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Tecnologia

La scoperta dell'Homo Naledi cambierà la teoria dell'evoluzione?

Secondo i ricercatori questi fossili “antropomorfi” costituiscono la scoperta di una nuova specie che potrebbe rivoluzionare le nostre convinzioni sull’evoluzione umana, anche se molti restano ancora scettici.

Una scoperta senza precedenti: 15 scheletri parziali dissotterrati dalle profondità di una grotta in Sud Africa. Battezzati homo naledi, secondo i ricercatori questi fossili "antropomorfi" costituiscono la scoperta di una nuova specie che potrebbe rivoluzionare le nostre convinzioni sull'evoluzione umana, anche se molti restano ancora scettici.

In uno studio pubblicato ieri su eLife, i ricercatori hanno descritto il rinvenimento degli scheletri appartenuti a individui di entrambi i sessi e differenti età all'interno della caverna Rising Star nella culla dell'umanità, luogo che ha già prodotto una grande quantità di fossili di ominidi (il gruppo che racchiude la specie umana moderna, quanto quelle estinte e i loro antenati) in Sud Africa.

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"Durante gli scavi, che non si sono prolungati più di tanto, il nostro team ha scoperto una collezione estesa di 1550 campioni di ominidi, trovando più ossa dello stesso tipo sino a coprire quasi tutto lo scheletro" scrivono i ricercatori.

"Con più copie di quasi ogni osso dello scheletro, h. naledi è praticamente il fossile meglio conosciuto della nostra linea di discendenza", ha dichiarato in un comunicato stampa Lee Berger, un paleoantropologo della University of Witwatersrand di Johannesburg che ha guidato la spedizione.

Le dimensioni delle ossa fanno pensare a un miscuglio tra le caratteristiche di antichi esseri scimmieschi e quelle dell'uomo moderno: h. naledi possiede infatti gambe e piedi che somigliano in modo incredibile a quelli umani, un cervello piccolo, denti semplici e mani con le dita ricurve—in grado di costruire utensili basilari. I maschi sono alti circa 1,5m, mentre le femmine si aggirano sui 1,45m. La scoperta sensazionale—che Berger, in un video su YouTube descrive come "una cosa mai vista prima negli archivi fossili"—è stata fatta per la prima volta a ottobre 2013 in una spedizione finanziata dal National Geographic.

Mentre i ricercatori sostengono di aver scoperto una nuova specie umana, altri membri della comunità paleontologica dicono che l'articolo manca delle prove sufficienti per sostenere la loro ipotesi.

"Se guardate attentamente ai dati che sono stati pubblicati, vedrete che non giustificano davvero l'ipotesi di una nuova specie," mi ha detto Christoph Zollikofer, un paleoantropologo all'università di Zurigo. "Inoltre, non c'è datazione geologica."

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"Questa scoperta è fantastica."

Dato che non è stata attribuita una datazione geologica precisa alle ossa, alcuni ritengono che l'homo naledi possa fare parte del gruppo homo erectus—che girovagava nel sud dell'Africa circa 1.9 milioni di anni fa.

"Sappiamo un bel po' di cose sull'homo erectus, e ciò che vediamo sul sito di Dinaledi coincide bene con le variazioni viste nei primi homo erectus," ha detto Zollikofer.

Se da un lato non ci sono fatti concreti a prova del fatto che h. naledi sia una una specie umana o un esemplare di homo erectus, Berger ha dichiarato in un report su New Scientist che il bacino dell'h. naledi e le sue spalle fanno pensare che possa appartenere all' "Australopithecus, che fece la sua comparsa in Africa circa quattro milioni di anni fa." Eppure, i suoi piedi simili a quelli umani lo spostano verso la specie umana, che "è comparsa solo 200,000 anni fa."

Sebbene l'età precisa di h. naledi e la sua discendenza siano ancora un mistero, la faccenda resta una scoperta epica.

"Questo ritrovamento è incredibile," ha detto Zollikofer. "Noi paleoantropologi esultiamo per ogni singolo campione rinvenuto, perché sono incredibilmente rari e trovarli in grandi quantità—più di uno per singolo sito—è a dir poco fantastico."