FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Vedi che internet ci rovinerà la vita nel 2025

Il Pew Research Center ha raccolto un po' di previsioni sul futuro della rete. Ovviamente, noi siamo andati a pescare le più cupe e tragicamente importanti.
Immagine: ssoosay/Flickr

Parlare di futuro è un esercizio strano. Da una parte, ci sono mostri sacri della fantascienza che dicono la loro—e ogni tanto ci azzeccano—dall'altra, c'è il calderone che vomita teorie del complotto, pessimismo apatico e luddismo tecnologico. Visto che i mostri sacri non hanno bisogno di consigli, la cosa più sensata da fare è dare un minimo di credito alle tesi più disfattiste sul futuro iperconnesso che ci attende dietro l'angolo. Giusto per rimettere in pari i piatti della bilancia e convincerci che abbiamo ancora molto lavoro da fare.

Andare in giro a fare domande idiote alla gente non è esattamente il modo migliore per raccogliere pareri sensati sul futuro. Chiedere alla gente in fila per il cesso cosa si aspettano da un mondo popolato da supercomputer intelligenti e schiavi robo-sessuali potrebbe portare a risposte ovvie. Tipo, “fottiti.” Forse, l'approccio del report Digital Life in 2025 del Pew Research Center è molto più indicato: il centro di ricerca ha messo insieme tonnellate di pareri di persone che lavorano e studiano a stretto contatto con la rete. Anche loro fanno la fila di fronte ai cessi, ma quanto a risposte sono molto più espansivi.

Pubblicità

Il report è stato pubblicato in occasione dell'anniversario dei 25 anni del web, che poi non sarebbe altro che la migliore app di sempre in circolazione sulla rete. Visto che spesso tendiamo a confondere i due termini (internet e web), la raccolta Pew è un'ottima occasione per capire quello che non abbiamo capito finora. Senza la rete fisica, il World Wide Web sarebbe solo uno slogan tamarro da stampare su tazze e magliette di cotone. E, guarda a caso, nei prossimi dieci anni sarà proprio internet a cambiare le nostre abitudini—più di quanto non abbia fatto finora.

Secondo l'introduzione del report, “internet diventerà “come l'elettricità’—meno visibile, e, tuttavia, ancora più incorporata nella vita delle persone, nel bene e nel male.” Visto che sappiamo tutti cosa significa “nel bene,” è molto più interessante focalizzarsi sul concetto “nel male.” Se non altro perché è molto più spassoso leggere fino a dove si siano spinti i partecipanti allo studio (c'è chi parla di controllo mentale).

Allora, saltiamo con grande agilità la staccionata delle tesi più ottimiste—internet diritto universale, abbattimento delle barriere di comunicazione, informazione in tempo reale, trasparenza e bla bla bla—e lanciamoci all'inseguimento delle tesi più pessimiste come se fossimo cani da tartufo cocainomani senza un domani.

Premessa: molti dei commentatori pessimisti hanno preferito restare anonimi. Be', un po' ci dispiace, ma visto che alcuni dei partecipanti allo studio Pew lavorano proprio per quelle grandi aziende di internet contro cui si riversa tutta la paranoia degli ultimi decenni (Google, Facebook e tutti gli altri caballeros dell'apocalisse), è normale che non vogliano farsi beccare mentre sputano nel piatto dove mangiano.

Pubblicità

Bene, detto questo, apriamo le danze con Pietro Ciminelli, direttore finanziario per il BOCES:

“Un numero significativo di persone diventeranno disoccupate in modo strutturale perché si rifiuteranno di aggiornare le loro abilità man mano che le tecnologie cambiano, o si rifiuteranno di accettare le nuove tecnologie stesse. Internet sarà il primo dispositivo di comunicazione della società. La più grande preoccupazione è se incrementerà o meno il divario tra ricchi e poveri.”

Come vedete, non ci sono gatti che sparano raggi laser dagli occhi, né ossessioni virtuali che portano la gente sull'orlo della follia. Internet, come tutte le rivoluzioni tecnologiche, farà a pezzi chi non è pronto—o proprio non ce la fa—ad accettare il cambiamento.

Il problema è che a volte non ci rendiamo neppure conto di cosa ci sia veramente dietro alle nuove tecnologie. Secondo u post-doc in ingegneria meccanica:

“Internet farà in modo che diffondere notizie false, così come quelle vere, diventi sempre più facile. Se le persone non hanno la capacità di farsi domande e capire quali sono le motivazioni che spingono le loro fonti, allora la rete potrebbe anche causare danni gravi.”

D'altra parte, i governi non saranno così idioti da lasciarsi sfuggire la possibilità di consolidare il loro controllo sulla rete. Come ci tiene a precisare Richard Forno del Center for Internet and Society alla Stanford Law School:

“Temo che le crescenti preoccupazioni sul controllo di internet, privacy e sorveglianza possano portate alla ancora più pericolosa 'balcanizzazione' della rete, divisa tra i confini regionali e nazionali. Tanto da fare in modo che sia sempre più facile censurare, limitare o controllare le informazioni e le interazioni da parte dei soliti centri di autorità sociale.”

Pubblicità

La paura che la sorveglianza globale si estenda oltre i confini tutelati dalla costituzione è diventata realtà quando Edward Snowden ha squarciato il velo rattoppato dietro a cui si nascondeva l'NSA. Ovviamente, non c'è limite al peggio. Come sostiene Alan Clark, CEO di un'azienda che fa software:

“[…] Ci sono state alcune manovre all'interno della'International Telecommunications Union dell'ONU che puntano a strappare il controllo di internet dalle mani degli Stati Uniti, e a sviluppare tecnologie come il DPI [deep packet inspection], che possono essere usate per monitorare la rete. È probabile che sempre più persone ne pagheranno le conseguenze (arresti, esposti, ricatti), a causa degli usi autorizzati e non del monitoraggio sul flusso di dati."

Il punto è che, forse, la nostra generazione tende a farsi troppe domande cervellotiche sul futuro di internet. Ai giovincelli nati dopo il 2000—merda, hanno già 14 anni?—quelli cresciuti “a pane e tablet,” come dicono ai piani alti dell'informazione, non gliene frega più di tanto. Ho quasi 28 anni, salvo incidenti di percorso, e quando vado su internet con il tablet mi spavento perché Chrome nasconde la barra degli URL. È come tappare gli occhi a uno che guida l'auto in centro a Roma. Dove cazzo sono? Lo stesso concetto lo ha argomentato leggermente meglio un anonimo che lavora in una no-profit:

“La totale perdita di controllo sulle nostre informazioni e il modo in cui sono utilizzate, probabilmente ci cambierà. Non c'è ragione di credere che l'interesse delle persone sarà sempre tutelato. Man mano che le persone più anziane, quelle che comprendono le ramificazioni di questa perdita di controllo, moriranno, quelle più giovani, che sono cresciute abituandosi alla cosa, saranno perfettamente a loro agio.”

Pubblicità

Il contributo più spassoso è quello di un dipendente, anonimo, di Google:

“Le questioni legate alla privacy continueranno a tormentarci, dato che le strutture legali impiegheranno decenni per adattarsi a un mondo dove la privacy stessa potrebbe non esistere più. Per fortuna, il sesso non cambierà molto.”

Genio. Comunque, è chiaro che il futuro che ci troviamo di fronte dipenderà in modo cruciale dal nostro presente. Sembra una roba da oroscopo del dopo sbronza, ma è la verità. Anche perché il futuro potrebbe non arrivare mai, nel senso che la nostra vita iperconnessa potrebbe appiattire miseramente le nostre aspettative come esseri umani. Lo dice Evan Michelson, un ricercatore che si occupa di tecnologia e società:

“Il più grande impatto di internet è che non permetterà più di considerare nuove, complesse, sfide sociali in modo ragionato. Internet renderà più difficile contemplare le implicazioni a lungo termine delle decisioni odierne. Il futuro, sfortunatamente, soffrirà in funzione del presente.”

Alzate il culo e datevi da fare.