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Festival

La materia aliena del Transmediale Festival 2017

Abbiamo toccato con mano le opere d'arte fatte di materia aliena del Transmediale Festival a Berlino.

L'edizione di quest'anno del Transmediale di Berlino, il festival dedicato alla connessione tra arte, cultura e tecnologia, celebra il trentennale con un titolo evocativo: Ever Elusive — perché "la cultura dei media è elusiva, in costante cambiamento". In una riflessione lunga tre giorni, dal 3 al 5 febbraio, artisti, critici e teorici si sono confrontati sui concetti che hanno costellato la cultura digitale in questi tre decenni attraverso panel, workshop, performance e una collettiva con le opere di 30 artisti internazionali, alien matter.

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"Nel film Terminator 2 c'è un liquido di mercurio che si riforma continuamente trasformandosi in un robot da guerra che mette in seria difficoltà T-800, il modello più vecchio interpretato da Arnold Schwarzenegger," scrivono i curatori della mostra. "Nel 1991, tutto questo sembrava pura fantascienza, mentre oggi l'uso di materiali liquidi nelle applicazioni tecnologiche fa parte della realtà quotidiana".

Nel mondo contemporaneo la materia è un artefatto umano, ma che allo stesso tempo vive di vita propria perché è in costante evoluzione e sempre più "intelligente". Gli artisti che hanno partecipato ad alien matter sono stati chiamati a interpretare questo concetto post-umano. Ecco alcune delle nostre opere preferite:

The 3D Additivist Cookbook

Nato dalla collaborazione tra Morehshin Allahyari e Daniel Rourke durante una residenza berlinese, il [3D Additivist Cookbook](http://3D Additivist Cookbook) è un libro che raccoglie un insieme di opere tanto immaginifiche quanto provocatorie di più di 100 artisti, teorici, maker e attivisti affini al movimento dell'Additivism — che fonde i concetti di additive e activism in una critica radicale delle nuove tecnologie e del loro impatto attraverso un approccio rivoluzionario alla stampa 3D. La raccolta di ricette, i cui ingredienti sono testi, immagini e file .obj e .stl per la stampa, è scaricabile online in licenza Creative Commons.

Plastic Raft of Lampedusa

Plastic Raft of Lampedusa, realizzato dal duo anglo-nipponico YoHa, è un lavoro che indaga l'insospettabile influenza geopolitica che alcuni flussi di persone hanno sugli altri. L'opera mette in scena una convergenza di oggetti, destini e persone che si combinano in un'unica entità: da una parte c'è la presenza fisica del gommone di plastica —  made in Cina — con cui molti migranti attraversano tragicamente il Mediterraneo, dall'altra la testimonianza video di un workshop realizzato a Shangai nel novembre 2016, durante il quale dei ragazzi cinesi lo hanno smontato pezzo per pezzo in un'analisi forense.

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Xenopolitics #1: Petro-bodies and Geopolitics of Hormones

Molte delle sostanze chimiche presenti nell'atmosfera interferiscono con il sistema ormonale degli esseri viventi, umani e non. E nonostante la pericolosità di questi agenti sia ben nota, dal punto di vista politico non c'è ancora la volontà di limitarne l'uso. Con un'installazione che ricrea un inquietante laboratorio chimico, metafora di un mondo tanto alieno quanto reale, il collettivo francese Aliens in Green mette in risalto le contraddizioni delle istituzioni in cui viviamo — che da un lato ignorano le ripercussioni degli agenti ambientali sul sistema endocrino, e dall'altro impongono modelli sociali rigidi che escludono la fluidità di genere in nome di una minaccia al futuro della riproduzione.

Artificial Intelligence for Governance, the Kitty AI

Nella sua installazione video, Pinar Yoldas immagina un futuro governato da un'intelligenza artificiale in forma di gattino. L'inquietante cucciolo in CGI illustra la società del 2039, in cui le crisi del mondo in cui viviamo oggi non sono ancora state risolte. Nel disordine globale, l'unico modo per evitare che le persone si schierino le une contro le altre è mettere l'avatar di un gattino adorabile a capo del mondo. "La democrazia è nata in una polis, non è così sorprendente che muoia in una megalopoli," afferma lapidario.

Predictive Art Bot

Una foto pubblicata da Jura Shust (@jurashust) in data:

5 Feb 2017 alle ore 10:48 PST

Nato da un'idea di Nicolas Maigret e Maria Roszkowska, e presentato con una bella installazione cyberpunk di Jonathan Beilin e Magnus Pind Bjerre, Predictive Art Bot è un algoritmo che combina frasi random per concepire progetti creativi o profetizzare futuri possibili per l'arte. Le sue previsioni, pubblicate puntualmente su un profilo Twitter, sono pensate per estendere e potenziare l'immaginazione umana grazie a prospettive non-umane. Nell'intento di mettere in atto una parodia della filosofia transumanista, il bot vuole essere una macchina che libera l'uomo dal fardello della creatività.

Alla Haus der Kulturen der Welt, la struttura che ospitava il festival, si sono susseguite anche una serie di performance tra cui Lexachast —  un'opera audiovisiva di elettronica dissonante e proiezioni mappate da incubo, nata dalla collaborazione tra il duo elettronico Amnesia Scanner e i due artisti Bill Kouligas e Harm van den Dorpel. Per vedere la versione online del progetto, e sentirvi un po' male, andate qui.