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Tecnologia

Guarda un video del 1989 in cui la Rai racconta le prime chatline 'erotiche'

Oggi flirtare da uno schermo è assolutamente normale, ma per questo esilarante servizio giornalistico è ancora tutto troppo strano.

Alle 9:55 di un giorno come tanti nell'anno domini 1989, all'interno della rubrica Curiosità, il programma dal jingle irresistibile Uno Mattina parla del nuovo dilagante fenomeno delle chat sul videotel — un sistema rudimentale della SIP (per semplificare, l'attuale Telecom) che permetteva di trasmettere informazioni da un monitor all'altro attraverso la linea telefonica.

Per accedere al videotel si poteva utilizzare un terminale con un piccolo monitor monocromatico preso in affitto dalla SIP a 7.000 lire al mese, oppure il modem del Commodore 64. In breve, il videotel era un antenato del web. Stando ai dati di Wikipedia, infatti, nel 1989 i computer connessi al vero internet erano circa centomila in tutto il mondo. La connessione a una rete, quindi, suonava ancora esotica a molti dei telespettatori italiani della TV generalista.

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La maggior parte di loro, probabilmente, non possedeva ancora un computer in casa e aveva difficoltà a immaginare cosa significasse davvero chattare. Su questa tabula rasa degli utenti, con un romantico Pat Boone in sottofondo, i giornalisti di Rai Uno sono riusciti a costruire il capolavoro immaginifico che vedete qui sopra sul modo in cui il videotel faceva sbocciare i primi amori virtuali.

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Immagine: screengrab dell'autore

"Vecchia abusata lettera d'amore, hai le ore contate. A scriverti non sono più gentiluomini di campagna col colletto di pizzo, ma giovani yuppies con il computer nella 24 ore" esordisce il giornalista nel servizio. In questi strani luoghi chiamati messaggerie, continua, è possibile scrivere "lettere, messaggi d'amore, epiteti o poemi in diretta, come se si parlasse al telefono tutti insieme in una gigantesca orgia di lettere telematiche." La voce narrante aggiunge dei dati, parla di 100 messaggerie in tutta Italia usate da 130.000 "maniaci della parola scritta" nascosti dietro pseudonimo, tra cui probabilmente "teenagers e insospettabili commercialisti" che si confessano segretamente su questioni di cuore.

Le testimonianze raccolte nel servizio — un consulente informatico, un operatore di sistema e il gestore di una chatline che ha conosciuto suo marito sul videotel — sottolineano i lati positivi di questi nuovi luoghi: intrattenimento dopolavoro, interazione sociale facilitata e spontaneità nell'approccio dovuta all'anonimato. Ma da grande professionista, il giornalista Rai si sente in dovere di citare anche l'altra campana: "come ogni novità, anche le messaggerie telematiche hanno creato schieramenti opposti," tra cui "censori che ritengono che le chatline siano luoghi di loschi incontri a luci rosse dove gli uomini scrivono spacciandosi per bionde improbabili e le donne accettano ogni ingiuria."

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Immagine: screengrab dell'autore

Dopo essersi tolto la soddisfazione di accennare alle losche possibilità erotiche legate alle attività sul videotel, l'autore si ricompone sostenendo che in fondo la verità sta nel mezzo, e che la differenza tra carta e penna e schermo e monitor non è poi così grande: sono medium democratici e diffusi, solo di epoche diverse. L'amore — non lo dice ma è palese che lo pensi — vince su tutto, anche sull'evidente mancanza di senso del nascondersi dietro lo schermo di un Commodore 64.

A guardarla oggi, la narrativa di questo periodo pre-Facebook in cui le interazioni virtuali erano ancora qualcosa di alieno e di temibile, è quasi commovente. Per noi esseri umani del 2017 l'amore passa praticamente quasi sempre da uno schermo, che sia piccolo o grande, che ci piaccia o no. Abbiamo imparato a flirtare tramite like, GIF, link, meme e battute inutili, e ci sembra tutto molto naturale. Anzi, per chi non è al passo con i tempi, le possibilità di riprodursi si riducono al minimo.

Chissà cosa ne penserebbe il giornalista di Uno Mattina oggi, a quasi trent'anni di distanza. Chissà cosa ne penserebbe Darwin.

Grazie a r/Italy per la preziosa segnalazione.