Le api, come d'altronde quasi tutti gli altri animali selvatici che scappano dalle coltivazioni come i cinghiali o le stesse zanzare, stanno meglio in città che in campagna
E in tutto ciò le mitiche api dove sono finite? Quelle rimaste in campagna muoiono precocemente per via dei farmaci usati in agricoltura e, come se non bastasse, fanno pure fatica a trovare le diverse tipologie di fiori (in campagna ci sono campi sterminati ma coltivati con pochissime varietà di piante). Le altre api, come d'altronde quasi tutti gli altri animali selvatici che scappano dalle coltivazioni come i cinghiali o le stesse zanzare, stanno meglio in città che in campagna: più biodiversità, meno pesticidi nonostante l'inquinamento atmosferico e abbondanza di foraggi tutto l'anno. Incredibile, ma vero.Gli apicoltori urbani hanno documenti di laboratorio che dimostrano tracce di inquinanti ben al di sotto dei valori massimi consentiti per legge.
Mauro Veca si racconta in un minuto: “Ho conosciuto le api a 30 anni: è stato un caso, perché non avevo mai incontrato l’apicoltura all'università. Ho studiato agraria ma in questa facoltà l'apicoltura è considerata solo 'agricoltura marginale' per la poca produzione. Quindi niente studi teorici. Poi un giorno ho avuto una proposta di lavoro dall'Associazione Apicoltori Provincia di Milano, per un'assistenza tecnica per norme igieniche, confezione, produzione, ecc. Ho seguito per un anno il presidente e da quel momento ho capito che sarebbe stato quello il mio lavoro. Quando ho iniziato ho scelto un luogo lontano dalla città per non creare disturbo a nessuno; ho fatto il nomadismo delle api in collina e in montagna, credendo che più si stava lontano dalla zona urbana meglio potevo fare il miele. Invece mi sbagliavo, e sono i dati scientifici a dirlo!”Molta campagna italiana invece è ormai un laboratorio delle multinazionali dell'agricoltura.
Nelle città l'inquinamento è risolvibile in tempi relativamente brevi, basta promuovere una legislatura giusta, inflessibile e veloce per tutelare l'aria che respiriamo. Molta campagna italiana invece è ormai un laboratorio delle multinazionali dell'agricoltura, il loro parco giochi dove sperimentare nuovi prodotti chimici ogni anno. In città poi ci sono molti parchi, viali alberati, serre pubbliche e private con tante piante diverse, mentre in campagna c'è poca biovarietà vegetativa, tutta funzionale al valore di produzione di una o di un'altra singola pianta. Sono scomparse le zone incolte e i campi abbandonati, quelli ricchi di piante spontanee che alle api piacciono tanto. In parole povere: l'agricoltura è diventata industriale, le città si sono trasformate in luoghi sostenibili dove vivono tante persone, le api stanno meglio in città. Il sillogismo contemporaneo.Ormai il miele arriva soprattutto dall'estero (Europa dell'est in maggioranza) e lì la vigilanza non è molto 'sentita'.
Mauro Veca rincara però la dose: “L'inquinamento più pericoloso è tuttavia quello dell'apicoltore disonesto che usa le sostanze chimiche per curare e controllare le api, come antibiotici e acaricidi non autorizzati, che fanno male e possono contaminare il miele. In Italia per fortuna ci sono regole ferree che controllano ogni passo del processo mellifero, ma ormai il miele arriva tanto anche dall'estero (Europa dell'est in maggioranza) e lì la vigilanza non è molto 'sentita'. Ma se pensiamo che quasi i 2/3 del miele nei supermercati è straniero, un po' mi cago sotto!”.In questo caos d'importazione e tutela del consumatore esiste anche un altro mostro: il “miele non miele”, ovvero quello ottenuto solo dall'attività umana con una miscela di zuccheri vegetali.
In questo caos d'importazione e tutela del consumatore esiste anche un altro mostro creato dalla mente perversa dell'uomo, il “miele non miele”, ovvero un miele ottenuto solo dall'attività umana con una miscela di zuccheri vegetali: è un prodotto di sintesi, sembra miele ma non lo è.Per sgamare la sua anima fasulla però ci vogliono analisi precise e costose, quindi nessuno lo fa ed evviva lo statu quo dell'ignoranza. Per fortuna l'italiano ama mangiare 'italiano' e il miele è uno dei prodotti più consumati dentro i confini nazionali. Questo grazie anche a una tradizione nell'apicoltura che ci ha portato a essere tra i più bravi professionisti al mondo in questo settore.Tra un po' ogni città avrà il suo miele, come d'altronde le proprie verdure, la frutta, gli allevamenti di animali.