Collage: tre giovani che soffrono di solitudine
Tutte le foto per concessione degli intervistati.
Salute

Alcuni giovani soli raccontano com'è non avere amici

L’amicizia e le interazioni sociali sono un bisogno primario umano, ma molti giovani soffrono di solitudine—e non se ne parla abbastanza.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT

Certo, la pandemia ha avuto conseguenze gravi sulla psiche delle persone, che quest’anno si sono sentite ancora più sole e isolate. Ma la solitudine era un problema ben prima del lockdown. Nel 2018, l’ISTAT ha rilevato che sarebbero 3 milioni gli italiani a non avere una rete di amici. Nello stesso anno, il Regno Unito ha nominato il primo Ministro della Solitudine, mentre nel 2019 il 27 percento dei giovani americani ha dichiarato di non avere amici stretti.

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L’amicizia e le interazioni sociali sono un bisogno primario umano. Alcuni studi dimostrano che le persone tra i 16 e i 25 anni hanno una salute mentale migliore e una maggiore resistenza allo stress quando possono contare su amici stretti. Ma della vita delle persone più giovani e prive di amici non si parla molto spesso, perché può essere imbarazzante ammettere che ci si sente soli.

VICE ha contattato Join Us—un’associazione olandese che organizza attività di gruppo per giovani che soffrono di solitudine—che ci ha messo in contatto con Miel, Emma e Olivia* per farci raccontare la loro storia.

Miel seduto a tavola in un ristorante.

Miel

Miel, 19 anni

Nessuno parla mai di quanto può essere difficile farsi degli amici. Era una cosa che mi imbarazzava molto, specialmente all’inizio della pubertà. L’immagine che proietti all’esterno è molto importante e avere zero amici è patetico. Per molto tempo mi sono sentito invisibile per le persone della mia età. L’anno scorso ho compiuto 18 anni: avevo appena cambiato scuola e ho invitato un gruppo di compagni alla mia festa di compleanno, ma non è venuto nessuno. A quel punto mi sono reso conto che se non avessi fatto qualcosa avrei rischiato di rimanere solo per il resto della vita.

Ho sempre avuto un po’ di difficoltà con le amicizie. Alle elementari le cose sono andate abbastanza bene, per un po’. Sono andato a scuola in una cittadina piccola ed era facile vedermi con gli amici dopo le lezioni. Ma da quando ho compiuto otto anni sono stato spostato in una scuola speciale—mi è stato diagnosticato il disturbo pervasivo dello sviluppo (PDD-NOS), un disturbo dello spettro autistico. La mia nuova scuola era a 30 km da casa. I miei compagni di classe e io ci assomigliavamo, ma non sentivo una vera connessione. Ho smesso di vedere gente dopo la scuola. Forse a causa del mio disturbo, la socialità non mi viene facile. Ho anche cercato di farmi degli amici attraverso lo sport, ma mi sono presto reso conto che non mi piacciono quelli di squadra e che non sono abbastanza competitivo per giocarci. 

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Quando ho raggiunto la pubertà, ho iniziato a sentire la mancanza di una vera amicizia. Volevo fare scoperte, uscire, andare nei locali, vivere delle avventure. Avevo un forte bisogno di allargare i miei orizzonti, ma non avevo nessuno con cui farlo.

Le vacanze estive erano particolarmente dure. Avevo tutto il tempo del mondo per fare le cose divertenti che volevo fare, ma non avevo il coraggio di farle da solo. Quindi finivo spesso per non fare niente. E i periodi brutti erano ancora peggiori. Quando un familiare è venuto a mancare, per esempio, avrei voluto qualcuno che non fosse un mio parente con cui parlare.

Vedi spesso la gente con un grande gruppo di amici sui social. Quando capita mi sento invidioso. Mi sono spesso chiesto se sono troppo vecchio per farmi degli amici a questo punto. A volte sembra che tutti abbiano già deciso chi vogliono frequentare per il resto della vita, anche se mi rendo conto che suona un po’ esagerato.

Dopo quella festa per i miei 18 anni ho deciso di rivolgermi a Join Us. Avevo letto nel loro pamphlet che mettono in contatto le persone che soffrono di solitudine. All’inizio mi metteva un po’ di nervosismo andare a un meet-up, perché ero in imbarazzo. Ma poi si è rivelata un’ottima decisione. Alla prima sera ho trovato una persona con cui andavo d’accordo, e da quel momento ha iniziato a prendere forma un gruppo di amici.

Ora ce la spassiamo insieme, cosa che ha dato una vera spinta alla mia autostima. Quest’anno, per la prima volta, ho avuto degli amici da invitare al mio compleanno. Fa una bella differenza.

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Emma in piedi con un cane.

Emma

Emma, 19 anni

Non ho mai avuto molti amici. Alle elementari avevo un’amica e a volte passavamo un po’ di tempo assieme dopo la scuola. A quei tempi non mi sembrava un problema, perché ero piccola e non capivo. Ma ho iniziato a starci davvero male quando sono arrivata alle superiori.

Soffrivo già di bassa autostima perché ero stata vittima di bullismo. Alle superiori nessuno mi bullizzava, ma comunque non sono riuscita a stringere rapporti. Ho cambiato scuola più volte e mi sono sempre impegnata molto a conoscere gente nuova. All’inizio spesso pensavo che le cose andassero bene, ma poi inevitabilmente c’era una festa di classe e il mio nome era tra i pochi esclusi dalla lista degli invitati. Alle persone che mi piacevano di più chiedevo di vederci dopo le lezioni—ma sembrava che a tutti mancasse la voglia o il tempo. Dopo un po’ ho iniziato a sentirmi in imbarazzo, così ho smesso di provarci. Non volevo neanche sembrare una insistente.

Le feste tipo Capodanno sono sempre state particolarmente dure. Per anni sono stata arrabbiata con me stessa, mi sentivo così stupida. Non capivo perché tutti gli altri erano in grado di trovare degli amici e io no.

Quando ero adolescente ho iniziato a notare che i ragazzi volevano stare con me. Ero così assetata di compagnia che mi sono messa in una posizione di vulnerabilità. Una volta sono stata aggredita. Ho iniziato ad avere tendenze suicide e sono stata mandata al [centro di salute mentale olandese] GGZ. Lì mi hanno diagnosticato il disturbo da stress post-traumatico e la depressione. Mi hanno permesso di continuare la terapia a casa sotto stretta osservazione. Potevo comunque andare a scuola, ma ogni mio movimento era monitorato. Non potevo più fare niente da sola.

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Ho finito il lavoro con il GGZ pochi mesi fa. Ho imparato molto su di me. È chiaro che la mia autostima deve migliorare, e Join Us mi ha aiutato molto. Mi hanno spinto a tirare fuori il meglio di me e mi hanno insegnato che non va bene impuntarsi su amicizie che prendono più di quello che danno. Può essere difficile, specialmente se non si hanno molti amici, ma è molto importante.

Olivia a cavallo

Olivia

Olivia*, 25 anni

Sono sempre stata una persona molto socievole. Avevo molti amici alle superiori e avevo sempre qualcuno con cui passare del tempo. Ma finita la scuola è cambiato tutto.

Vengo sopraffatta dagli stimoli molto facilmente ed esaurisco velocemente le energie. Le mie amicizie ai tempi della scuola sembravano nascere in modo molto naturale, ma sono crollate una volta che ci siamo diplomati e abbiamo smesso di vederci tutti i giorni. Improvvisamente dovevo fare uno sforzo molto maggiore per creare una connessione con le altre persone.

A oggi, queste connessioni non sono ancora arrivate—almeno non qui in Olanda. Spesso vado in vacanza ad Aruba e lì mi sono fatta degli amici così stretti che sono quasi una famiglia. Forse è più facile perché lì sono più rilassata.

Spesso mi va di fare una passeggiata con qualcuno o di andare a bere qualcosa, ma non so proprio con chi farlo. Quindi quando arriva il venerdì sera mi apro una bottiglia di vino da sola e cerco di divertirmi per i fatti miei. I weekend possono essere difficili, perché hai tutto questo tempo per fare cose divertenti ma io non ho nessuno con cui farle. A volte mi sconvolge ancora: sono una persona socievole e ci metto buona volontà, perché non ci riesco?

In estate vedo un sacco di foto su Instagram di gruppi di amici che vanno ai festival o in giro insieme. Sembrano divertirsi tantissimo e li invidio molto. In quei momenti, devo ricordare a me stessa che i social network non sono la vita vera. Fortunatamente, a causa della pandemia, quest’anno non ci sono state molte foto di festival.

La quarantena però ha reso tutto ancora più difficile. Siccome sono molto prudente, non passo tempo in compagnia di altri da mesi. Qualche mese fa ho pensato: “Se non vedo qualcuno presto, non ce la farò.” È stato a quel punto che ho contattato Join Us.

Finora, grazie all’associazione ho potuto vedere gente solo tramite Zoom, ma è bastato ad aiutarmi. Inoltre ho imparato che non c’è nulla da vergognarsi a essere soli. Per molto tempo ho creduto che ci fosse qualcosa che non andava in me, ma incontrare altre persone giovani che soffrono di solitudine mi ha aiutata a capire che ci sono tantissime altre persone simpatiche, gentili e socievoli che hanno il mio stesso problema.

*Il nome è stato cambiato.