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Tecnologia

Sangue evaporato e crani esplosi: come sono morte davvero le vittime del Vesuvio

Un nuovo studio dell'Università di Napoli ha messo in luce come le vittime di Ercolano siano morte in modo molto peggiore di come credevamo.
Le vittime del Vesuvio di Ercolano. Immagine: Sally V

L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è un evento catastrofico che si è impresso nella memoria collettiva per la morte orribile a cui sono andate incontro le sue vittime e perché la lava ha seppellito gli insediamenti vicini al vulcano e i loro abitanti. Una nuova ricerca pubblicata su PLOS One porta l'orrore di quelle morti a un nuovo livello, un livello in cui si parla letteralmente di carni che scoppiano.

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Guidato da Pier Paolo Petrone, uno scienziato biomedico dell'Università di Napoli, un team di ricercatori ha studiato oltre 100 resti scheletrici delle circa 300 vittime che si sono nascoste nelle rimesse per barche lungo il lungomare di Ercolano, vicino a Pompei. Il team ha concluso che questi sfortunati sono stati colpiti da temperature così intense che il loro sangue si è vaporizzato, e la pressione conseguente del vapore avrebbe fatto esplodere i loro crani.

”In questo studio, presentiamo per la prima volta prove sperimentali convincenti che testimoniano la rapida vaporizzazione dei fluidi corporei e dei tessuti molli delle vittime di Ercolano del 79 d.C., che ha portato alla loro morte per esposizione a calore estremo,” spiegano Petrone e il suo team nel paper. ”Descriviamo le prove dell'esposizione dei corpi al calore estremo fornite dall'esplosione dei crani, come rilevato dalle fratture, che presentano margini simili a quelli delle ossa cremate.”

Crani fratturati. Immagine: P. Petrone et al

Per raggiungere questo risultato, il team ha esaminato i crani con tecniche spettroscopiche avanzate. Questo processo ha isolato i residui di ferro e ossido di ferro all'interno dei crani, che potrebbero essere stati creati da flussi sanguigni cranici evaporati. Questo, combinato con le fratture craniche, porta a supporre che alcune vittime di Ercolano siano state uccise proprio da un aumento di pressione all'interno proprio dei loro crani.

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Queste morti raccapriccianti sono il risultato di una potente nube piroclastica, un'esplosione di gas e rocce fuse, che ha travolto i rifugi delle vittime. Secondo le stime, il materiale emesso avrebbe raggiunto una temperatura compresa tra i 200 e 500° Celsius e avrebbe viaggiato fino a quasi 290 chilometri all'ora.

Immagine: P. Petrone e team.

Per lo meno, le vittime sono morte prima di poter comprendere da cosa erano state colpite. I cadaveri sembrano ”congelati,” secondo Petrone e il suo team : ”La mancanza di reazioni volontarie, di gesti per proteggersi o di segnali di agonia indicano che ogni attività vitale deve essersi fermata in un tempo più breve del tempo di reazione cosciente, uno stato conosciuto come shock fulminante.”

I ricercatori sperano che la ricostruzione di queste orribili morti possa aiutare a fare comprendere la devastazione del 79 d.C. Ma sottolineano anche come tre milioni di persone vivano ancora nella zona a rischio del vulcano, e avvertono dello ”scenario ad alto rischio” rappresentato da un'altra eventuale eruzione dal Vesuvio — rischio che resta alto anche se la gente dovesse rifugiarsi negli edifici.

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”Le prove degli effetti termici e meccanici registrati su persone e strutture a causa delle eruzioni del Vesuvio sono informazioni chiave che dovrebbero essere utilizzate dalla Protezione Civile [e da altri servizi di emergenza] per produrre piani di evacuazione per un numero maggiore di residenti, non solo le 700.000 persone che vivono nei comuni intorno al Vesuvio, come stabilito dall'attuale piano di evacuazione,” mi ha spiegato Petrone via mail.

”Questa è stata e resta ancora una grande questione senza risposta, anche se in questi ultimi due decenni sono stati pubblicati molti studi su questo argomento, derivati da indagini sul campo ed esami in laboratorio.”

Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.