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Tecnologia

Novastructura, l'arte di tradurre i concetti scientifici in immagini

L'artista Giuseppe Randazzo esplora i confini e le zone in cui si sovrappongono​ arte e scienza, si occupa di generative art, new-media art, arte contemporanea, architettura e coding.

Qualche tempo fa mi sono imbattuto in novastructura, un sito il cui sottotiolo "In a Quantum Superposition between Art & Science" mette subito in chiaro la compresenza dell'elemento scientifico giustapposto a quello artistico. Il sito, che esplora i confini e le zone in cui si sovrappongono arte e scienza, si occupa di generative art, new-media art, arte contemporanea, architettura e coding.

Ho contattato il fondatore, Giuseppe Randazzo, per approfondire il contenuto scientifico delle sue opere. Randazzo ha molteplici interessi: dall'astronomia, alla cosmologia, alla fisica, intelligenza artificiale, programmazione, meccanica quantistica, arte, design e architettura." Ma le sue fonti d'ispirazione non sono solo scientifiche "a parte le scienze "hard" ho una grande passione per la conoscenza interiore, meditazione ed auto­osservazione di scuola buddista. Inoltre sono uno space nerd e da designer adoro studiare le strutture dei veicoli spaziali vintage — in particolare, l'epopea Apollo — e progettarne di futuri."

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Ma quali linguaggi utilizza per creare le sue opere? "Prevalentemente c, cpp e java, specialmente quest'ultimo insieme a Processing e molte librerie—incluse mie personali—della comunità che ruota intorno a questo capolavoro open source. Per esempio, uso di frequente le ottime librerie per mesh di triangoli di W:BLUT" spiega Randazzo. "Utilizzo molto vettori, matrici di trasformazione e programmazione object­oriented. Partendo da basi generiche è possibile arrivare ad oggetti molto specializzati, sviluppando da metodi astratti fino agli "attrezzi" software finali," ha continuato.

"La cosa più attraente in questo approccio è che, condividendo la stessa radice, gli oggetti possono dialogare in modo molto efficace semplificando la scrittura del codice. Una impostazione modulare, che ne incrementa la riusabilità. Se c'è bellezza, organizzazione ed efficienza nel codice, il risultato finale, che si tratti di­ una mesh per stampa 3d, di una animazione o altro,­ in qualche modo la rispecchia."

Le nuove tecniche affascinano l'artista, "finalmente, dopo una lunga attesa è giunta sul mercato ­Carbon3d con la tecnologia CLIP di qualità superiore che—per ora—è gestita solo da Sculpteo."

Ed ecco come svolge il suo processo creativo: "produco una grande quantità di sketch su carta nei momenti più disparati. Disegni, abbozzi grezzi. La maggior parte di queste suggestioni spesso non trova uno sviluppo ulteriore—la confusione non conduce a nulla di più prezioso—altre volte sento che l'idea cresce­ anche dopo molto tempo­ e si concretizza in qualcosa di realizzabile. Questo tipo di lavoro artistico è legato al "fare" pratico dell'ingegneria, il codice deve produrre un effetto tangibile, deve funzionare, questo comporta avere a che fare con la razionalità, è un po' come fare un ponte, o sviluppare un teorema."

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Il sito dell'artista comprende anche una sezione blog, "Ci sono molti artisti che seguo con attenzione e il blog è uno spazio dedicato alla loro ricerca. Questi riferimenti sono fonte di ispirazione e sono essenziali per mantenere vivo il rapporto con le eccellenze della ricerca nel campo delle arti generative.. Spesso nelle scelte degli artisti sono guidato dalle affinità, ma anche dalla distanza, che a volte mi attrae ancora di più…" Riguardo alla "Generative Art" in generale dice "credo che ormai il termine sia piuttosto obsoleto. Forse si dovrebbe parlare di new media art? Ma anche questa definizione mi pare assai abusata… forse di arte e basta?"

Randazzo si muove anche su altre piattaforme, "su Tumblr raccolgo in maniera quasi ipnotica, senza pensarci troppo, lavori—non personali—che mi colpiscono. Tendo ad organizzarli una sorta di meta­opera, come summa di entità artistiche correlate, che insieme diventano altro."

Ho chiesto all'artista cosa pensa del rappresentare concetti scientifici in forma visiva e artistica per comprenderli meglio. "Mi viene in mente una analogia. Penso alla gravità e alla reti di drenaggio fluviali che formano una sorta di albero rovesciato partendo da molti ruscelli che si unificano in un tronco compatto, il fiume. Un vero albero invece, che funziona contro la gravità, parte da una radice unitaria che poi si apre in innumerevoli biforcazioni. Entrambe le figure sono simili, col segno della direzione/gravità invertito. Questo ci dice qualcosa di come opera la vita, in apertura, in opposizione alla gravità che tende alla chiusura, fino alla cesura finale e definitiva di quel mostro concettuale che mette in scacco la fisica contemporanea­ definito black­hole."

Le opere del designer, infatti, rievocano una correlazione tra materia e programmazione che va oltre la simulazione dei modelli fisici. "Be', tutta la materia, il mondo fisico come lo conosciamo è codice! Non voglio fare misticismo pseudo scientifico, ma questo è evidente: i costituenti ultimi della "materia" sono tutt'altro che materiali. Un elettrone ad esempio può essere descritto da carica e spin, punto. Due numeri. E sono tutti uguali."

Randazzo fa anche riferimento a "L'universo matematico. La ricerca della natura ultima della realtà" di Max Tegmark, in cui lo studioso introduce la sua teoria del "multiverso definitivo" secondo cui il mondo non è semplicemente descritto dalla matematica, ma è esso stesso matematica, come se coincidesse con essa. "Non credo che sia un genio che rivoluzionerà la fisica e che sia così accurato," mi ha spiegato, "ma la sua tesi è potente—anche se nessuno ha ancora trovato il modo di dimostrarla. Siamo immersi in un mistero pazzesco e—quasi—nessuno ci bada! Incredibile no?"