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Tecnologia

I confini dell'Italia sono mobili

Il progetto 'Italian Limes' mostra tutte le trasformazioni subite nel tempo dai confini italiani.
Studio Folder, foto di Delfino Sisto Legnani

Siamo abituati a pensare l'Europa senza confini grazie al trattato di Schengen, ma i confini esistono ancora, sia sulle carte, che nella realtà che nella politica. Mentre attraversiamo l'emergenza dei migranti che raggiungono l'Europa tramite il Mediterraneo — e molti parlano di chiudere i confini in quella direzione — il team di Italian Limes, un progetto dello Studio Folder di Milano, ha deciso di concentrarsi sui confini terrestri italiani per dimostrare che neanche questi sono così stabili. Il team ha posizionato dei sensori sul ghiacciaio di Similaun che si trova tra Italia e Austria per mappare il suo spostamento e di conseguenza quello del confine tra le due nazioni. Da questo esperimento è stata tratta un'installazione che consente di verificare in tempo reale l'andamento del confine. Ciò ha permesso di restituire un'immagine tangibile del cambiamento climatico che di solito è percepibile solo in luoghi lontani dalla nostra esperienza quotidiana e su scale temporali prolungate.

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Nel 2016, abbiamo seguito il team nella loro missione sulle alpi, da tutta l'esperienza verrà tratto un libro che include, oltre alla documentazione del progetto, i contribuiti di diversi esperti che ne esplorano le tematiche dal punto di vista teorico per capire qual è la relazione tra natura e costruzioni politiche e legali. Sono andato nello Studio Folder a discuterne con un membro del team, Marco Ferrari, e l'editor del libro in lavorazione, Andrea Bagnato.

Uno dei sensori posizionati da Italian Limes. Studio Folder, foto di Delfino Sisto Legnani

"Dal punto di vista cartografico, il confine è una linea che viene disegnata sulla carta ma fisicamente è costituito da una serie di punti. Sui territori particolarmente remoti delle Alpi, la distanza tra i punti presi come riferimento può essere anche di decine chilometri. Per questo si è stabilito che il confine terrestre italiano corrisponde alla linea displuviale che può coincidere con una cresta rocciosa, una sella o un elemento naturale che divide le acque di due bacini differenti." Ma cosa succede quando questa linea è posizionata su un ghiacciaio di cui il cambiamento climatico modifica forma ed estensione?

"Di fatto, tutti i confini sono mobili, la terra muta. Ad esempio, ci sono confini che sono in mezzo a fiumi che si muovono costantemente. In passato i ghiacciai si scioglievano d'estate e si riformavano d'inverno. Con il cambiamento climatico, la loro forma cambia in modo drammatico e permanente, tanto che è possibile constarne il mutamento in 10-15 anni. Se prima si poteva assumere che il confine restasse sempre nella stessa posizione, oggi disponiamo degli strumenti per tenere traccia dei cambiamenti."

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"Nel caso del trattato del confine Austria e Italia, è stata adottata la definizione legale di confine mobile. Secondo quanto aveva sempre fatto la diplomazia internazionale, ogni volta che una nazione cedeva parte del suo territorio a un'altra, riceveva altri territori come compensazione in una sorta di equazione a somma zero, il concetto di confine mobile semplifica il processo diplomatico. Dato che è in corso un processo naturale, si calcola la porzione di territorio che viene ceduta senza compensazioni." Come mi è stato spiegato, in teoria, l'Italia perde più territorio perché, dato che il suo versante si trova a Sud, viene maggiormente colpita dalla modifica dei ghiacciai.

Installazione di Italian Limes. Studio Folder, foto di Delfino Sisto Legnani

Quali conclusioni hanno tratto dal lavoro? "L'attenzione che lo Stato mette alla misurazione dei confini è direttamente proporzionale alla geopolitica di un certo momento storico," mi ha spiegato Andrea Bagnato. "Adesso il confine Italia-Austria ha un importanza relativa, abbiamo il trattato di Schengen, le frontiere sono aperte e i due Stati sono in pace. Ma quando c'era la Guerra Fredda, ad esempio, il confine tra Italia e Jugoslavia era molto più importante e lo Stato spendeva molte risorse per tenerlo sotto controllo e misurarlo con precisione."

Questo progetto ci ha permesso di studiare una situazione pacifica e risolta a livello tecnico, ma sarebbe interessante sperimentare questa tecnica in altre regioni più problematiche," ha continuato Bagnato. "Ci sono Stati con relazioni non amichevoli e pressioni geopolitiche maggiori. È il caso del ghiacciaio che segna il confine tra India e Pakistan o quello in Patagonia tra Cile e Argentina. Il problema nell'esportare il progetto, ad esempio, in Kashmir, è che si tratta una delle zone più militarizzate del pianeta."

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Anche Google Maps testimonia questa confusione, mi ha spiegato Marco Ferrari. "Quando gli inglesi hanno lasciato la zona non hanno finito di disegnare le mappe perché la regione è impervia e remota. Quando si sono dovuti trovare a definire da dove passava veramente il confine sono iniziati i problemi. Sull'Himalaya, i ghiacciai si sciolgono a una velocità anche maggiore di quanto succede sulle Alpi. Così, se controlli Google Maps, trovi otto confini. Vista la tensione tra i due stati è difficile trovare degli accordi.

E per quanto riguarda l'Italia, come siamo arrivati a stabilire i nostri confini? "La definizione dei confini terrestri italiani è partita nel '700 con la Francia e la Svizzera e il processo è proseguito fino agli anni Sessanta," mi ha spiegato Bagnato. "Il concetto di confine mobile viene applicato con la Svizzera e l'Austria con due trattati diversi. Il confine che passa per il Monte Bianco e ci divide dalla Francia viene contestato. Per gli italiani, segue la displuviale anche sulla vetta del Monte Bianco suddividendola a metà. Per i francesi, invece, il loro territorio si estende più a sud proprio in corrispondenza della vetta rendendola completamente francese. Su Google Maps, da qualche anno, il modo in cui viene segnalato il confine ha sollevato molte polemiche."

"Fino agli anni Venti, le Alpi sono state mappate in modo sommario, perché era un'impresa difficile dal punto di vista tecnico. Da un certo punto di vista, la loro mappatura è stata la sfida cartografica più importante del '900. Il fascismo, si è molto interessato alla questione: da un lato, ha proposto le Alpi come luogo importante dell'immaginario della Nazione — il CAI, il Touring Club italiano sono nate in quel periodo — oltre a spingere la retorica delle Alpi come luogo per forgiare gli italiani e come spazio di conquista. Ricordiamo che il fascismo voleva conquistare il Trentino Alto-Adige l'Istria e la Dalmazia."

E qui torniamo alla questione della famosa displuviale "L'Alto-Adige o l'Istria, ad esempio, sono posizionate sotto la linea displuviale," mi ha spiegato Ferrari "l'idea della displuviale è stata utilizzata per giustificare la presa di territori che non avevano nulla di italiano. La storia e la cultura, invece, non se ne sono mai fregati della displuviale: che è un'idea Ottocentesca."

Italian Limes parlerà del suo progetto oggi alle 19:30 al Piano Terra di Milano.