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Tecnologia

Quando Snapchat ruba i filtri ai make-up artist

La sindrome da pagina bianca colpisce tutti, anche gli sviluppatori di filtri di Snapchat.
Gab via

La sindrome da pagina bianca, che si tratti di un documento di testo o di un programma di grafica, colpisce anche i migliori. Trovarsi di fronte all'obbligo di dover creare ti mette in una posizione in cui spesso a vincere è l'horror vacui, allora cerchi ispirazione altrove, apri una nuova tab, fai un giro in libreria, fumi una canna.

Deve essere successo qualcosa del genere agli sviluppatori di filtri di Snapchat—persone che, a prescindere, mi piacerebbe davvero conoscere—perché secondo un articolo uscito su The Ringer avrebbero copiato senza dignità le creazioni di diversi artisti di Instagram. E loro non l'hanno presa così bene.

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"Sono molto lusingato che abbiano scelto la mia creazione avendo chiaramente finito le idee per i filtri. MA almeno chiedete il permesso all'artista e citatelo nei credits, no?" scrive su instagram Argenis Pinal, aka argenapeede, bodyartist e youtuber.

Dello stesso avviso è anche mykie_ "non voglio discutere se si tratti o no di plagio, visto che Snapchat ha ammesso l'errore. Difficile definirla una 'coincidenza': 4 lavori diversi di 4 artisti diversi in 3 mesi, non si tratta soltanto di un filtro […] Nessuno dovrebbe essere pagato da una grossa compagnia per prendere il lavoro di qualcuno che non riceve nè credit nè compenso. Le creazioni devono essere modificate a dovere, prima di contare come nuovi lavori. Lo dice la legge sul copyright, non io."

Gab via

In realtà le cose non sono così semplici, perché se da un lato Snapchat ha ammesso l'errore e ha fatto sparire i filtri rubati, dall'altro la legge americana sul copyright non tutela espressamente la body art. Portare in tribunale un colosso come Snapchat, per questi artisti, potrebbe non essere l'idea del secolo, visto che il valore commerciale di un filtro si aggira intorno a 35 dollari.

Detto questo, il fatto che rubare delle idee non sia contro la legge non significa che sia giusto farlo. Anche se i make-up artist sono i primi a cercare visibilià—follower—e a sperare che i loro lavori si diffondano in rete, non è detto che non li si possa ripagare, se non altro citandoli nei credit.

Un pensiero va anche ai poveri designer senza ispirazione che sono stati sgamati da Snapchat e che hanno probabilmente perso il lavoro. Che mondo infame, anche per loro.