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Perché l'Italia non si libererà mai delle cimici asiatiche

Abbiamo chiesto a un esperto cosa dobbiamo aspettarci dall'invasione di cimici asiatiche nel nostro paese.
cimice asiatica
Immagine: Screngrab via YouTube.

Aggiornamento del 17 ottobre 2018: Il caldo anomalo del 2018 sta favorendo una nuova invasione della “cimice marmorata asiatica” in Italia. Gli insetti depositano le uova almeno due volte all'anno con 300-400 esemplari alla volta e danneggiano anche il 40% dei raccolti. Il tutto a causa del cambiamento climatico — secondo un nuovo comunicato diffuso da Coldiretti.

Tra le colture più danneggiate ci sono la soia, mais, pere, mele, pesche e kiwi. Secondo Coldiretti, quest'anno la situazione è drammatica soprattutto in Veneto, tra Padova, Rovigo, Treviso e Venezia, in Emilia Romagna, tra Modena, Ferrara e Bologna, in Lombardia a Bergamo, Brescia, Mantova, Varese, Milano e Lodi, in Piemonte nelle provincie di Novara, Vercelli e Torino.

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Nella nostra redazione ci occupiamo quotidianamente di argomenti terrificanti: come il possibile scoppio di una guerra nucleare, l'impatto di meteoriti con la Terra, di apocalissi zombie o di un probabile futuro in cui l'umanità verrà soggiogata dalle Intelligenze Artificiali. Poche notizie, però, ci hanno terrorizzato come l'invasione di una nuova specie di cimici asiatiche in Italia.

L' Halyomorpha halys, proprio come le sue parenti nostrane, non è pericolosa per l'uomo; tuttavia, il suo odore non ci risulta gradito. Non siamo gli unici ad esserne terrorizzati: l'anno scorso, ad esempio, a Novara, un automobilista ha causato un incidente capottandosi con l'auto proprio perché aveva trovato una cimice nell'abitacolo.

Ho provato a documentarmi sul tema, ma dopo essermi imbattuto in una serie di immagini apocalittiche che immortalano pareti di case del Friuli ricoperte da questi sgradevoli insetti, sono stato preso dal panico e ho deciso di contattare un esperto per capire quanto dobbiamo preoccuparci.

Ho parlato con Lara Maistrello, entomologa dell'Università di Modena e Reggio Emilia autrice di sei dei ventisette articoli del numero di settembre del Journal of Pest Science dedicato esclusivamente all'invasione delle cimici asiatiche, quindi una persona assolutamente sul pezzo.

La nostra conversazione è stata editata per motivi di chiarezza e di spazio.

Uno dei video che documenta l'invasione.

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Motherboard: Come si è svolta l'invasione della cimice asiatica?
Lara Maistrello: Vent'anni fa, la stessa specie ha invaso gli Stati Uniti causando danni per 40 milioni di dollari alle colture di pesche e mele. In Italia è presente dal 2012: prima si è insediata in Emilia-Romagna — uno dei luoghi in cui si produce ed esporta la maggior parte dei prodotti agricoli del paese e dove i primi danno sono stati rilevati nel 2014 —, si è poi diffusa in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia. Gli altri paesi europei interessati per ora escludono solo il Nord Europa. Si tratta di un fenomeno preoccupante a livello europeo e mondiale.

Le cimici viaggiano con l'uomo all'interno dei camion e dei container con qualsiasi merce. In autunno, cercano dei posti dove svernare e ogni spazio non umido fa al caso loro. Ultimamente, è stato rilevato il primo caso di cimice asiatica in Cile, da dove arriva? Ormai, con la globalizzazione, potrebbe arrivare dall'Asia (la loro terra d'origine), tanto quanto dagli Stati Uniti o dall'Europa. Possiamo dire che ci troviamo di fronte a uno degli effetti collaterali della globalizzazione.

"Anche noi siamo untori a nostra volta."

Per questo motivo, faccio appello alle persone che risiedono in Italia di segnalarmi le cimici che scoprono. Grazie ai test sui campioni di DNA, ho mappato la provenienza delle cimici che ci hanno raggiunto. Ho scoperto che, in Italia, ci sono continui nuovi arrivi, tanto da varie zone dell'Asia che dagli Stati Uniti. Inoltre, le popolazioni del Veneto sono diverse da quelle del Piemonte o dell'Emilia Romagna.

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L'aspetto rilevante è che anche noi, a nostra volta, siamo untori. Ho ricevuto segnalazioni dalla Nuova Zelanda e dall'Australia di merci giunte dall'Italia che devono essere sottoposte a disinfestazione, un altro grosso problema perché questi costi ricadono sulle aziende italiane che esportano.

Altro video inquietante a tema cimici.

Cosa mi dice delle case del Friuli invase dalle cimici? Cosa possono fare i loro abitanti?Le immagini del Friuli hanno stupito persino i miei colleghi americani che non avevano mai visto nulla del genere. Le cimici si introducono in casa per svernare cercano dei posti tranquilli per entrare in una sorta di letargo. La loro concentrazione così elevata da quelle parti è dovuta alla struttura del paesaggio: in Friuli ci sono pochi edifici in mezzo ad ampi spazi di campagna, quindi gli animali si vanno a rifugiare proprio all'interno di quei pochi edifici disponibili.

In realtà, oltre a fare un po' di puzza, non causano problemi particolari. Per questo, non ha molto senso tentare di contrastarle con degli insetticidi perché l'effetto è limitato nel tempo ma il potenziale di inquinamento è notevole. Il rimedio migliore è recuperare le cimici magari con un aspirapolvere e poi annegarle all'interno di una soluzione di acqua e sapone. Dopo di che, si recuperano le cimici con un colino e si buttano via nell'umido. Sconsiglio fortemente di tentare di annegarle nel water, possono anche sopravvivere ed è un enorme spreco d'acqua.

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"Prima dell'arrivo di questa specie, le nostre produzioni erano riuscite a ridurre i trattamenti chimici al minimo."

E invece per quanto riguarda i danni alle coltivazioni?
È lì che sta il vero danno. Le cimici asiatiche, infatti, si nutrono di qualsiasi cosa produca frutti e semi. In particolare adorano pere, pesche, kiwi, mele, albicocche, il mais, la soia, il girasole, le nocciole, le olive e gli agrumi — questi ultimi due tipi di colture potrebbero rivelarsi particolarmente a rischio nei prossimi anni, vista la progressiva diffusione delle cimici verso il Centro e il Sud Italia. Ovviamente, nutrendosi di tutto, questi animali prendono di mira anche le piante spontanee e quelle ornamentali. Si presta attenzione solo alle colture agricole, ma anche riuscendo a tutelarle completamente, le cimici troveranno sempre e comunque del cibo.

Gli insetticidi sono un problema a loro volta. In assenza di prodotti specifici efficaci, i campi vengono sottoposti più volte a trattamenti con prodotti a base di neonicotinoidi , fosforganici, piretroidi, sostanze ad ampio spettro di azione che oltre a non assicurare l'eliminazione totale delle cimici, possono danneggiare anche altre specie come alcuni importanti impollinatori, e gli antagonisti naturali di altri insetti dannosi.

Il vero dramma per l'agricoltura italiana è che l'arrivo della cimice ha rivoluzionato il modo di gestire le colture, come è successo negli Stati Uniti, dove nei frutteti sono arrivati a compiere fino a 14 trattamenti insetticidi per stagione. Prima dell'arrivo di questa specie, le nostre produzioni erano riuscite a ridurre i trattamenti chimici al minimo. Ora, invece, siamo costretti a tornare indietro di 20 anni, ai tempi della lotta chimica "spinta" con trattamenti ripetuti usando insetticidi non selettivi.

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Trappola per cimici.

Esistono altre soluzioni?
Integrare delle reti anti grandine in modo da coprire gli interi frutteti con delle reti protettive anti-cimici ai bordi, chiuse subito dopo l'impollinazione. Certo, qualche esemplare più giovane riesce comunque ad attraversarle ma consentono di ridurre drasticamente il numero di trattamenti necessari a portare a casa un raccolto decente. L'altro vantaggio di queste reti è che sono multifunzionali, quindi, oltre a proteggere dalla grandine impediscono il passaggio di altre specie potenzialmente dannose (uccelli e altri insetti). Per chi si occupa di colture biologiche, mi sembra l'unica opzione disponibile.

È un dramma. Come siamo messi con la ricerca di antagonisti naturali?
Sono state condotte delle ricerche in Asia. Tra le diverse specie di antagonisti naturali (parassitoidi, predatori, patogeni) che nel complesso possono tenere sotto controllo la popolazione della cimice, si è visto che non ci sono dei nemici specie-specifici, cioè specie che prendono di mira solo ed esclusivamente la H. halys.

Quella più efficace è il Trissolcus japonicus, un parassitoide che è in grado di attaccare in campo oltre il 70% delle uova di cimice Asiatica, ma che può attaccare anche le uova di altre cimici. Quindi nulla potrebbe assicurarci che, importandolo dalle nostre parti, non preferisca altre specie. In ogni caso, in Italia, è vietato importare specie aliene, anche se potenzialmente utili per scopi di controllo biologico.

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"Il loro modello di crescita è esponenziale, quindi la loro presenza aumenterà sempre di più nel tempo."

Andando a verificare le potenzialità degli antagonisti naturali presenti in Italia sulla cimice Asiatica, invece, le indagini in campo che abbiamo svolto in Emilia in tre anni hanno dimostrato una presenza esigua di parassitoidi "indigeni" e la loro scarsa efficacia, come nel caso del generalista Anastatus bifasciatus.

In passato, da una ricerca pubblicata dal Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, era emerso che il parassitoide Ooencyrtus telenomicida aveva una discreta capacità di delle uova della cimice asiatica (35%), superiore a quella di altre specie di parassitoidi italiani usati nelle prove. La notizia ha generato delle speranze. Ma questo studio era riferito a prove di laboratorio in cui alle femmine venivano date solo uova della cimice Asiatica, senza la possibilità di scegliere tra uova di diverse specie di potenziali ospiti.

POTREBBE ANDARE PEGGIO, POTREBBE TRATTARSI DI CIMICI CYBORG:

Bisogna poi ricordare che la O. telenomicida è una specie generalista e iperparassitoide, quindi, è in grado di usare come ospiti le uova di diverse specie, tra cui anche quelle di specie che sono a loro volta parassitoidi di altre specie dannose. Quindi, bisognerebbe valutare da un lato l'effettivo impatto che questo potrebbe avere sulla popolazione della cimice Asiatica in condizioni di campo (considerate le potenzialità biologiche dimostrate in Italia) e dall'altro quali conseguenze potrebbero avere lanci massali di questa specie sugli equilibri dell'ecosistema.

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D'altra parte sono in corso diverse ricerche anche sul versante dei predatori indigeni e, intanto, si sono ottenuti risultati molto interessanti con una specie di formiche estremamente comune nei frutteti, la Crematogaster scutellaris: da prove di laboratorio si è visto che trascura le uova delle cimici, mentre preda assai efficacemente gli stadi giovanili più piccoli e attacca in branco gli quelli più grandi.

Quanto dobbiamo preoccuparci? La situazione può peggiorare?
Non siamo ancora arrivati al peggio. Da quanto abbiamo osservato, di solito, i danni da cimice Asiatica iniziano a manifestarsi a tre/cinque anni di distanza dai primi avvistamenti in un nuovo territorio. Il loro modello di crescita è esponenziale, quindi la loro presenza aumenterà sempre di più nel tempo. L'unica variabile che può influenzare la loro ascesa è il fatto che sono molto sensibili al clima.

Se un clima caldo-umido è favorevole per il loro sviluppo, periodi di fresco-piovoso o al contrario di super caldo decimano la loro popolazione. Secondo quanto ci hanno riportato alcuni agricoltori, ad esempio, questa annata in effetti non è stata poi così drammatica per i danni da cimici in Emilia (dove ci sono state diverse ondate di caldo torrido), mentre in altre zone del Nord Italia i danni sono stati decisamente molto seri.

Inoltre, secondo quanto ho rilevato, la loro presenza sta iniziando a farsi sentire al Centro e in alcuni punti limitati del Meridione, sebbene il clima più secco non sia troppo favorevole alla loro proliferazione. L'invasione delle cimici asiatiche, comunque, è partita dal Nord a causa delle rotte commerciali che riguardano il Settentrione.

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Ma quindi non ci libereremo mai di loro?
Esatto, mangiano di tutto e possono abitare ovunque, l'unica cosa che possiamo fare è limitare i danni e rendere questa convivenza forzata la meno disagevole possibile. Al momento, almeno, non esiste un'unica soluzione davvero efficace per tutto, il cosiddetto proiettile d'argento, ma bisogna integrare più strategie per tenerle a bada.

Oltre alle già citate reti per i frutteti, un altro metodo interessante è quello di limitare i trattamenti con insetticidi solo i bordi dei campi, che consente di ottenere risultati utili riducendo parecchio il quantitativo di prodotti usati e quindi anche l'impatto ambientale.

Un poema a tema cimici asiatiche piuttosto strano.

Ci sono dei casi precedenti di invasioni di specie aliene da cui imparare?
Il caso della Metcalfa pruinosa arrivata dagli USA ci insegna che, fino a qualche anno fa, le specie aliene raggiungevano l'Italia dagli Stati Uniti, ora invece dalla Cina. Tutto questo rispecchia in qualche modo l'evoluzione delle tratte commerciali che coinvolgono il nostro paese.

Questa specie era una sorta di cicala minuscola. Gli esemplari si facevano notare perché imbrattavano i vetri delle auto con le loro feci, a base di acqua e zucchero e le abbondanti secrezioni di cera. In quel caso, siamo stati fortunati perché venne individuato un parassitoide specifico, il Neodryinus typhlocybae, che venne importato per il controllo biologico (ai tempi era possibile farlo).

Un altro caso simile a quello delle cimici ha coinvolto il Trentino (ed altre regioni del Nord Italia), con la Drosophila suzukii, un moscerino, sempre di origini asiatiche, che ha preso di mira tutti i piccoli frutti e le ciliegie, causando gravissimi danni alle coltivazioni: anche in quel caso, abbiamo dovuto adeguarci ad una convivenza forzata. Il vero peccato, ripeto, è che prima dell'arrivo di queste specie eravamo realmente riusciti a dirigerci verso un agricoltura più sostenibile.

Quando saluto la dottoressa, mi rendo conto che, in effetti, non abbiamo parlato delle teorie di "adattamento facilitato" che prevedono di introdurre animali geneticamente modificati all'interno di habitat in pericolo per favorirne la preservazione. Forse è questa l'unica via percorribile nel caso delle cimici asiatiche?

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