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Come abbiamo trollato tutti fingendoci Banksy

Il collettivo @therightbanksy ha realizzato un finto Banksy, con tanto di campagna pubblicitaria online.

Questo articolo è apparso originariamente su MOTHERBOARD.

Foto per gentile concessione di @therightbanksy

Lo scorso dicembre molti automobilisti che attraversavano il tratto autostradale nei pressi di Luni hanno notato con sorpresa la comparsa dell’enorme scritta “All you can eat” in stile hollywoodiano proprio sopra al cartello turistico autostradale delle Cave di Carrara.

Il fotomontaggio applicato sopra all’indicazione raffigurava le Alpi Capuane sormontate dalla formula adottata nei ristoranti in cui puoi “mangiare tutto quello che vuoi”, l’opera riportava la celebre firma di Banksy.

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Il manifesto e l’intero cartello sono stati rimossi poco tempo dopo dalle autorità competenti, eppure molti di quelli che non hanno avuto la fortuna di ammirare l’opera con i propri occhi hanno appreso la notizia prima dall’Ansa, poi dall’Huffington Post, Oltremodo Magazine, Fanpage e Il Tirreno tanto per citarne alcuni.

Non è grandioso? Il paladino della street art, dopo aver curato un'installazione a tema parco dei divertimenti degli incubi e preso le difese dei rifugiati di Calais con un murales raffigurante Steve Jobs nei panni di un profugo siriano, decide di puntare i riflettori sullo sfruttamento delle Cave di Marmo che stanno rovinando il paesaggio delle Alpi Capuane. Banksy uno di noi.

Eppure c’è un “ma”: in effetti alcuni dei giornalisti che hanno trattato la notizia pongono dubbi sulla reale paternità dell’opera. Chi ci assicura che l’opera sia effettivamente sua? Nessuno. Ci sarebbe da porsi un’altra questione: chi ci assicura che i link che vi ho riportato sopra siano effettivamente tutti opera di giornalisti e che la pagine che avete aperto siano tutte autentiche? Provate a ricontrollarle.

Ed è qui che entra in gioco il collettivo @therightbanksy, il quale ha appena rivendicato la paternità del gesto. Li ho contattati per farmi spiegare come sono riusciti a trollare tutti fingendosi Banksy.

Il collettivo a lavoro sull'installazione. Foto per gentile concessione di @therightbanksy

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MOTHERBOARD: Come avete deciso di mettere in piedi questa operazione? A chi vi siete ispirati?

@therightbanksy: Alcuni di noi vengono dalla street art, altri dall’attivismo politico, altri ancora dal mondo dell’hacking e della Net Art. Ci lega il fatto di abitare o aver abitato il territorio di Carrara e di averne frequentato l’istituzione artistica per eccellenza: l’Accademia di Belle Arti.

Vivere qui significa assistere al perpetuo sfruttamento—economico, ambientale e culturale—di questi luoghi e delle persone che ci vivono. Riguardo alle ispirazioni, non ce n’è stata una in particolare se non quelle dei nostri percorsi individuali.

Potreste descrivere quello che avete definito "approccio open-source" con cui vi siete appropriati del simbolo Banksy?

Si spendono spesso molte parole per chiarire, disambiguare e/o certificare se un certo lavoro sia veramente opera di Banksy oppure no. Ecco, noi abbiamo ritenuto più interessante partire dal presupposto che Banksy non sia altro che una traccia narrativa diffusa. Per diffusa intendiamo dire che pur facendo leva sulla retorica della riappropriazione dello spazio urbano, il lavoro e lo stile di Banksy si fondano sulla moltiplicazione e la circolazione di immagini nella sfera immateriale della rete. Il tutto viene innestato sulla più classica delle dinamiche narrative: il Davide contro Golia, l’eroe senza volto che lotta da solo contro i potenti del mondo per salvare il popolo.

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Quando parliamo di approccio open-source ci riferiamo alla possibilità di appropriarci del simbolo di Banksy per piegarlo ai nostri scopi, esattamente come accade nel mondo del software. Ciò è reso possibile dal fatto che l’identità stessa di Banksy non consente di essere verificata.

Come avete creato questi comunicati stampa falsi?

Come detto, non ci interessava plagiare Banksy, ma semplicemente raccontare una storia. Con ogni mezzo possibile. Sul territorio abbiamo agito intervenendo sul cartello stradale emulando un intervento di Banksy. Il cartello—che poi è stato rimosso completamente da Autostrade per l’Italia—recitava “ALL YOU CAN EAT”, un chiaro riferimento allo sfruttamento senza pietà delle celebri cave di marmo di Carrara.

Il collettivo a lavoro sull'installazione. Foto per gentile concessione di @therightbanksy

Con il cartello avevamo creato una immagine e un principio di storia. Quello che ci mancava era un pubblico più ampio di quello transitante per il tratto autostradale del cartello.

Per questo motivo abbiamo registrato un dominio—http://shrturl.in—molto simile a un comune URL shortner attraverso il quale abbiamo creato false agenzie Ansa, articoli di approfondimento e altri contenuti da condividere sui social per documentare e “raccontare” quanto successo. Nel giro di pochi giorni la notizia è diventata virale ed è stata a tratti ripresa da media ufficiali. Anche per questo motivo qualcuno ha definito il nostro lavoro come una “performance per lettori distratti”.

Quali sono i programmi futuri del vostro collettivo?

Abbiamo poche idee di cosa sarà il futuro. E per questo non facciamo programmi.