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Tecnologia

Fermi tutti: per una volta Luigi Di Maio ha detto una cosa sensata

Durante l'Internet Day il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha dichiarato che si opporrà con tutto ciò che è in suo potere alla nuova riforma del copyright del Parlamento Europeo.
Immagine: Shutterstock

Questa mattina la Camera dei Deputati ha ospitato la prima sessione di interventi dell'Internet Day organizzato da Agenzia Italia dove si stanno alternando sul palco alcune tra le personalità più rilevanti del mondo digitale italiano.

Tra gli altri è intervenuto anche il Vicepresidente del Consiglio e Ministro Del Lavoro Luigi Di Maio. Il suo intervento, consultabile per intero su Il Blog delle Stelle del Movimento 5 Stelle, ha evidenziato una presa di posizione forte e netta nei confronti di alcuni articoli della nuova direttiva europea sul copyright, "È inaccettabile," ha detto, "E come governo ci opporremo. Faremo tutto quello che è in nostro potere per contrastare la direttiva al Parlamento europeo e qualora dovesse passare così com’è, dovremo fare una seria riflessione a livello nazionale sulla possibilità o meno di recepirla."

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La nuova riforma, pensata per aggiornare le normative europee sul copyright all'era digitale, include infatti due articoli fortemente controversi. Il primo, l'11, prevede l'istituzione di una Link Tax: in pratica, Google, Facebook, Twitter e Pinterest dovranno pagare una tassa ai publisher di notizie per poter utilizzare sulle proprie piattaforme gli 'snippet' di titolo, thumbnail e descrizione inclusi nei loro articoli.

Il secondo il 13, invece, prevede l'istituzione dei cosiddetti Upload Filter: qualunque piattaforma digitale che ospiti grandi quantità di contenuti multimediali e dia la possibilità ai suoi utenti di caricare questi contenuti dovrà aderire a un database condiviso dei contenuti coperti da copyright e implementare un sistema di verifica per i contenuti che vengono caricati; in pratica, posti una foto su Facebook, il sistema la mette a confronto con il database, se non contiene elementi coperti da copyright viene pubblicata, altrimenti si verifica se l'utente ha il diritto di usare quel contenuto e se non ce l'ha l'immagine non viene pubblicata.

In questo momento la nuova direttiva è stato approvata dal Comitato Affari Legali del Parlamento Europeo e la prossima settimana verrà sottoposta al voto della plenaria del Parlamento Europeo. Proprio per questo motivo, le dichiarazioni di Di Maio arrivano in un momento particolarmente delicato in cui gli equilibri diplomatici dell'europarlamento non sono ancora ben definiti e ancora fortemente mutevoli, come dimostrano i pronostici — errati — del voto in Commissione Affari Legali che davano un'approvazione risicata della riforma (13 a 12), quando si è poi rivelata abbastanza netta (15 a 10).

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Secondo Di Maio, "Internet dev’essere mantenuta libera, indipendente, al servizio dei cittadini," ha spiegato durante il suo intervento, "Nessuno può permettersi di fare azioni di censura preventiva, nemmeno se quel qualcuno si chiama Commissione europea."

Le dichiarazioni di Di Maio, per quanto facilmente allineate alla posizione del Movimento 5 Stelle rispetto all'Unione Europea e per questo sfruttate in parte propagandistica, segnano un cambio di ritmo (perlomeno nelle parole) piuttosto netto rispetto ai precedenti governi, "Questo provvedimento, contro il buon senso, ci riporterebbe indietro di vent’anni e consentirebbe di concentrare il potere nelle mani di poche persone," ha continuato.

I precedenti governi non si erano spesi eccessivamente nella salvaguardia di internet e dei suoi valori, tanto che nel settembre dello scorso anno era stata votata alla Camera una relazione che suggeriva l'implementazione di un sistemi di filtraggio automatico dei contenuti per bloccare il fenomeno della contraffazione sul web — praticamente gli upload filter.

Nonostante la presa di posizione incoraggiante, però, quelle di Di Maio restano parole che non hanno ancora trovato seguito nei fatti: il contratto di governo accordato tra Lega e Movimento 5 Stelle, infatti, manca di innumerevoli aspetti fondamentali relativi alla politica digitale (dalle misure di contrasto alla sorveglianza, fino a un dietro front sull'assurda posizione italiana in merito alla data retention, passando per la svendita dei dati sanitari italiani a IBM) e, non ironicamente, lo stesso contratto di governo è stato votato attraverso Rousseau, un sistema di democrazia diretta completamente inadatto a svolgere questo compito e pienissimo di seri problemi di privacy e sicurezza che mettono a repentaglio la democraticità stessa del voto.

Resta anche da chiedersi perché Di Maio non si sia pronunciato in merito alla questione prima del voto del Comitato Affari Legali e non abbia incoraggiato gli europarlamentari italiani a opporsi agli articoli 11 e 13. Non è difficile riconoscere quanto i valori rappresentati da questa battaglia siano affini a quelli spesso sbandierati dal Movimento 5 Stelle nelle sue campagne di propaganda, e queste premessa rende indispensabile questionare l'impegno reale del governo a contrastare la normativa e mantenere il livello di attenzione a riguardo alto, tanto più se si prende nota che prima di oggi Luigi Di Maio non si era mai pronunciato riguarda la questione, benché sia in ballo — come da lui sottolineato — da più di due anni.

Allo stesso tempo, però, è altrettanto necessario riconoscere la chiarezza e il netto cambio di direzione nell'approccio alle politiche di internet governance da parte dell'Italia, e sperare che — almeno in questo aspetto, perché sugli altri stiamo sfiorando baratri imperscrutabili — queste dichiarazioni inaugurino una stagione di politiche digitali virtuosa e rispettosa dei diritti dei singoli e della collettività, specie quando si tratta dell'accesso a internet e alle informazioni che ospita.

La prossima settimana gli articoli 11 e 13 verranno votati dalla plenaria del Parlamento Europeo: scrivi ai tuoi europarlamentari e chiedigli di votare no.

Segui Federico su Twitter: @nejrottif