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Tecnologia

L'Italia potrebbe diventare la pioniera del turismo spaziale in Europa

Un accordo tra Italia e Stati Uniti prevede la costruzione di uno spazioporto in un luogo imprecisato del centro o del sud in cui far atterrare i velivoli spaziali.

Si sa, per l'Italia il turismo è una risorsa importante. Molti pensano addirittura che la nostra economia potrebbe tirare avanti solamente grazie a questo settore, facendo in qualche modo un torto alle nostre potenzialità nel campo dell'innovazione tecnologica. Se esiste un ambito che potrebbe costituire il punto d'incontro ideale tra queste due visioni, forse è il settore della space economy.

In questo senso, l'accordo di cooperazione firmato a Roma, il 30 giugno, tra l'americana FAA (Federal Aviation Administration), l'ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) e l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) sul 'Commercial Space Transportation', mira a costituire un trampolino di lancio ideale per l'inizio di un progetto ambizioso in questo business di frontiera.

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Il documento prende il nome di "Memorandum of Cooperation" ed è una versione riveduta dell'accordo precedente tra FAA ed ENAC scaduto a Marzo. Nella nuova versione viene coinvolta anche l'ASI, l'altro ente competente in materia di spazio della giurisdizione italiana. I temi centrali sono le politiche di sviluppo della Space Economy e la possibile realizzazione di uno spazioporto in una location non ancora definita dell'Italia centrale o del sud per la partenza e l'atterraggio delle navicelle spaziali, per la messa in orbita bassa di nanosatelliti e per un generale inserimento nell'economia del turismo spaziale. Siamo il primo paese in Europa a siglare un accordo di questo tipo.

In effetti, l'unico altro spazioporto al mondo destinato ai voli commerciali, lo Spaceport America, si trova nel New Mexico. Fino ad ora è costato 209 milioni di dollari, non opera a pieno regime, ma i voli della navetta Space Ship Two della Virgin Galactic del miliardario sir Richard Branson partono proprio da lì.

Ho contattato Roberto Vittori, astronauta italiano che è stato nello spazio tre volte, che occupa i ruoli di space attaché presso l'Ambasciata italiana negli Stati Uniti e di responsabile dell'ufficio dell'ASI a Washington per farmi spiegare in cosa consiste l'accordo.

"L'idea è nata nel 2014. Lavorando all'Ambasciata Italiana di Washington come addetto alle questioni spaziali, mi sono reso conto che negli Stati Uniti era in atto una vera e propria rivoluzione: nel mondo aerospaziale americano si stava verificando una transizione, con l'entrata in campo dei privati. Avendo intuito il grosso interesse economico per gli Stati Uniti, il Congresso ha cercato di porre le condizioni base per facilitare il processo, affidando alla FAA—l'equivalente statunitense dell'Ente Nazionale Aviazione Civile—la giurisdizione per la regolamentazione e lo sviluppo della parte civile e aerospaziale del settore definito Commercial Space Transportation."

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L'opera di regolamentazione è stata svolta sulla falsariga di quanto avvenuto nel mondo dell'aeronautica. In quel caso, infatti, partendo dai primi velivoli sperimentali di circa un secolo fa, si è giunti alla nascita dell'aviazione civile e di un importante settore economico, continua Vittori, "avendo analizzato la situazione americana, l'intuizione è stata quella di creare un canale di comunicazione tra Stati Uniti e Italia per consentire alle imprese americane che stanno aprendo il nuovo comparto di operare anche qui da noi e, dall'altro lato, di fornire stimolo alle industrie e imprese italiane perché guardino a quanto accade negli Stati Uniti in modo da prendere ispirazione." Gli obiettivi principali, quindi, sono formulare un corpo normativo italiano in materia, invitare compagnie americane d'avanguardia a operare da noi e, infine, motivare l'industria italiana perché giochi un ruolo da protagonista nella Space Transportation.

"Il nostro mondo non ha gli Elon Musk, i Robert Bigelow, i Jeff Bezos o i Richard Branson del caso."

Ma cosa offrono le realtà italiane agli Stati Uniti? Per rispondere a questa domanda, Vittori mi riporta un'analisi della realtà americana "Lo scenario americano ha diversi attori, il più visibile è Space X, l'azienda fondata da Elon Musk. Nata come start up nel 2003, a distanza di 13 anni è diventata un colosso: pur essendo relativamente piccoli in termini di numero di impiegati—circa 5.000 persone—riescono ad essere competitivi con qualunque realtà nel mondo, fornendo sistemi di lancio pay load e, a breve, anche il coinvolgimento di astronauti. Altre realtà importanti sono Blue Origin e Virgin Galactic… Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti ruota attorno a singoli individui miliardari che hanno investito i propri soldi per perseguire un obiettivo strategico e, in qualche modo, un sogno. Il modello americano è difficilmente riconducibile a quello italiano o europeo: il nostro mondo non ha gli Elon Musk, i Robert Bigelow, i Jeff Bezos o i Richard Branson del caso."

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Quindi, non abbiamo nessuna possibilità in assenza di miliardari visionari? "L'industria italiana possiede capacità tecnologiche di grande interesse per gli USA—ad esempio, la nostra industria aerospaziale realizza la maggior parte dei moduli pressurizzati della ISS—gli americani guardano alla nostra industria cercando realtà in grado di offrire prodotti tecnologici competitivi. Gli ingredienti ci sono. Se riusciamo a creare un canale di comunicazione tra due mondi, auspicabilmente il processo americano in questo momento più veloce può coinvolgere anche il nostro."

Ecco cosa comporta nell'atto pratico l'accordo: "un gruppo di lavoro congiunto che comprende membri dell'ENAC, della FAA, dell'Aeronautica Italiana, dell'ASI oltre a osservatori provenienti dall'industria. Come primo passo, dovranno riprodurre il sistema normativo regolamentare che permette agli spazioplani di volare negli Stati Uniti. Il concetto è che uno spazioplano decollato dagli Stati Uniti potrebbe avere l'interesse ad atterrare in Europa, ma deve essere autorizzato a farlo. Dobbiamo creare delle condizioni simili a quelle degli aeroplani."

"Abbiamo le infrastrutture fisiche, le piste e gli spazi aerei necessari, potete verificarlo anche su Google Maps."

Ma c'è dell'altro "il secondo aspetto è invogliare le compagnie americane a operare da spazioporti italiani." Vittori mi spiega il tipo di spazioporto che potrebbe vedere la luce in Italia. "In Italia non ci sono le condizioni ambientali per gli spazioporti con i classici razzi che decollano in verticale. Ma molte piste delle basi militari presenti sul nostro suolo sono idonee per la partenza degli spazioplani, velivoli che decollano in orizzontale e hanno bisogno di un luogo adatto in cui atterrare." Quindi non si prefigura l'ennesima grande opera italiana da realizzare dal nulla, "assolutamente no: abbiamo le infrastrutture fisiche, le piste e gli spazi aerei necessari, potete verificarlo anche su Google Maps. Dobbiamo solo ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Ma bisogna volerlo."

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Il "minimo sforzo" comprenderebbe "costruire la regolamentazione necessaria per consentire a queste macchine di operare. Un lavoro di pura analisi che per quanto complesso non comporta grossi costi: l'ENAC e l'ASI devono studiare la particolarità delle orbite dei velivoli suborbitali a similitudine di quelle adottate negli Stati Uniti, definire traiettorie di avvicinamento e partenza. Si tratta di studi molto qualificanti per la nostra capacità tecnologica e operativa. Per questo, voglio coinvolgere anche il mondo universitario."

E cosa dire degli obiettivi a lungo termine dell'industria? Per l'astronauta italiano il futuro è "il volo suborbitale, in cui i velivoli escono dalla atmosfera per rientrarvi immediatamente sfruttando la resistenza dell'aria per il cosiddetto spostamento point-to-point della superficie terrestre". Tecnologie simili consentirebbero voli Roma-New York della durata di un'ora. Prima di realizzare questa opzione, le priorità saranno date al turismo spaziale—con voli in cui sperimentare la gravità diminuita e contemplare lo spettacolo delle stelle senza scintillio o del nostro pianeta visto dall'alto—e alla ricerca scientifica: per effettuare esperimenti in assenza di peso non sarebbe necessario raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, rendendo molto più agevole e produttivo l'addestramento dei futuri astronauti.

"Il processo di conquista spaziale si sviluppa a cerchi concentrici."

Roberto Vittori ha sempre promosso la visione dello spazio come un qualcosa di concreto e tangibile perché venga concepito come il nostro ambiente quotidiano "ad uno shuttle bastano solo otto minuti e cinquanta secondi per abbandonare l'atmosfera, lo spazio è vicino ed è già parte integrante del nostro modo di vivere sulla Terra: già oggi, guardiamo la televisione e parliamo al telefono attraverso i sistemi satellitari, oppure sfruttiamo servizi come il GPS per spostarci in auto. Il commercial space transportation è il filone immediatamente successivo a quello dei satelliti ed è destinato ad aprire una porta gigantesca, grazie al quale, lo spazio diventerà di fatto il nostro normale ambiente di lavoro."

Insomma mentre l'esplorazione robotica portata avanti dalle Agenzie Spaziali compie lavori d'avanguardia su distanze che non possiamo ancora coprire in prima persona—con sonde dirette verso Marte GIove e oltre—secondo l'esperto, "il commercial space transportation guarda alle orbite basse con distanze dalla superficie terrestre nell'ordine dei 400-500-600 chilometri," per evolverci dobbiamo occupare anche, fisicamente, lo spazio esterno all'atmosfera, come ha concluso Vittori, "il processo di conquista spaziale si sviluppa a cerchi concentrici."

Le caratteristiche che rendono l'Italia un luogo ideale per la villeggiatura—il clima, il bel tempo che garantisce maggiore visibilità, il fatto di essere circondata dal mare—sono le stesse che la pongono tra i candidati utili ad entrare a far parte di una rete globale di spazioporti. Non bastassero tutti questi motivi a convincervi, ci sarebbe anche la soddisfazione non indifferente di regalare un biglietto—costosissimo—per un viaggio suborbitale a qualche sostenitore della Teoria della Terra Piatta perché possa ricredersi con i suoi occhi.