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Tecnologia

Come i bot (non) cambieranno la democrazia

Siamo alle porte dei ballottaggi delle amministrative: e se un bot potesse aiutarci a decidere chi votare?

Negli Stati Uniti il sito isidewith.com vanta un quiz utilizzato più di 37 milioni di volte e l'organizzazione Societly ha creato un test simile rilanciato dal Washington Post: lo scopo è capire chi votare alle prossime elezioni. Facciamola breve: la democrazia sarà gestita dai bot?

Ci sono test attitudinali dappertutto. Si compila una serie di domande, quasi sempre a risposta multipla, e alla fine di quei cinque minuti di noia e qualche indecisione ci si trova il responso automatico su quale università frequentare, in quale città vivere o quale lavoro fare, fino a quale animale saremmo se mai dovessimo reincarnarci.

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Per ora questi test, anche quando vengono progettati seriamente, non godono di particolare affidabilità: ci sono sempre delle variabili ignorate dall'algoritmo o dei veri e propri difetti di funzionamento della selezione delle domande poste. Il limite più grande di questi test è che funzionano in modo schematico—Più precisamente, usano un calcolo probabilistico di troppo poca complessità: a un preponderare delle risposte X rispetto alle risposte Y ci verrà consigliata la scelta più scontata per chi è considerato un soggetto X.

A sufficienza, BuzzFeed.

Se gli algoritmi riescono a farci ridere quando generano automaticamente i testi de I Cani, purtroppo non riescono ancora a suggerirci cosa fare davvero nella vita. Le cose stanno cambiando, certo, ma, per ora, finché si tratta di considerare elementi che noi stessi suggeriamo al programma, chiedendo semplicemente di ricomporli in senso logicamente corretto, allora il bot è in grado di soddisfarci. Al contrario non va così bene quando si tratta di ricevere risposte su problemi complessi. Per esempio, chi dovrei votare?

Oggi pensavo che se fossi romano, milanese o torinese non saprei davvero dove sbattere la testa. Decidere chi votare al ballottaggio è complesso. Raggi o Giachetti? Parisi o Sala? Fassino o Appendino? Le opzioni, in tutti e tre i casi, sono solo due—Ma le variabili sono tantissime. Uno dei due candidati, dopo il ballottaggio deciderà di viabilità, politica economica, diritti civili, sicurezza, sgomberi e così via. A cosa dare più importanza? Come fare a capire qual è l'opzione migliore? Il voto più ideologico, quello che quasi acriticamente si dà al candidato che milita nel partito che riteniamo a noi più affine, merita di essere messo in discussione?

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Decidere non è una passeggiata. Ci sono da valutare le correnti di partito, le precedenti amministrazioni del territorio, le alleanze—e ancora la questione delle liste pulite, età dei candidati, quote rosa e una serie enorme di fattori che vanno dall'affidabilità dei candidati fino alla realizzabilità dei programmi. A questa confusione sul voto si aggiungono due opzioni altrettanto legittime: non votare e annullare la scheda. Insomma, la pluralità di opzioni affiancata a tutti i relativismi del caso e una generale difficoltà nell'informarsi a riguardo rende il decidere chi votare estremamente complesso.

Giuseppe Salta, Stefano Parisi, Virginia Raggi e Roberto Giachetti. via SkyNews

Ci vorrebbe, pensavo, un bel test attitudinale che consigli qual è la scelta più coerente con le mie idee politiche. Tecnologia a servizio della democrazia? Meglio: tecnologia contro l'ideologia, visto e considerato che il dubbio generato dalla complessità delle scelte viene spesso risolto con una mera scelta di appartenenza ideologica. Il test, al netto delle simpatie per partiti o coalizioni, valuterebbe la congruenza tra le idee del votante e quelle presenti nei programmi dei candidati.

Immaginiamo un quiz che innanzitutto, dopo una prima serie di domande, capisca il grado di preparazione politico-storica del votante e consigli di conseguenza delle letture, o, in modo ancora più utile, metta in guardia il possibile votante sulla sua non adeguata preparazione. Per esempio, il sottoscritto con un quiz del genere probabilmente verrebbe redarguito sulla conoscenza della storia recente della Capitale. Non solo una guida al voto consapevole, ma qualcosa che si avvicini a un'intelligenza artificiale che ci aiuti a concentrarci sui fatti e a preferire la ragionevolezza agli slogan. Un bot che ci possa scortare nelle decisioni complesse fornendo un modello decisionale di supporto. Il problema, anche in questo caso, è sottinteso: chi deve programmare un bot il cui compito è quello di evitare la capziosità? Forse un altro bot?

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All'estero, come negli Stati Uniti, ci sono quiz e test già decisamente popolari—È il caso, già citato, di isidewith.com. Probabilmente presto anche in Italia algoritmi del genere prenderanno piede e permetteranno di testare autonomamente la propria possibile scelta politica con domande come: cosa ne pensi dell'aborto? Ti senti rappresentato dal governo attuale? Oppure: quanto, da uno a cinque, ti definiresti Europeista? Fino a domande sulla liberalizzazione delle droghe e sui trattati internazionali. Ovviamente, alla fine, starebbe comunque al cittadino la decisione ultima di a chi affidare il voto.

Si concretizzerà il sogno dei sostenitori della e-democracy?

Se questi quiz diventano sempre più precisi e utilizzati viene da chiedersi quale sarà il loro impatto futuro nel caso diventassero prassi comune. Per quanto riguarda isidewith.com, i dati dei test sono accessibili liberamente e a osservarne i numeri sembrano quasi essere delle prove tecniche di informatizzazione dei referendum. Si concretizzerà il sogno dei sostenitori della e-democracy? La tecnica sembrerebbe renderlo possibile, starà agli organismi statali rapportarsi a queste possibilità.

Le percentuali del Sì e del No sulla questione della legalizzazione della marijuana. È possibile consultare le percentuali per reddito, etnia, provenienza e schieramento politico. Immagine da sidewith.com.

La questione è però, se possibile, ancora più ampia della possibilità di poter essere presto supportati da quiz attitudinali in decisioni come quella del voto. L'avanzamento della ricerca in campi come l'intelligenza artificiale sta creando tutti i presupposti perché ci si prospetti un mondo in cui gli esseri umani avranno un supporto concreto da parte della tecnologia nella maggior parte delle decisioni complesse: dalle scelte aziendali per cui già dagli anni ottanta venivano sperimentati algoritmi come PROMCALC & GAIA, uno dei primi buoni risultati nel supporto alle decisioni complesse, evoluto poi in PROMETHEE, fino a ELECTRE-TRI: un algoritmo che arriva a stabilire una vera e propria empatia con il comportamento del decisore prendendo in considerazione incoerenza e indecisione.

Insomma, le automobili a conduzione autonoma è probabile siano solo la punta dell'iceberg del supporto tecnologico all'attività umana—Forse dovremmo cominciare a pensare a una tecnologia così pervasiva da guidarci finanche nelle decisioni personali, proprio come quelle politiche. E se i pro vengono immediatamente in mente, dal risparmio economico alla possibilità di partecipazione alle decisioni politiche, i contro potrebbero essere altrettanto importanti.

Come ha dimostrato il recente referendum dello scorso 17 aprile, quello "sulle trivelle", in molti ritengono che la decisione popolare in certi casi non possa esprimersi direttamente, soprattutto su questioni tecniche difficilmente comprensibili. Nell'orizzonte in cui la tecnica renderà plausibile una completa informatizzazione delle pratiche democratiche c'è da chiedersi se le possibilità della tecnica a supporto delle decisioni complesse porteranno acqua ai mulini del già crescente populismo. Al contempo, specularmente sorge il dubbio che i bot potranno forse esserci d'aiuto nel risolvere gli attriti tra rappresentanza e richieste di democrazia diretta. Parrebbero "undecidable problems", ma solo per ora.

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