FYI.

This story is over 5 years old.

News

L’Ordine dei Giornalisti è il mostro finale della burocrazia italiana

Nonostante in molti ne chiedano l'abolizione, l'Ordine dei Giornalisti continua a resistere. Ma che cos'è, a cosa serve, chi ne ha bisogno e perché non esiste giornalista felice di farne parte?

È bello avere certezze. Viviamo in tempi confusi e di transizione, Dio è morto, i miti traballano incerti e distanti e siamo soli, al freddo. Per fortuna c'è l'Ordine dei Giornalisti, l'ente statale nato per coltivare fedelmente ciò che è errato. Fondato da Franz Kafka nel 1925 [citation needed], l'Ordine si trascina da quasi un secolo con un astuto sistema di regole e costrizioni in grado di trasformare la vita di un giornalista o pubblicista (dipendente o freelance) in una lotta quotidiana. Il numero di vittime di questo morboso gioco è ignoto; le conseguenze psicologiche subite dai giornalisti, tragiche (Luca Telese).

Pubblicità

Per l'Ordine  (la cui sigla è OdG, tipo LOL e WTF) il 2014 è stato un anno straordinario: a giugno ha dato il via a una serie di "corsi d'aggiornamento" per giornalisti e pubblicisti, un illuminante ciclo di lezioni sullo stato del mestiere alle quali i membri sono obbligati a partecipare. Dice: vabbè, ma è gratis no? No, a pagamento. O meglio: alcuni corsi sono gratis ma sono pochi e i posti liberi vengono subito occupati da partite IVA sottoshock e in attesa di ricevere pagamenti arretrati; gli sfortunati ritardatari devono pagare. Dice: sì ma chissà la qualità dei corsi, no? No. (In base al Teorema Minto che illustrerò a breve non devo nemmeno argomentare quest'ultima risposta.) Per fortuna, in seguito alle polemiche sollevate dalla decisione, il piano di corsi ​è stato parzialmente rivisto.

Visto che il 2014 sta per volgere al termine e c'è ancora tempo per una gita nel grottesco, domenica il presidente dell'OdG Enzo Iacopino ha scritto un lungo comunicato su Facebook dal titolo "BASTA SOUBRETTE, ORA LE DENUNCIAMO."

"BASTA SOUBRETTE, ORA LE DENUNCIAMO" è un documento notevole ma non, come  hanno scritto in molti, una "denuncia" nei confronti di Barbara D'Urso e il suo operato: quella di Iacopino è una guerra culturale, una missione che lo porta a vergare parole infuocate.

Leggendo il post, le considerazioni si fanno ancora più gravi: INNANZITUTTO SCRIVERE PIPPONI MORALISTICI USANDO IL CAPS LOCK NEL TITOLO È SBAGLIATO POICHÉ, COME IL CORSO D'AGGIORNAMENTO A PAGAMENTO E OBBLIGATORIO DELL'OdG SPIEGHERÀ DI CERTO, L'USO DEL CAPS LOCK SU INTERNET EQUIVALE A GRIDARE O A UN ENDORSEMENT AL MOVIMENTO 5 STELLE. Ma anche la scelta della parola sessista soubrette sembra inadeguata a un articolo che vorrebbe salvare il giornalismo italiano. Prova con un'altra parola. Chessò, presentatrice televisiva.

Pubblicità

Veniamo al contenuto: Iacopino vuole portare in tribunale i responsabili di un certo giornalismo spietato e assetato di sangue. Ma lucrare sulle disgrazie altrui, per quanto disonorevole, non è un reato. Non lo sarà mai. Perché gran parte delle testate giornalistiche lo fa tutti i giorni. Da sempre. Ecco una brevissima storia del giornalismo: nato per aggiornare commercianti e businessmen sullo stato dei loro affari, si è poi diffuso tra il popolo abbracciando la cronaca nera, dalla penny press in poi. In mezzo, a un certo punto, c'è stato Tom Wolfe.

Prima di andare avanti potrebbe essere utile , specie per i fortunati che non lo conoscono, parlare nello specifico del famigerato Ordine dei Giornalisti. Che cos'è, a cosa serve, chi ne ha bisogno e perché non esiste giornalista felice di farne parte. L'OdG nasce nel 1923 come organo fascista di controllo della stampa (in soldoni: solo i suoi membri potevano fare i giornalisti e la scelta dei fortunati andava al regime), cambiando veste dopo la Liberazione e arrivando a una riformulazione con la riforma del 1963, che resiste fino a oggi.

Nel frattempo però quello che era nato come un rigido ente di selezione e controllo professionale ha finito per essere superato dalla storia—solo che tale sorpasso non ha decretato la fine dell'ente. No, poiché l'OdG non può morire. L'OdG si adegua, cambia idea e forma fino a diventare il contrario di se stesso. Ma non scompare.

Pubblicità

"Ma oggi a che cosa serve l'OdG?" vi chiederete confusi. Da una parte, l'OdG sostiene di proteggere la categoria—e a tal proposito vi invito a chiedere a un giornalista qualsiasi un giudizio sull'ente nel merito—dall'altra è in grado di prendere provvedimenti nei confronti degli iscritti "colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionale, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignità dell'Ordine." Non è ben chiaro quali siano questi "fatti" e probabilmente è in questa ambiguità che Iacopino ha trovato tempo e modo di predersela con D'Urso & Co.

In pratica, nelle parole di una mia collega, l'Ordine "esiste perché esiste". E pensare che potremmo abolirlo domani mattina e rimpiazzarlo con un altro stringato sistema di regole, magari copiandolo dall'estero. In altri Paesi occidentali, per esempio, il settore giornalistico è gestito in modo differente (l'unica eccezione è forse la Francia, dove la Carte de presse è un "affare di Stato" ma "quando i redditi da lavoro giornalistico [di un professionista] superano il 75 percento, la [sua] concessione è automatica"): nel Regno Unito vige libertà pura nell'esercizio della professione; altri Paesi (come l'Irlanda) conservano enti indipendenti di tutela; in Spagna non c'è alcuno statuto al riguardo, e negli Usa è il datore di lavoro (il privato) a rilasciare un documento al lavoratore.

Niente corsi obbligatori, niente esami di stato, poche iscrizioni, solo una funzione di tenuo controllo deontologico o di difesa della categoria.  Però, EHI!, pare che con l'OdG il cinema sia gratis.

Pubblicità

Nel corso degli ultimi cinquanta anni la proposta d'abolirlo è stata una fissazione dei radicali, dei repubblicani, dei popolari, dei missini (fascisti contro un ente creato dai fascisti: non c'hanno nemmeno la coerenza), dei pidiellini e, ora, del Movimento 5 Stelle.

Come ​racconta Linkiesta, "l'ultima proposta di legge del 1994, firmata dal radicale Marco Taradash, fu sottoscritta da altri 104 deputati di tutto l'arco costituzionale, da destra a sinistra: c'erano quelli di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del Ccd, della Lega Nord, dei Progressisti, del Ppi, del gruppo misto": un piccolo Comitato di Liberazione che è riuscito comunque a fallire. Com'è stato possibile? Forse i disegni di legge affondano colpiti da invisibili raggi laser che piovono dal nulla, probabilmente dall'ufficio di Iacopino? O forse nessuno vuole davvero cancellare questo bellissimo esempio di inossidabile potere politico?

Ricapitolando: è inscalfibile, un essere mostruoso di pura burocrazia in grado di respingere ogni attacco nemico.

Arriviamo dunque al Teorema Minto. Fa così: "Dato un piano a ed una retta r perpendicolare ad a, allora l'Ordine dei Giornalisti ha sempre torto poiché è nella sua natura sostenere posizioni in grado di preservare la sua stessa esistenza, che è del tutto inutile e nociva al Paese."

Mai più ODG. #barbararesisti

Segui Pietro su Twitter: ​@pietrominto