo un altro lato della questione. È stato Cannarsi a curare la prima versione di Neon Genesis Evangelion ed è stato lui a scegliere inizialmente di usare “Angeli” per tradurre l’espressione giapponese “shito,” che indica invece gli apostoli del Nuovo Testamento (e solo gli apostoli del Nuovo Testamento). Cannarsi si stava allineando sia alla scelta fatta all’estero sia ai testi inglesi dell’anime, dove gli Apostoli sono indicati anche con l’inglese “Angel.” Ma, come ha spiegato, quando ha rimesso mano alla traduzione ha invece deciso di mantenere la contraddizione presente nel testo originale: in giapponese i nemici sono noti sia come “Apostoli” (“shito”) sia come “Angeli” (“Angel”) e Cannarsi ha solo restituito questa ricchezza che era andata perduta.

Così, i fan hanno criticato la decisione di chiamare gli Evangelion con nomi come “Unità Prima” (con il numero ordinale) e “Unità Due” (con il numero cardinale) invece dei vecchi “Unità Eva-01” e “Unità Eva-02,” ma anche qui si è trattato di rendere più fedelmente le espressioni originali “Shogoki” (“Macchina numero iniziale”) e “Nigoki” (“Macchina numero 2”). Son tutte scelte criticabili e discutibili, perché ognuna di queste scelte perde qualcosa delle originali; per esempio tradurre “shito” con “Apostoli” perde il tono esotico e raro dell’espressione giapponese originale.

Ma la verità è che i cambiamenti non piacciono ai fan, forse perché costruiscono emotivamente la loro “identità di fan” proprio sull’identità di un marchio commerciale: i toccare qualsiasi elemento di un’opera della loro infanzia o adolescenza vuol dire in qualche modo rendere pericolanti le fondamenta su cui sono cresciuti come individui. Così — se in Italia siamo di fronte a una vera e propria sollevazione popolare per la nuova localizzazione di Neon Genesis Evangelionanche in USA i fan hanno mostrato malumore per le lievi modifiche fatte al loro nuovo adattamento della serie. Tra le modifiche più criticate a livello internazionale spicca il cambiamento della sigla finale — originariamente una cover di Fly Me to the Moon — sostituita fuori dal Giappone per motivi di licenza (e mi sento anche io di considerare questa una vera perdita per la serie).

A tutto ciò si aggiunge la più generale difficoltà nel capire cosa voglia dire “tradurre” e “localizzare.” Come abbiamo già spiegato su Motherboard parlando della localizzazione del videogioco Castlevania: Symphony of the Night, il traduttore non è una figura invisibile che scompare dietro l’autore: ogni scelta che fa lascia invece un segno. Per questo oggi parliamo di traduzione come “transcreazione” e del traduttore come “co-creatore” della traduzione accanto all’autore originale. Cannarsi traduce come ha sempre tradotto e con un metodo che ha più volte spiegato e raccontato, la responsabilità è di chi lo ha scelto per rimettere mano a un’opera tanto importante.

L’associazione Dimensione Fumetto ha dedicato una lunga e documentata serie di articoli al metodo di lavoro di Cannarsi, e in questi articoli Mario Pasqualini ha affrontato la questione dal serio punto di vista del traduttore e del localizzatore e non del fan. Leggeteli, se volete approfondire seriamente la questione. Noi, intanto, vi consigliamo di guardare Neon Genesis Evangelion ignorando il nuovo doppiaggio italiano e affidandovi invece ai sottotitoli, che sono almeno scritti in una lingua corretta.