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Tecnologia

Quella volta che Berlusconi voleva realizzare il sogno transumanista

Oggi Berlusconi compie i suoi primi 80 anni, ma secondo le previsioni potrebbe viverne almeno altri 70.

Questa settimana abbiamo assistito alla presentazione di Human Technopole, il parco scientifico che sorgerà nell'ex area Expo, un polo di avanguardia nella ricerca e sperimentazione biomedica con particolare riguardo alle malattie neurodegenerative e al cancro.

Secondo il sito dell'Istituto Italiano di Tecnologia, la sfida di Human Technopole "è quella di rendere l'Italia uno dei Paesi leader mondiale nelle tecnologie umane e della long life." All'evento di presentazione ufficiale ha presenziato in pompa magna niente di meno che il presidente del consiglio Matteo Renzi, ma c'è un altro ex capo di governo italiano che è ugualmente interessato al tema della "long life:" oggi festeggia i suoi primi 80 anni. Sto parlando, ovviamente, di Silvio Berlusconi.

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Con il passare degli anni, Berlusconi si è sottoposto a numerose pratiche di modifica e potenziamento del corpo, per citarne qualcuna: i lifting al viso, le liposuzioni, i celebri trapianti di cuoio capelluto, ma girano anche le voci sulla sua protesi peniena—un sistema di cilindri e pompe idrauliche alloggiate tra i testicoli che permetterebbero di mantenere il pene in erezione—per non parlare delle leggende metropolitane incentrate sull'allestimento di una camera criogenica in cui farsi conservare, alloggiata proprio all'interno del suo mausoleo di Arcore.

Impossibile stabilire con certezza quanto di fondato ci sia in questi gossip, ma anche se non dovessero corrispondere al vero, possiamo affermare con una certa serenità che se in Italia dovessimo cercare un politico da ritenersi l'alfiere del trasumanesimo applicato alla vita reale, quello è proprio Silvio Berlusconi.

Il desiderio di Berlusconi di superare i limiti del corpo umano imposti dal decadimento fisico lo hanno portato, in passato, tra le altre sue imprese, ad unire le forze con Don Verzé, il prete manager e presidente onorario della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor. Nel 2007, Berlusconi presentò il progetto 'Quo Vadis' pensato, secondo le dichiarazioni dell'ex premier, per allungare la vita media degli italiani fino a raggiungere i 120 anni.

"Silvio Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni"

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Quo Vadis avrebbe dovuto essere un centro di elaborazione di dati "personalizzati" per monitorare la persona attraverso device elettronici, in modo da consigliare le scelte migliori per il mantenimento dell'integrità bio-psico-spirituale e sopratutto per allungarne la vita. Il mezzo attraverso cui sorvegliare lo stato di salute sarebbe stato l'inserimento di un microchip sottocutaneo per segnalare la comparsa di qualsiasi anomalia—nella pressione venosa e arteriosa, nell'equilibrio metabolico, nella temperatura corporea ma anche in una sola cellula cancerogena—così da avvertire immediatamente i pazienti e correre ai ripari.

Verzé aveva spiegato informalmente a Dagospia il funzionamento del processo "si predice quale sarà la patologia di ogni persona leggendo il genoma, con un microchip sottopelle. […] lLeggiamo tutto col microchip, la temperatura, le funzioni, i mutamenti, l'andamento delle cellule." E poi parlando delle motivazioni dietro al progetto, "Silvio Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni. Lui pensa che arrivando a 150 anni metterà a posto l'Italia," se non è transumanesimo questo non so cosa possa esserlo.

Il centro sarebbe dovuto sorgere nel comune di Lavagno in provincia di Verona su un territorio collinare, occupando 500 mila metri quadrati, 75 mila di edifici, per un costo stimato di 150 milioni di euro. Nel 2006, la Regione approvò definitivamente la cubatura dei contenitori: quindici edifici, una centrale operativa per i collegamenti satellitari e vari campi sportivi. Nel 2007, anche se il progetto non era ancora terminato, il sacerdote posò la prima pietra del «Quo Vadis» assieme al festeggiato di oggi: Silvio Berlusconi. Nel 2009, la società «Quo Vadis» consegnò al Comune il progetto particolareggiato della struttura polivalente.

I problemi finanziari in cui è incappata la Fondazione Monte Tabor hanno sancito la fine del progetto. Così, l'area nei pressi del colle di San Giacomo in cui sarebbe dovuta sorgere la struttura è stata messa all'asta. Il piano urbanistico della società "Quo Vadis" scade nel 2016 quindi non c'è modo di portare avanti l'impresa, quei terreni torneranno all'agricoltura. Cosa dovrà inventarsi ora l'ex Cavaliere per realizzare il suo sogno transumanista?