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Tecnologia

YouTube sta obbligando i canali più popolari a usare la pubblicità per i video

E se non lo fai, come nel caso dei corsi dell'MIT, i video vengono bloccati.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT
Immagine: Shutterstock

Oggi si vota la direttiva europea sul copyright che prevede l’inclusione di filtri automatici per gli upload — un mostro che rischia definitivamente di trasformare internet in una macchina per la sorveglianza. Già da lunedì, però, sembrava che questa macchina per la censura avesse commesso gli ennesimi, prevedibilissimi errori. Purtroppo, però, non è così: la situazione è peggiore. Questa volta è colpa delle pubblicità.

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Secondo quanto riportato in un articolo apparso su TorrentFreak, diversi canali YouTube, tra cui MIT OpenCourseWare, che offre alcuni corsi online del Massachusetts Institute of Technology, e quello della Blender Foundation, il software open source per la produzione di animazioni 3D, erano stati bloccati.

Una simpatica schermata di blocco.

Il blocco, però, non è collegato ad alcuna supposta violazione del copyright ma all’aggiornamento degli accordi con i partner da parte di YouTube. Tutto risolto quindi, non c’è nulla da vedere. Anzi no. Cosa diavolo prevedono questi accordi con i partner?

Come hanno dettagliatamente scritto sul blog della Blender Foundation, Google ha risposto alle richieste di chiarimenti inviando 6 pagine di documenti legali in cui si chiede cortesemente alla Blender Foundation di monetizzare i suoi contenuti video inserendo annunci pubblicitari nel canale.

Sin dal 2008, sottolineano quelli di Blender, il loro canale YouTube è stato completamente privo di inserzioni pubblicitarie, pur avendo oltre 100 mila iscritti sul canale. In alcuni scambi di mail fra Blender e il supporto di YouTube, avvenuti a seguito di un blocco di un video a fine 2017, la situazione era diventata palesemente grottesca: “Ho ricevuto un aggiornamento dai nostri esperti in cui dicono che è necessario abilitare le inserzioni pubblicitarie per il vostro video. Una volta fatto, il vostro video sarà disponibile per la visione negli Stati Uniti.”

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La Blender Foundation ha deciso di testare soluzioni alternative e ha predisposto un server dedicato per la fruizione dei propri video, sfruttando il sistema PeerTube che si basa su un approccio decentralizzato.

Fino a questo momento l’ombra del capitalismo della sorveglianza era abbastanza nitida: Google ha messo in piedi un sistema capillare per l’estrazione di informazioni sulle nostre attività, che va dal monitoraggio delle nostre ricerche online al tracciamento delle pagine e dei video che visualizziamo. Inglobando così del tutto la nostra attività online.

Nel 2018, però, dobbiamo aggiornare la nostra definizione di capitalismo della sorveglianza: se vuoi offrire un canale su YouTube privo di inserzioni pubblicitarie — perché magari ci tieni alla privacy di chi ti segue — scordatelo pure. O accetti l’obbligo di monetizzare i tuoi video e offrire così il fianco alla sorveglianza oppure uno schermo nero di blocco ti perseguiterà.

Segui Riccardo su Twitter: @ORARiccardo