Come Putin ha cercato di riscrivere le regole di internet
Immagine: Frederic Legrand - COMEO/Shutterstock

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Tecnologia

Come Putin ha cercato di riscrivere le regole di internet

Il racconto di un estratto di The Red Web, la storia di come l Cremlino ha cercato di riscrivere le regole di internet per renderlo "sicuro."

La Russia sta riscrivendo la sua regolamentazione in materia di sicurezza delle informazioni, le nuove leggi entreranno in vigore nel 2016.

Nel testo del progetto pubblicato questa settimana da Kommersant si legge che i "servizi segreti" e le "ONG controllate" dai paesi occidentali utilizzano attivamente le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, (l'eufemismo adoperato nel documento per definire Internet), "come strumento per minare la sovranità e l'integrità dei territori" e "per destabilizzare la situazione politica e sociale" di altri paesi.

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Al Cremlino, sembrano temere internet da anni: la sua natura orizzontale e globale è sempre risultata sospetta ai servizi segreti eredi del KGB.

Negli anni Novanta, quando Internet in Russia era per lo più una tecnologia di telecomunicazione, le informazioni, anche sensibili, venivano diffuse attraverso una rete realizzata dagli americani utilizzando tecnologie progettate da loro, questo portò i generali russi a ritenere la Rete una minaccia diretta alla sicurezza nazionale.

Negli anni Duemila, con il moltiplicarsi di siti web e social network, Internet si compose principalmente da contenuti generati e archiviati sotto il controllo degli americani. Per il governo di Putin questo problema andava affrontato il prima possibile.

In questo estratto in esclusiva dal recente The Red Web, Andrei Soldatov e Irina Borogan descrivono come il Cremlino ha cercato di riscrivere le regole di internet per renderlo "sicuro", nel senso inteso dai propri servizi segreti.


Vladimir Putin era convinto che qualsiasi cosa al mondo fosse basata su di una struttura gerarchica e verticale, Internet compreso. Era anche certo che il web, per lui nient'altro che un progetto della CIA, fosse controllato dall'alto dagli americani.

Putin voleva porre fine a tale supremazia.

E mentre tentava di cambiare le regole all'interno della Russia, cercava di fare lo stesso anche nel resto del mondo. L'obiettivo era far sì che gli altri paesi, in particolare gli Stati Uniti, accettassero il diritto russo di controllare Internet all'interno dei propri confini per censurare o eliminare le informazioni che minacciavano il potere di Putin.

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Andrey Krutskikh ha speso tutta la sua carriera all'interno del ministero degli Esteri russo. Iniziò a lavorare nel 1973, subito dopo l'università, servendo il ministero durante i diciotto anni finali di esistenza dell'Unione Sovietica. Ammirava lo stile diplomatico del ministro degli Esteri che non scendeva a compromessi, Andrei Gromyko, soprannominato in Occidente il signor Nyet. Krutskikh ha spesso definito Gromyko un "grande".

Fin dall'inizio, l'operato di Krutskikh si è incentrato sul disarmo degli armamenti nucleari e sul rapporto con i cosiddetti avversari principali, Stati Uniti e Canada. Quando aveva 24 anni, nel 1975, fu inviato a Salt Lake City come membro della delegazione sovietica per negoziare il controllo strategico degli armamenti nucleari. Era un'epoca in cui i diplomatici sovietici avevano grande autorevolezza; decidevano il destino del mondo e trattavano alla pari con gli americani. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica sino ai tardi anni Novanta, Krutskikh ha proseguito nello stesso campo, facendo carriera al Ministero.

Putin era certo che internet fosse controllato dall'alto.

Non era un diplomatico raffinato; aveva una maniera di esprimersi piuttosto concitata e gesticolava moltissimo ma ben presto si chiese se la sua esperienza non potesse rivelarsi utile anche nel campo emergente dei conflitti sul piano informatico.

Una mentalità simile andava diffondendosi anche all'interno di un particolare gruppo di generali russi del FAPSI, la potente agenzia di intelligence informatica nata dal KGB.

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La sede dell'agenzia era situata in un austero edificio moderno, il cui tetto era ricoperto da gigantesche antenne satellitari, non lontano dal quartier generale del KGB. Come la NSA negli Stati Uniti, la FAPSI si occupava di sicurezza delle informazioni e di spionaggio elettronico. Per molti anni i suoi generali osservavano l'espansione di Internet con sospetto, giudicandola come una minaccia per la sicurezza nazionale, perché l'internet russo era realizzato con tecnologia occidentale e loro temevano che fosse controllato dagli Stati Uniti.

Il leader di questo gruppo di generali era Vladislav Sherstyuk, generale e colonnello membro della sezione interna all'agenzia dedicata allo spionaggio, nonché ufficiale del KGB dal 1966. Dal 1990, venne messo a capo del misterioso e potente Terzo Dipartimento della FAPSI, specializzato nello spionaggio delle telecomunicazioni straniere. Tutti i centri russi di spionaggio elettronico all'estero, tra cui il centro di intercettazione radio di Lourdes a Cuba che aveva il compito di monitorare e intercettare le comunicazioni dagli Stati Uniti, erano subordinati a questo reparto. Sherstyuk era deciso a sfruttare le comunicazioni per carpire i segreti degli Stati Uniti e proteggere la Russia da attacchi dello stesso tipo. Questo, naturalmente, lo faceva diffidare di internet, trovandosi questo per gran parte fuori dal suo controllo.

Quando iniziò la guerra in Cecenia, Sherstyuk diresse il gruppo locale della FAPSI organizzando le intercettazioni delle comunicazioni cecene. Nel dicembre 1998 venne nominato direttore del FAPSI, nel frattempo diventato un potente servizio di intelligence al pari del FSB. Tra le altre cose, l'istituto ricopriva un ruolo chiave nel controllare le reti di comunicazione più sensibili del governo.

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Krutskikh e i generali del FAPSI si intendevano alla perfezione in fatto di minacce da temere, concordando sul fatto che le principale fosse Internet. All'inizio del 1999, Krutskikh aiutò ad elaborare una risoluzione per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite basata su questo concetto, avvertendo del rischio che correvano i mezzi di informazione—internet in particolare—di essere utilizzati impropriamente per "fini criminali o terroristici" e minare "la sicurezza degli stati membri." In altre parole, le tecnologie dell'informazione andavano controllate perché potevano rivelarsi pericolose. La risoluzione venne adottata senza neanche ricorrere alla votazione.

Krutskikh e i generali vedevano Internet come un campo di battaglia per la guerra delle informazioni. (Ambito da non confondere con la cyberwarfare, che consiste principalmente nel proteggere le reti digitali critiche di una nazione dagli attacchi di hacker.) Per loro, la guerra dell'informazione ha una forte componente politica, comprendendo il controllo della "disinformazione e della diffusione di informazioni tendenziose" volte ad incitare il terrorismo psicologico, ad influenzare la visione del mondo della società civile e le decisioni prese dal popolo. A differenza di coloro che celebravano i media liberi e internet come una terra promessa delle informazioni che produce nuove possibilità illimitate, Krutskikh e i generali erano preoccupati che potesse trasformarsi in un nuovo fronte di conflitti tra nazioni e gruppi ostili vari.

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Nel dicembre 1999 Sherstyuk trasferì il FAPSI all'interno del Consiglio di sicurezza russo, il gruppo di consulenza in materia del presidente. Da quella posizione supervisionò un reparto per la sicurezza delle informazioni e di internet. Il Consiglio di Sicurezza che si riunisce periodicamente, è composto da alti funzionari, tra cui il presidente, ma lo staff stesso, compreso Sherstyuk, era molto influente. Nel 2000, la sua squadra stese la "La regolamentazione della Sicurezza dell'Informazione nella Federazione Russa," che comprende un elenco insolitamente lungo di potenziali minacce, dalla "compromissione di chiavi d'accesso e protezione crittografica delle informazioni", alla "svalutazione dei valori", dalla "riduzione del potenziale spirituale, morale e creativo della popolazione russa," alla "manipolazione dell'informazione (attraverso la disinformazione, l'occultamento o travisamento dei dati)."

In maniera piuttosto inquietante, il documento individuava una fonte di minacce nel "desiderio di alcuni paesi di dominare e violare gli interessi della Russia nel campo dell'informazione globale."

Putin approvò la regolamentazione il 9 dicembre 2000. Nel 2003 il FAPSI venne sciolto, ma le idee del gruppo dei generali non vennero abbandonate. Sherstyuk rimase al Consiglio di Sicurezza e alcuni dei suoi punti di vista presero piede quando Nikolai Klimashin, un alto funzionario proveniente dal FSB e dalla mentalità molto simile alla sua, divenne parte del Consiglio di Sicurezza. Sherstyuk fondò e diresse l'Istituto della Sicurezza delle Informazioni presso l'Università Statale di Mosca e lo rese uno dei think tank principali per definire la politica estera russa in materia di sicurezza delle informazioni.

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Nel frattempo, Krutskikh divenne vice capo del Dipartimento per la sicurezza e il disarmo.

Da anni, durante le riunioni internazionali, Krutskikh ha cercato di diffondere l'idea che la Russia ha il diritto di controllare Internet all'interno dei propri confini. Inoltre ha ripetutamente espresso il timore che, senza un controllo, alcune forze ostili avrebbero potuto utilizzare Internet per danneggiare la Russia e la sua popolazione.

"Se saremo costretti a dimenticare la nostra fiera lingua russa, finendo ad esprimerci solo per mezzo di parolacce a causa di internet, noi non ci stiamo."

"Se saremo costretti a dimenticare la nostra fiera lingua russa, finendo ad esprimerci solo per mezzo di parolacce a causa di internet, noi non ci stiamo," ci ha detto Krutskikh, facendo eco alle idee di Putin. Krutskikh ha proposto più volte di raggiungere un trattato internazionale che concederebbe alla Russia il controllo tanto ambito. Facendo affidamento sulla sua esperienza nei negoziati per gli armamenti, era convinto di riuscire ad ottenere un accordo. Non era anti-americano, anzi credeva fortemente che le due ex superpotenze della Guerra Fredda potessero venirsi incontro in qualche modo.

Gli Stati Uniti, tuttavia, non accolsero con favore l'idea—il loro governo non ha mai tentato di controllare i contenuti pubblicati su internet e molti dei primi pionieri informatici americani avevano una visione molto liberale di internet—ma ciò che Krutskikh desiderava maggiormente era di essere preso sul serio e che le sue opinioni venissero trattate con il dovuto riguardo, come accadeva durante la Guerra Fredda.

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Eppure il generale non venne preso in considerazione. Nel corso di una riunione bilaterale tenutasi nel marzo 2009 a Vienna, Krutskikh si esibì in un lungo monologo sostenendo che Russia e Stati Uniti—e possibilmente altri paesi—avrebbero dovuto collaborare per regolamentare Internet a livello nazionale e governativo.

Il funzionario espresse anche il timore che internet stesse sfuggendo loro di mano e che fosse iniziata una sorta di corsa agli armamenti nel cyberspazio di cui era giunto il momento di occuparsi.

I generali russi sentivano che stavano perdendo la battaglia a livello globale e volevano limitare le capacità offensive degli Stati Uniti. Ma il discorso di Krutskikh cadde nel vuoto.

Un diplomatico americano redasse un resoconto della riunione, esprimendosi in questo modo: "le visioni di Stati Uniti e Russia in materia sono cambiate poco o nulla." Krutskikh desiderava disperatamente una dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti, ma l'amministrazione americana era riluttante ad accettare qualsiasi proposta.

Ma Krutskikh non si arrese. Nel 2010 il Kaspersky Lab studiò a fondo Stuxnet, il worm creato da Stati Uniti e Israele che aveva danneggiato quasi mille apparecchiature di centrali nucleari iraniane. Krutskikh approfittò dell'incidente—il cui malware responsabile era stato progettato in parte dagli Stati Uniti—per prenderlo come pretesto per vietare le armi informatiche. Nel 2011, Eugene Kaspersky, un imprenditore di Internet molto popolare in Russia, ha espresso la sua opinione in merito scrivendo sul suo blog: "Considerando il fatto che la pace e la stabilità mondiale fanno ampio affidamento su internet, è necessario creare un'organizzazione per controllare le cyber-armi. Una sorta di Agenzia internazionale per l'energia atomica dedicata al cyberspazio".

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Nelle Alpi bavaresi, una piccola località montana, Garmisch-Partenkirchen, è nota per i suoi panorami spettacolari e per ospitare il Centro Marshall della NATO per gli studi sulla sicurezza.

Ad una ventina di minuti a piedi dal Centro Marshall si trova un bell'hotel, l'Atlas, con uno chalet tradizionale bavarese a tre piani. Nato nei primi anni del XVI secolo come taverna, annovera con orgoglio celebri ospiti passati dal Duca Ludwig della Baviera al Principe del Galles sino al re di Giordania. Ogni anno ad aprile, per quasi una settimana, l'hotel sventola dal suo balcone una bandiera russa, appesa personalmente da Sherstyuk, il quale, dal 2007, vi ospita un gruppo di generali russi e americani e alti funzionari per parlare in tutta tranquillità di sicurezza delle informazioni e di conflitti informatici.

I primi due giorni vengono sempre dedicati a discussioni generali. I russi da una parte e gli americani dall'altra, sopratutto perché la maggior parte degli invitati non parla la lingua dell'altro. Il terzo giorno si svolgono gli incontri individuali. Le trattative più importanti vengono condotte al chiuso e con pochi partecipanti.

Klimashin era tra gli ospiti, così come Krutskikh, instancabile nel tenere discorsi per raggiungere un accordo sulla regolamentazione del cyberspazio e di chiedere un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite nell'amministrazione di internet. Krutskikh si appellava alle Nazioni Unite, perché sono composte da rappresentanti dei governi e non da aziende private e molti di questi governi erano in sintonia con il desiderio della Russia di controllare Internet all'interno dei propri confini.

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Il governo degli Stati Uniti ha preso i raduni di Garmisch molto sul serio, inviando ogni anno alti funzionari; nel 2010 la delegazione statunitense incluse Christopher Painter, il secondo rappresentante più importante della Casa Bianca tra quelli che si occupano di sicurezza informatica e Judith Strotz, direttrice dell'Ufficio del Dipartimento di Stato per i Cyber Affairs.

"La definizione di sicurezza dei russi è profondamente differente da quella americana; è molto più ampia e coinvolge direttamente la tutela dello Stato."

I funzionari russi si sono spesso lamentati del dominio esercitato su Internet da parte degli Stati Uniti, pensando che tutti gli strumenti e le possibilità di controllo tecnico si trovassero in mani americane.

Il principale bersaglio delle lamentele era l'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, nota come ICANN, un'organizzazione no-profit con sede in California. Nel 1997, il presidente Clinton favorì la privatizzazione della gestione del sistema dei nomi di dominio, una parte fondamentale di internet che funge da deposito degli indirizzi web. Il compito era stato svolto in precedenza dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), la National Science Foundation e altri enti di ricerca statunitensi.

Il 18 settembre del 1998 venne creata l'ICANN, la quale aveva un contratto con il Dipartimento del Commercio statunitense per curare vari aspetti connessi al mondo di Internet, il più importante dei quali è gestire la distribuzione dei nomi di dominio in tutto il mondo .

Negli anni Duemila diverse altre nazioni condussero una campagna per guadagnare un ruolo più rilevante all'interno dell'ICANN, ma la proposta del Cremlino era la più radicale: togliere all'ICANN tutti i suoi poteri.

Il presidente dell'ICANN, Paul Twomey, prese parte al secondo meeting di Garmisch nel 2008. Con l'aiuto di altri rappresentanti cercò di mantenere aperto il dialogo con i russi. Un'altra delle massime personalità statunitensi dell'ICANN che partecipò sempre agli incontri fu George Sadowsky.

Sadowsky ha insegnato matematica ad Harvard ed è stato consulente tecnico per le Nazioni Unite nel 1970. Nel 2001 è diventato direttore esecutivo della Global Internet Policy Initiative, che promuove l'internet libero nell'ex Unione Sovietica e in Asia centrale. Nel 2009 è stato selezionato per il consiglio di amministrazione dell'ICANN.

Lo studioso ha grande esperienza nel trattare con i russi, ma ha trovato queste ultime interminabili discussioni frustranti: entrambe le parti hanno visioni del mondo completamente differenti tanto da creare problemi anche per concordare sul linguaggio da utilizzare e persino riguardo la stessa definizione di internet. "È un servizio di comunicazione o un servizio di informazione?", ha raccontato il professore. "E questo genere di discussioni si protraevano all'infinito."

A Garmisch sia i russi che gli americani cercavano di mantenere buoni rapporti ma di fatto si trovavano in una situazione di stallo. E con il passare degli anni il dibattito è diventato sempre più difficile, dopo la conferenza del 2010 Sadowsky ha ammesso: "La definizione di sicurezza dei russi è profondamente differente da quella americana; è molto più ampia e coinvolge direttamente la tutela dello Stato".

Andrei Soldatov e Irina Borogan sono co-fondatori di Agentura.ru e autori di The New Nobility. Il loro lavori sono stati pubblicati dal New York Times, dal Moscow Times, dal Washington Post, su Online Journalism Review, Le Monde, Christian Science Monitor, CNN e BBC. Il New York Times ha definito Agentura.ru: "un sito venuto dal freddo per svelare i segreti russi." Soldatov e Borogan vivono a Mosca.

The Red Web che è stato pubblicato l'8 settembre, per saperne di più clicca qui.