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Tecnologia

Guarda i video di Nasim Aghdam, l'attivista che ha tentato la strage nella sede di YouTube

Non sai mai bene cosa aspettarti quando vai a scavare nel passato di un attentatore.
Immagine: grab via YouTube

Non sai mai bene cosa aspettarti quando vai a scavare nel passato degli attentatori. E durante le ore successive alla sparatoria nella sede di YouTube, in California, molti sono rimasti stupiti di ciò che hanno trovato nel passato della 39enne Nasim Aghdam.

Si definiva "atleta, artista, comica, poeta, modella, attrice, cantante, regista, produttrice". Era anche, e forse soprattutto, una youtuber e un’attivista, vegana e animalista. Viveva negli Stati Uniti dal 1996 ma grazie ai suoi video in persiano era diventata una piccola celebrità in Iran, dove era nata. Prima di ferire tre persone e suicidarsi, Aghdam ha lasciato dietro di sé una quantità imponente di foto e video: aveva almeno quattro canali YouTube in tre lingue diverse (iraniano, turco, inglese), un account Dailymotion, due profili Instagram, una pagina Facebook, un sito personale. Tutto materiale oscurato dalle piattaforme ma già in parte riemerso su account di altri.

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Grab dal suo sito.

Viene da pensare che Aghdam fosse un tipo poco riservato. Altroché: in tutto quel materiale, per quel che sono riuscito a vedere o di cui ho letto, non sembravano esserci ricordi, momenti di vita familiare o personale, comparsate di amici. Qualche immagine da manifestazioni per i diritti degli animali, ecco. Ma le foto erano comunque tutte in posa e i video girati secondo una sceneggiatura.

In altre parole, quello che resta di Aghdam non è casuale o privato: era il suo lavoro e la sua attività politica. A giudicare da com’è andata a finire, era la sua vita. Alcune testate l’hanno definita una “bizzarra” vita online; probabilmente, le parole più precise per definire lo stile di Aghdam (non le sue battaglie ideologiche) sono “kitsch” e “trash”. Le due categorie si sovrappongono: un certo grado di pacchianeria in Aghdam era voluto, ma anche quando le intenzioni erano dichiaratamente comiche, la realizzazione sembra davvero troppo scarsa per immaginarla consapevole. D’altra parte, la si può anche guardare come l’estetica di chi non si voleva piegare alla povertà di mezzi, e continuava a sognare in grande, o almeno in poligoni.

Era orgogliosa di aver totalizzato centinaia di migliaia di visualizzazioni e decine di migliaia di follower senza “trucchetti”, cioè senza pagare o usare profili fasulli, e di aver realizzato i propri video interamente da sola. In effetti, se in uno sketch o un balletto compaiono più persone, è Aghdam moltiplicata in post-produzione; se in un’animazione parlano diversi personaggi, unica doppiatrice è lei.

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Di seguito, una carrellata di scenette riprese dai suoi canali. La maggior parte dei contenuti è in persiano, lingua che non conosco, quindi ammetto che potrebbe essermi sfuggito qualcosa. Ho scritto a un mio amico iraniano per chiedere aiuto ma non mi ha ancora risposto. Con discreta approssimazione, comunque, e considerando i materiali in inglese, il tema fondamentale resta la battaglia in nome dello stile di vita vegano, contro la crudeltà del carnivorismo.

I balletti sono la summa del personaggio di Nasim Aghdam: costumi appariscenti, parrucche, colori innaturali e discreta fantasia – se così possiamo chiamarla – nella scelta degli sfondi. Nel video qui sopra, si alternano ambientazioni da fantascienza, o almeno da vecchio screen saver; tessuti arabescati; foto di scoiattoli; sfondi fluo a tinta unita; rendering 3d di colonne neoclassiche. A descriverlo, sembra un misto tra una vecchia puntata di Brand: New su Mtv, un videoclip di Bugo o Pop X, una grafica vaporwave. Ma è tutto troppo terribile: il montaggio, l’espressività di Aghdami, la neve in sovrimpressione alla fine, e l’uso approssimativo dello stesso green screen.

Molti dei video di Aghdam sono parodie di canzoni famose, spesso iraniane o turche. Il video qui sopra invece riprende Blank Space, di Taylor Swift, e la riscrive come un attacco alla crudeltà della dieta carnivora. La musichetta non c’entra niente col pezzo originale, e Aghdam canta in modo atroce, ma quel che vale la pena di notare è altro: si tratta del video con la panoramica più completa sulla casa dove sono stati girati tutti i video. Lo si capisce dal mobile al minuto 1:11 – un comprimario che ritroveremo spesso nei video di Aghdam, insieme ai due buchi nel muro che si intravedono a sinistra, attraverso il petalo in computer grafica.

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A quanto ha raccontato il fratello, Nasim negli ultimi tempi viveva dalla nonna. La casa del video è una villetta a due piani con giardino, arredata con un gusto poco contemporaneo. Aleggia qualcosa di farlocco, di disabitato, in questo posto. Senza offesa per la nonna, sembra il set di un film porno.

Altra parodia difficile da digerire è quella di What do you mean, di Justin Bieber, che diventa What do you eat: da “Cosa intendi” a “Cosa mangi”. Se nel video originale c’è Bieber che canta davanti a un murales con scritto Hope, speranza, Aghdam colora lo sfondo a caso in Paint e poi scrive No Hope, con un carattere che sembra grondare sangue o liquami.

Elemento ricorrente sono anche i travestimenti da animali. Qui sopra, lei che balla con se stessa mascherata da pollo. Nella parodia di Taylor Swift più su, avrete notato la stessa maschera su un piatto, poi lei che balla vestita da mucca, e poi lei che balla vestita da mucca MA con una maschera da maiale. Non c’era limite alle combinazioni.

Questo sembra un noioso video di esercizi a corpo libero. In realtà, è un noioso video di esercizi a corpo libero estremamente importante per la vicenda di Nasim Aghdam. YouTube aveva applicato a questa sessione di workout un filtro “vietato ai minori” e Aghdam si era lamentata coi responsabili, perché secondo lei non c’era nulla di sconveniente o sensuale, ma la sua richiesta era caduta nel vuoto. In seguito, aveva detto apertamente di essersi sentita discriminata da YouTube, che permette il caricamento senza filtri di video ben più sexy da parte di star come Miley Cyrus o Nicki Minaj.

Inoltre, il canale era stato demonetizzato dalla piattaforma e le visualizzazioni erano fortemente diminuite, una cosa che Aghdam aveva vissuto come una vera e propria violazione della sua libertà di parola. In un video sarcastico, consigliava gli aspiranti youtuber: “Più video stupidi fai, più avrai successo. Specialmente video che promuovano la stupidità e la degenerazione sessuale. Non parlare mai di moralità o umanità. Mai parlare dei tuoi valori, altrimenti sarai discriminata e censurata. La crescita dei tuoi contenuti su YouTube non è nelle tue mani: dipende tutto da chi controlla il tuo canale”.

Tornando al video degli addominali: sulla destra, potete intravedere il solito mobile, e al centro i due buchi bianchi nel muro.

Ma cosa sono, quei buchi bianchi? Ce lo rivela questa compilation, intorno al minuto 1:30. Sulla destra c’è Il Mobile e dietro alle ginocchia di Aghdam, quando si siede, una presa di corrente: evidentemente, la parete blu era il green screen di Aghdam, ma la presa non poteva essere ridipinta. Nel resto del video, che dura 15 minuti, potete divertirvi a ritrovare Il Mobile e I Buchi tutte le volte che volete. Insieme a quelli: tutine anni ’80, glitch che creano gradini inesistenti, sfondi disegnati in spregio a ogni senso della prospettiva, e un ultimo minuto in mare aperto, con un dialogo tra Aghdam e uno squalo 3D.