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Per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio, infatti, va detto subito che Il Presidente sarà pur girato bene, ma è un mattone agiografico di due ore che finisce in glorificazioni che non hanno nulla da invidiare alla Corea del Nord. Fin dai primi minuti, Putin viene presentato come un leader duro ma umano, determinato ma umile, un combattente che vuole vendicare l'umiliazione a cui la Russia è stata sottoposta dal crollo dell'Unione Sovietica in poi.Una delle prime scene ritrae Putin nel 1999 in Daghestan, ai tempi della seconda guerra in Cecenia. Ripreso in una tenda con i soldati, l'allora primo ministro alza il calice per "bere alla memoria di coloro che sono morti"; dopo un breve discorso, Putin però appoggia il bicchiere e rimanda il brindisi a quando "i compiti essenziali," cioè la fine della guerra, "saranno completati."Il documentario si concentra sulla lotta al terrorismo (ripercorrendo anche la drammatica vicenda del teatro Dubrovka) e sull'ascesa di Putin al Cremlino: in poco tempo, veniamo a sapere attraverso le interviste a membri del suo entourage che il nuovo presidente russo ha messo in riga tutti gli oligarchi (tranne quelli vicino a lui, ça va sans dire); ha risollevato l'economia in un batter d'occhio; ha riportato le donne russe a far figli; e ha sempre rispettato con scrupolo e dedizione la Costituzione e le istituzioni democratiche, ponendosi come un padre della patria assolutamente super partes. Tra i prodigi a lui attribuiti, stranamente, non è inclusa la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
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Il meglio, tuttavia, deve ancora arrivare. Verso la metà del documentario, la celebrazione dell'uomo Putin raggiunge l'apice. Prima vengono mostrate immagini del presidente russo che si fa atterrare da bambini mentre pratica Judo.
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Ultimamente, in questo milieu putiniano si è infilata anche la stampa cattolica e moderata. A seguito degli attentati di Parigi e degli interventi militari in Siria, su Famiglia Cristiana sono apparsi due editoriali—molto condivisi sui social—del vicedirettore Fulvio Scaglione, che lodano incondizionatamente l'attuale politica estera della Russia e sono piuttosto eloquenti già a partire dal titolo ("Caro Vladimir! Ecco perché Putin ci piace di nuovo" e "Per fortuna c'è l'impero del male!").Insomma, se fino a poco tempo fa la fascinazione per Putin era liquidata come un'eccentricità di Silvio Berlusconi o di qualche rossobruno, ora questa stessa fascinazione non solo si è evoluta in qualcosa di ben più serio, ma ha coinvolto settori sempre più ampi—e profondamente diversi tra loro—dell'opinione pubblica italiana.Segui Leonardo su TwitterSegui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: