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Tecnologia

Facebook sta celebrando il Pride, tranne dove l'omosessualità è illegale

Se l'obiettivo di Facebook è rendere il mondo un posto più aperto e connesso, potrebbe cominciare trattando le comunità queer in maniera equa.
Facebook alla marcia del Dublin Pride. Immagine: Wikimedia Commons

Come molte aziende della Silicon Valley, Facebook sta celebrando il mese del Pride partecipando alla marce in più di 20 città in tutto il mondo, evidenziando il suo supporto per gli impiegati queer e offrendo delle caratteristiche divertenti agli utenti per esprimere la loro solidarietà.

Questo tipo di misure sono importanti, e possono aiutare gli impiegati queer di Facebook e gli utenti della piattaforma a sentirsi inclusi all'interno della comunità. Una delle nuove caratteristiche, il bottone per la "reazione" arcobaleno (il 'like'), permette agli utenti di esprimere la loro solidarietà sotto ai post. Ma come ha fatto notare Sarah Kessler su Quartz, la feature è stata resa utilizzabile solamente agli utenti di determinati mercati… ovvero, "i mercati più grandi che celebrano il Pride." Gli altri utenti possono sfruttare la funzione mettendo like alla pagina ufficiale LGBTQ@Facebook.

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Si è poi scoperto, però, che alcuni utenti non sono in grado in nessun modo di utilizzare questa funzione. La scorsa settimana ho assistito a una conversazione su Facebook in cui alcuni miei amici del Cario erano piuttosto confuso visto che non erano in grado di usare questa funzione. I miei amici, che supportano la comunità LGBTQ, hanno seguito le istruzioni pubblicate da Facebook e riuscivano a vedere altri loro amici utilizzare la stessa funzione, ma non riuscivano ad attivarla per il loro account.

Dopo aver inviato un po' di messaggi ad altri amici provenienti da altre parti del mondo, ho scoperto che la funzione non era disponibile in diversi paesi, inclusi l'Egitto, la Palestina, il Bahrain, il Libano, Singapore, la Russia e gli Emirati Arabi Uniti. Anche se Facebook ammette — sia nei comunicati stampa che in una risposta pubblicata sotto a un commento di un utente di Singapore nella pagina ufficiale LGBTQ — che la funzione non è ancora disponibili in tutto il mondo, i miei test hanno dimostrato come sia già in funzione in gran parte del mondo… eccetto i luoghi in cui l'omosessualità o è illegale o vive uno status di legalità piuttosto discutibile.

Facebook non ha ancora spiegato perché la funzione non sia disponibile in questi paesi, ma l'azienda probabilmente è preoccupata di mettere a rischio gli utenti. Si tratta di una preoccupazione corretta, ovviamente — uomini gay e bi stanno venendo radunati e uccisi in Cecenia, per esempio — ma vale la pena notare che la policy dei "nomi autentici" di Facebook è parte del perché questi utenti sono a rischio, tanto per cominciare. Nonostante le proteste che da oltre 10 anni arrivano dalla comunità queer, Facebook continua ad affermare il valore della policy nella promozione della "civiltà", nonostante ci siano prove del contrario.

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Inoltre, non tutti i paesi dove manca la funzione sono simili; il Libano, per esempio, negli ultimi anni ha fatto alcuni passi avanti nella de-criminalizzazione dell'omosessualità… Politiche decisamente distanti dal livello delle persecuzioni in Russia.

Joseph Aoun, community center manager di Helem — un'organizzazione che lavora per la protezione delle persone LGBTQI in Libano — nota dei toni discriminatori nel rollout di questa — e altre — funzioni da parte di Facebook.

"Molti aspetti delle politiche di Facebook hanno incanalato una certa discriminazione," mi ha detto Aoun. "Succede lo stesso quando si verifica un attacco terroristico in Libano e non viene attivato il safety check. Sfortunatamente, il mondo di oggi è costruito secondo le priorità… delle persone che vivono nei paesi occidentali, soprattutto delle persone bianche che vivono in quei paesi."

Ciò nonostante, dice, "il Pride riguarda un tipo di storia dell'Occidente che non si relaziona con la lotta interna in Libano, ma ci piacerebbe comunque che questa discriminazione non ci fosse. Il Pride significa comunque qualcosa per le persone LGBTQ della zona."

Un bottone a tema Pride potrebbe sembrare triviale a molti, compresi alcuni attivisti LGBTQ che combattono battaglie molto più dure da tempo. Ma un'azienda di Silicon Valley che decide di limitare l'accesso a una feature opzionale in certi paesi — seppure con l'intento di tutelare la sicurezza degli utenti di quei posti — è paternalistica e nega libertà d'azione agli individui LBGTQ coraggiosi che vivono lì. È importante che le aziende come Facebook si ergano a difesa delle comunità marginalizzate, ma non è con banalità vuote che si vincono le battagie. Se — come sostengono nei loro intenti — l'obiettivo di Facebook è rendere il mondo un posto aperto e connesso, potrebbero iniziare trattando le comunità queer in modo eguale.