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Foto di Yann Bohac/SIPA.

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Lanci d'uova, foto ricordo e cocaina: cosa abbiamo visto ai processi ai gilet gialli a Parigi

Prima dei disordini di questo fine settimana, abbiamo assistito ai processi lampo per alcuni dei gilet gialli fermati.

Domenica scorsa, ben prima dei disordini e degli oltre 1000 fermi di questo fine settimana in Francia, in 400 erano già stati arrestati a seguito di altre manifestazioni dei gilet gialli—la protesta contro gli aumenti sulla benzina senza piombo che si è in breve tramutata in un movimento contro Macron.

Subito dopo quei 400 arresti si sono tenuti numerosi processi lampo; molti degli indagati comparivano per la prima volta davanti a un tribunale, ed erano arrivati a Parigi dalle periferie e le zone circostanti. Ma non mancava nemmeno qualche opportunista che ha visto nelle proteste l'occasione per seminare disordine. I più hanno ricevuto condanne brevi o direttamente una sospensione della pena, mentre altri dovranno aspettare che le indagini facciano il loro corso.

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Ho avuto la possibilità di assistere ad alcuni processi, e questo è ciò che ho visto. Magari può aiutare a capire un po' meglio il movimento.

COCAINA E PIETRE

Antoine è pentito di aver deciso di andare a Parigi. Domenica 2 dicembre, il 28enne—un artigiano di Bordeaux—è stato arrestato intorno alle 19. Spiega che era in place Charles de Gaulle e che la polizia gli si è avvicinata chiedendogli di mostrare il contenuto del suo zaino. Dentro "sul fondo, c'era un sasso avvolto in una sciarpa," spiega alla corte, insieme a sette grammi di cocaina e 662 euro in contanti. Ha detto alla polizia che la droga era per uso personale, e che aveva tutti quei soldi perché il giorno prima aveva smarrito il bancomat.

"Cosa faceva lì?" chiede la giudice ad Antoine. "Protestavo per l'eguaglianza," risponde deciso prima di lanciarsi in un appello inaspettato: "Signora, non possiamo lasciare che i calciatori guadagnino milioni mentre ci sono persone che muoiono di fame." Ma a cosa serviva il sasso allora, e lo aveva in mano nel momento in cui è stato fermato? "Guardi le telecamere di sicurezza," suggerisce Antoine. "Le telecamere sono state distrutte." Alla fine, Antoine riceve il divieto di rimanere a Parigi e di tornarci.

FUOCHI D'ARTIFICIO

Charles-Jeans è incensurato. Ha 22 anni, fa il muratore e vive con la madre a Fontainebleau. Ammette di essersi sottratto alla perquisizione degli agenti. "Stavo salendo le scale e mi sono trovato davanti i poliziotti. Mi sono spaventato e sono corso via," ricorda. Fermato, è stato trovato con due fuochi d'artificio, di quelli acquistabili da chiunque. Ma per la corte il tutto va esaminato alla luce dei disordini: "Capisce che presentarsi in un posto del genere con dei fuochi d'artificio non è stata una buona idea?" gli chiede il magistrato. "Non sapevo fossero vietati," risponde.

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IL COLTELLO NELLA CINTURA

Kevin voleva una foto per "ricordare il momento," ed è tornato in place Charles de Gaulle dopo che questa era stata sgomberata dalla polizia. Quando gli agenti gli hanno chiesto di allontanarsi, si è rifiutato. "Ero dal simbolo del Milite Ignoto," racconta. "La tomba," lo corregge la giudice sollevando gli occhi al cielo. "E sono arrivati due poliziotti. Mi sono caduti gli occhiali e mi sono chinato per raccoglierli." È allora che sono iniziati i suoi problemi: aveva un coltello alla cintura. "Ce l'ho sempre," spiega. "Ma non avrei potuto usarlo perché era sotto la giacca. Se avessi voluto usarlo avrei dovuto aprirla così," prosegue mimando il gesto col parka. Nella sala nessuno sembra seguire il suo ragionamento.

SOUVENIR

Col passare delle ore le storie dei fermati si fanno sempre più bizzarre. Era l'una di notte quando, dopo avere manifestato, Bryan si stava dirigendo verso l'auto. Lo aspettava un lungo viaggio verso casa, ma il gilet giallo, gli occhiali da sci e la sua andatura hanno attirato l'attenzione di un'auto della polizia. A peggiorare le cose, il fatto che in una mano avesse una bottiglia di whisky e nell'altra, nascosta sotto la giacca, un sasso.

Gli agenti che l'hanno fermato hanno subito notato il "forte odore di lacrimogeni," che emanava in particolare dai guanti. Al banco, Bryan scrolla la testa sconcertato. Dice che il sasso voleva essere un semplice souvenir. "Mia nonna ha fatto lo stesso nell'86." Quanto ai guanti, ammette di aver raccolto "dei lacrimogeni, ma solo per spegnerli."

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LADRO PER CASO

Yanis ha l'espressione smarrita. "Non è chiaramente nel suo ambiente," dice l'avvocato d'ufficio. Con voce tenue, il liceale spiega di essere stato fermato sabato sera, di fronte alla vetrina in frantumi di Burberry. Addosso non gli sono stati trovati oggetti provenienti dal negozio—ma nella borsa aveva due strobo, una confezione ancora sigillata di profumo, cinque cappelli, sigarette e una cassa bluetooth.

"È tutta roba che ho trovato per strada," ripete Yanis. Sfortunatamente per lui, sul suo cellulare la polizia ha trovato messaggi incriminanti ricevuti qualche giorno prima da un amico. Nei messaggi vengono descritti i saccheggi dei giorni precedenti. "Hanno rotto le vetrine di Dior e Givenchy, è rimasta della roba, si prende facile," recita uno di questi. In un altro qualcuno gli scrive, "Dicono che faranno casino da LV e FNAC, così ti fai l'iPhone X gratis," a cui Yanis risponde, "Andiamo lol." La madre, un avvocato, si dice sconcertata dall'arresto. Secondo la giudice, "Yanis quella sera non aveva motivo di essere lì, se non per cacciarsi nei guai." Viene condannato con la condizionale.

L'UOVO

Nicolas, 20 anni, porta i segni del fermo. Cammina strisciando i piedi. Nella notte tra sabato e domenica è stato fermato per "violenza contro pubblico ufficiale." In sua difesa, Nicolas dice che l'uovo che ha lanciato su una macchina in fiamme sugli Champs-Élysées gli è stato passato. Ammette anche di aver commesso atti vandalici, ma nega che stesse cercando di nascondere la sua identità. Indossava solo sciarpa e cappello.

Più tardi viene stabilito che potrebbe non trattarsi della stessa persona fermata per violenza contro pubblico ufficiale, e si rimanda a ulteriori indagini. "Tornare alla manifestazione quella sera è stato l'errore più grande della mia vita," conclude Nicolas.

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MARTELLO E SCALPELLO

Quando è stato fermato dalla polizia sotto l'Arco di Trionfo, Romain aveva con sé un martello e uno scalpello. "Sto facendo dei lavori a casa di mia nonna," dice. Sembra piuttosto tranquillo, ma la sera dell'arresto aveva tutt'altro stato d'animo. "Cosa volevi fare coi sassi?" gli avrebbe chiesto la polizia in quell'occasione. "Io? Niente, ma ho visto che altri li hanno tirati alla polizia." "E dove li hai trovati?" "In giro, per aria." Romain viene condannato a sei mesi.

LE FOTO

Di tutti i casi della giornata, quello di Max* è il più serio. È accusato di aver rubato alcune monete commemorative in vendita all'Arco di Trionfo; di aver lanciato oggetti alla polizia e di aver dato alle fiamme un mezzo d'opera. Secondo Max, "le monete mi sono piovute addosso, così ne ho presa una." Sul suo cellulare, la polizia ha trovato foto in cui Max vandalizza uno scavatore e lancia oggetti agli agenti. "Stavo cercando di convincerli a fermarsi perché in questa merda ci siamo dentro tanto noi quanto loro," dice alla giudice. "Non ho niente contro la polizia."

In seguito ammette di aver patito personalmente le conseguenze dell'aumento del carburante, e dice di non riuscire a pagare l'affitto. Viene condannato a due anni di prigione.

* Il nome è stato cambiato per tutelare la privacy.