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Tecnologia

La tecnologia ci sta rendendo tutti più squallidi?

Esattamente come qualsiasi altra innovazione tecnologica, anche Tinder sta suscitando molta preoccupazione.

L'estate scorsa, Vanity Fair ha pubblicato un pezzo che definiva la app per incontri Tinder un catalizzatore dell' "apocalisse degli appuntamenti." Dopo poco, la AIDS Healthcare Foundation—nota amante del terrorismo spicciolo—ha lanciato una campagna di immagini che associavano l'uso di Tinder alla contrazione di malattie sessualmente trasmissibili. L'assunto è chiaro: in quanto app che fornisce una scorta pressoché illimitata di partner sessuali consenzienti, Tinder ha trasformato i suoi utenti in robot del sesso privi di rimorsi, interessati solo a trovare la prossima scopata (e, a quanto pare, talmente allucinati dagli ormoni da non ricordarsi come si infila un preservativo).

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Il fascino di un argomento tanto semplice è indubbiamente facile da cogliere e magari è proprio per questo che si ripresenta ogni volta che spunta una qualche tecnologia legata al sesso.

Dieci anni fa, Pornified di Pamela Paul sosteneva che l'allora nascente industria del porno online stesse rovinando la nostra capacità di avere relazioni serie soddisfacenti. Più o meno nello stesso periodo, Ariel Levy era similmente convinta che la cultura sempre più volgare avesse creato una generazione di "porche scioviniste." Inoltre, solo due anni prima che Vanity Fair puntasse il suo dito contro Tinder, la rivista era altrettanto preoccupata dal nefando potere del sexting via social media.

Come cultura, tendiamo a farci terrorizzare dagli aspetti della tecnologia e della sessualità che percepiamo come potenziale minaccia alla nostra umanità. I social media e gli smartphone, ci viene detto, ci stanno privando nella nostra capacità di formare genuini legami con altri esseri umani—per non parlare di computer, televisione, telefoni, tutte fonti d'ispirazione per diversi gradi di paranoia tecnologica.

Di conseguenza, un accesso illimitato al sesso ci trasformerà in babbei superficiali costantemente in cerca di piacere e incapaci di affrontare la vera intimità. Quando poi tecnologia e sesso si incontrano, non possiamo fare a meno di pensare che causeranno disastri irreparabili—partendo ovviamente dal presupposto che fare un sacco di sesso con un sacco di persone diverse sia la vostra definizione di disastro.

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Eppure, la nostra convinzione si basa molto di più sull'istinto che sui fatti. "Sappiamo" che una app dotata del potenziale per scatenare un baccanale di sesso senza freni con perfetti sconosciuti è in grado di risvegliare la nostra parte peggiore, così ci convinciamo di vederne gli effetti anche quando non sono davvero lì.

Anche se siamo—in un certo senso—più promiscui di una volta, non esiste un modo per capire se Tinder (o il sexting, o il porno online, o qualsiasi altra forma di tecnologia) sia davvero la radice di ogni male. Come mi ha detto via mail la Dottoressa Debby Herbenick, esperta di salute sessuale affiliata al Kinsey Institute, "Non c'è un modo vero e proprio per calcolare l'impatto che ha avuto la 'tecnologia' sul [numero] di partner sessuali… perché ci sono molti altri aspetti coinvolti che sono in continuo cambiamento."

Se è vero che gli smartphone hanno favorito il sexting discreto e facile e che le app di incontri hanno facilitato il sesso su richiesta, sono cambiati anche altri fattori nelle nostre vite quotidiane. Quale di questi potrebbe influenzare il nostro comportamento sessuale? Herbenick parla di come sono cambiati il nostro modo di viaggiare, la struttura delle relazioni, i dati demografici della popolazione e la salute pubblica—tutti fattori che potrebbero condizionare il nostro modo di rapportarci al sesso, in perenne evoluzione.

Mettere in contatto gli utenti con un ampio numero di potenziali partner non significa automaticamente sesso libero per tutti

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Per esempio: considerato che l'età media a cui ci si sposa oggi è aumentata, sia per gli uomini che per le donne (dai tre ai quattro anni rispetto al 1990), non sorprende che il numero di partner sessuali che abbiamo sia cresciuto a sua volta. Più tempo da single può tradursi in più tempo sulla piazza, specialmente quando i costumi sociali sono più rilassati e liberali (i cambiamenti nei dati demografici di cui sopra). Ma dato che esaminare in modo isolato qualsiasi di questi fattori è molto difficile, arrivare a una conclusione definitiva su quale sia il reale effetto di ognuno di essi è praticamente impossibile.

Il che non significa che la tecnologia o i cambiamenti sociali non abbiano un effetto diretto sul nostro comportamento sessuale. Il punto è che è possibile formulare una correlazione evidente quando questi cambiamenti sono direttamente collegati all'atto sessuale, anziché all'idea vaga di poter avere un maggior numero di partner. Come i fondatori della app per lesbiche Her sanno fin troppo bene, mettere in contatto gli utenti con un ampio numero di potenziali partner non significa automaticamente sesso libero per tutti. In genere, chi vuole davvero assicurarsi una lunga sfilza di partner sessuali semi-sconosciuti sa farlo con o senza uno smartphone (vedi: rimorchiate al bar); e quelli più inclini alla monogamia non si tramuteranno in tanti Don Giovanni dalla sera alla mattina solo perché hanno improvvisamente scoperto che c'è più di una persona al mondo interessata a fare sesso con loro.

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Ma quando sono i rischi reali associati al sesso a cambiare, è tutta un'altra faccenda. È innegabile che l'invenzione della pillola anticoncezionale, che ha dato alle donne il controllo sulla propria fertilità e la possibilità di affrontare il sesso senza la paura di una gravidanza indesiderata, abbia avuto delle conseguenze sulle abitudini sessuali della categoria. Dall'altro lato dello spettro, il panico da HIV degli anni Ottanta e Novanta, che ha trasformato il sesso occasionale in un'attività molto più spaventosa agli occhi di molte persone, ha avuto un effetto negativo sulla libertà sessuale guadagnata negli anni Settanta.

Anzi, se dovessimo davvero stabilire quale tecnologia legata al sesso abbia effettivamente favorito la "cultura del sesso occasionale" lamentata nell'ultimo decennio, dovremmo guardare alle cure e ai medicinali che hanno trasformato l'HIV da sentenza di morte a condizione cronica più o meno gestibile. Come gli antibiotici e i metodi contraccettivi di metà secolo hanno dato la spinta alla rivoluzione sessuale, le cure più efficaci contro l'HIV (oltre al Gardasil e ai preservativi) potrebbero incoraggiare un comportamento più libertino grazie al fatto che promuovono un'idea del sesso più rassicurante rispetto al panico degli anni Novanta—ma, chiaramente, questo argomento non è adatto agli avvincenti articoli di Vanity Fair.

Ovviamente, tutto questo non significa che Tinder, il sexting, il porno online o qualsiasi altro libidinoso progresso tecnologico in arrivo non condizionino le abitudini sessuali di nessuno. È però molto più probabile che questi effetti si manifestino a livello individuale, anziché sociale.

"Ciò che noto con i miei studenti è che certe cose—per esempio Tinder o Grindr—hanno condizionato il comportamento sessuale in modo radicale solo per un gruppo estremamente ristretto di persone, mentre per la maggior parte di loro l'impatto è stato pari a zero," dice Harbenick. "Si può parlare di un effetto, quindi? Certo, per una piccola percentuale di persone, in determinati casi. Un effetto su larga scala? Improbabile."

Una manciata di aneddoti su qualche utente di Tinder che ha contratto la clamidia sarà anche sufficiente per scrivere un articolo su una presunta tendenza sociale denso di isterismi. Ma non confondiamo la cosa con il vero significato di tendenza sociale.