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Tecnologia

I bambini nati da tre genitori sono quasi una realtà

Un team di scienziati britannici ha ideato un nuovo metodo di fertilizzazione in-vitro che prevede l'uso del DNA di tre persone
Immagine: Shutterstock

Sembra una sorta di incubo distopico, ma un team di scienziati inglesi della Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA) è andato in quella direzione—pare con successo—ed embrioni geneticamente modificati con tre genitori potrebbero essere un'opzione disponibile nel giro di pochi anni.

“Neonati con tre genitori” non è un termine usato dalla HFEA (che opta piuttosto per “sostituzione mitocondriale”), e non è esattamente quello che sembra; parlare di tre persone non rende propriamente l’idea. Esse contribuirebbero solamente per lo 0,1 percento del DNA del bambino, e non si tratterebbe del DNA nucleare—in modo che non si influisca su attributi fisici come il colore degli occhi, o caratteristiche come l'intelligenza o altro.

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La sostituzione mitocondriale viene essenzialmente proposta come un'aggiunta alla convenzionale fertilizzazione in-vitro (IVF). È indirizzata a donne che, attraverso il concepimento naturale, rischiano di trasmettere delle malattie mitocondriali ai propri figli.

I mitocondri sono presenti in una grande quantità di cellule, e, detto semplicemente, sono responsabili del rifornimento di energia alle cellule, poiché convertono l'energia ricavata dal cibo in ATP che fornisce energia alla cellula. Ma se c'è qualcosa che non va nei mitocondri della donna, come difetti nel loro DNA, questo può causare malattie genetiche mitocondriali che possono essere passate al figlio. La HFEA ha spiegato che un bambino su 200 ne è affetto, e se alcuni possono non avere sintomi, altri possono soffrire di una serie di condizioni potenzialmente gravi.

La soluzione proposta è questa: rimpiazzare i mitocondri alterati della donna con i mitocondri sani di qualcun altro, ad esempio di un terzo donatore oltre la madre e il padre. Sembra semplice, vero? E i metodi in teoria lo sono. Si estrae il DNA nucleare dagli ovuli e lo si inserisce nel citoplasma dell'ovulo di un'altra donna da cui è stato rimosso il DNA nucleare, ma che contiene ancora i mitocondri. Si aggiunge così lo sperma e, voilà, fiori e api come al solito. Un'altra opzione è quella di trapiantare il DNA nucleare di entrambi i genitori in un nuovo ovulo, dopo che è stato fertilizzato.

In un comunicato di recente pubblicazione, il terzo che parla della sicurezza di questa tecnica, i vertici della HFEA hanno scritto che “a ogni ispezione, i ricercatori si sono resi conto che le prove osservate non suggeriscono che queste tecniche siano pericolose.” Si raccomanda che vengano condotti altri esperimenti prima che la tecnica venga proposta clinicamente, ma essenzialmente le viene conferito il beneplacito. Secondo Reuters gli scienziati sostengono che il trattamento potrebbe essere disponibile tra due anni.

L’aspetto più problematico, ovviamente, è quello etico, per esempio sulle nuove leggi che saranno richieste per legalizzare la procedura. Sarebbe la prima volta che si permette di far nascere bambini da un embrione modificato, il che solleva qualche preoccupazione sulla manipolazione genetica dei bambini e sul concetto di “giocare a fare Dio.” Queste preoccupazioni tuttavia non sono nuove; vengono sollevate ogni volta che si introducono sviluppi nella tecnologia riproduttiva—ed essendo io nata grazie alla fecondazione in-vitro, non posso che rifiutare questi argomenti scivolosi. Bisogna porre dei limiti, certo, ma permettere alle donne di avere figli sani non ha nulla a che vedere con la selezione di specifici tratti.

La parola è ora del governo britannico, che sta considerando quali siano le norme necessarie per dare il via libera alla procedura, il che renderebbe la Gran Bretagna il primo paese a permetterla.