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A San Valentino ho portato due ragazze conosciute su Tinder in un club per scambisti

Avevo sempre desiderato sapere cosa succede all'interno dei locali per scambisti. Quest'anno, per San Valentino, ho deciso di andarci, e ho usato Tinder per trovare due ragazze disposte a venire con me.

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Faccio fatica a pensare a un luogo in cui mi sentirei più a disagio che in un club per scambisti. Per qualche ragione, me li sono sempre immaginati come posti loschi dove dei quarantenni panciuti tirano di coca e la gente porta dei cappelli orribili. Ma ne sono sempre stato anche molto affascinato. Ho sempre voluto sapere cosa succede davvero dietro quelle mura, dove i matrimoni sulla via del fallimento vanno a cercare una ventata di novità e la gente reclama il suo diritto all'avventura.

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Ho deciso di andarci per San Valentino, e ho usato Tinder per cercare qualcuno disposto ad aiutarmi a sopravvivere all'imbarazzo. Nello spirito del poliamore, nello specifico, mi sono messo a cercare due donne.

Il club in cui sarei andato si chiamava L'Orage, che significa "La tempesta"; sul sito fa bella mostra di sé la foto di un uomo che morde soddisfatto il sedere di una ragazza. Abbastanza innocente, no? Quest'anno il tema della serata di San Valentino era "cioccolato e tette," e l'ingresso era riservato solo alle coppie e alle donne single.

Trovare due ragazze a cui piacessi, che si piacessero a vicenda e che fossero felici di frequentare un locale in cui gli sconosciuti scopano tra loro sotto luci soffuse è stato molto difficile. Dopo numerosi fallimenti, in un bar ho incontrato per caso Rose, una ragazza che avevo conosciuto su Tinder, e le ho spiegato quello che volevo fare.

"Andiamo!" ha detto.

Ero a metà dell'opera. A due giorni da San Valentino, sono uscito con Marika, un'artista appena arrivata in città. Ci siamo trovati bene e siamo finiti a farci qualche birra a casa mia. Durante una pausa nella conversazione, le ho buttato lì di venire con me e lei ha acconsentito.

Ho dato appuntamento a entrambe per il giorno di San Valentino, alle 19.30 a casa mia. Quando Rose è arrivata, con due ore di ritardo e una bottiglia di vino, mi ha trovato visibilmente ansioso. Camminavo avanti e indietro per la stanza e controllavo il cellulare ogni cinque secondi: Marika non si era ancora fatta sentire. Rose sembrava molto divertita dalla situazione, e mi ha consigliato di lasciarla perdere. "Dai, prendi Tinder e cerchiamo qualcun altro," mi ha detto. "Proviamoci."

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Un'ora dopo, in un mare di rifiuti e confusione è comparso un messaggio. Si chiamava Daphnee. "Figo. Adesso sono a una festa a casa di amici, ci vediamo là tra un'ora."

Era fatta.

Abbiamo chiamato un taxi e ci siamo diretti verso il locale. Siamo scesi dall'altra parte della città, vicino a una chiesa sulla cui scalinata dormivano dei barboni. Diretti verso il tenue bagliore dell'insegna abbiamo superato un gruppetto di coppie scontente appoggiate al muro e siamo entrati. Da dietro una scrivania, un tizio pelato dall'aria stressata, con gli occhiali e una camicia a righine verticali, ci ha detto che il locale era pieno.

Stephen Keefe

Quando gli abbiamo detto che avevamo mandato una mail al proprietario si è messo a controllare sul suo iPhone. Di fronte a lui, in un barattolo, tremolava la fiamma di una candela. Alla fine, un po' riluttante, ci ha fatti passare.

Quello che è successo subito dopo è stato un triste e confuso attentato alla nostra sensibilità. Il locale, grosso più o meno quanto una piscina, era affollato di sessantenni che si contorcevano goffi al ritmo di orribile musica techno. Donne bionde di mezza età ballavano dentro le gabbie, ancheggiando, con gli occhi spenti e le fronti piene di botulino. Il tutto odorava di profumo e di vestiti vecchi.

Il nostro ingresso ha innescato un visibile cambiamento. Un mare di capelli grigi si è voltato nella nostra direzione, attirato dall'odore di vita e gioventù. Un sessantenne con una camicia hawaiana e gli occhiali offuscati ci ha rivolto un sorriso a 32 denti. Non c'erano coppie sposate che tentavano di ravvivare la passione—c'era solo gente che cercava di togliersi qualche ultima soddisfazione prima di morire.

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In fondo si distinguevano delle figure che si contorcevano l'una sull'altra, come in un film erotico muto, dietro a una tenda di perline che si apriva su uno spazio fiocamente illuminato.

Era come se fossimo appena entrati in un ospizio e qualcuno avesse messo l'ecstasy nelle spremute dei residenti. Siamo rimasti lì impalati per un attimo, dopodiché siamo andati al bancone per bere qualcosa in silenzio. La barista, una donna di mezza età completamente rifatta, ha detto a Rose che se avesse mostrato le tette avrebbe avuto diritto a una consumazione gratis. Prima ancora che finisse di parlare Rose si era già tolta maglietta e reggiseno, e mi aveva passato la birra perché gliela tenessi mentre si rivestiva.

"No, no, devi stare senza maglietta fino alla fine della canzone."

Riluttante Rose è rimasta lì in piedi, l'unica ragazza con le tette di fuori in tutto il locale, tenendo in mano la sua birra e aspettando con ansia la fine di quell'orribile remix di Calvin Harris. Nel frattempo, una coppia dietro di noi—formata da un tizio impettito con i capelli grigi e una moglie corpulenta—aveva sentito il nostro odore e parlottava e tubava nella nostra direzione.

Siamo scappati verso la pista da ballo prima che potessero tentare un approccio, e abbiamo cercato di concentrarci sulla musica. Siamo subito stati circondati da uomini in camicie a fiori e donne in abiti eccentrici. I laser che partivano dalla postazione del DJ illuminavano la loro pelle mentre piano piano convergevano tutti verso Rose..

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Ci siamo diretti verso il retro del locale, con le birre in mano, stretti stretti. A quel punto il tizio all'ingresso si era spostato a fare il buttafuori sul retro, e ci ha detto che per passare dovevamo finire le birre. Le abbiamo buttate giù, il tizio ha annuito e ha scostato la tenda, e noi siamo entrati trattenendo il respiro.

Disposti in giro per la stanza c'erano circa otto letti, di altezze e dimensioni diverse. Su ognuno c'erano corpi nudi e seminudi che trombavano come conigli. La stanza era illuminata da una luce color vomito proveniente da una serie di lampade a forma di uovo di Pasqua. In sottofondo si sentiva una sinfonia di labbra, genitali e gemiti. Posate sui tavoli in giro per la stanza c'erano delle ciotole piene di preservativi, simili a caramelle al bancone della reception di un albergo.

Alla nostra destra, un tizio stava masturbando con decisione l'ano della compagna, distesa sul letto. Su un letto vicino c'era un donnone enorme in compagnia di un uomo molto più piccolo di lei. Al centro della stanza si aggiravano alcune coppiette, osservando quello che succedeva sui vari letti come se stessero scegliendo quale film porno guardare.

Rose mi ha portato su un tavolino libero, mi ha slacciato la cintura e ha cominciato a farmi un pompino. Si è tolta la maglietta ed è rimasta solo col reggiseno nero comprato apposta per l'occasione. Ero praticamente nudo e sentivo gli sguardi dei presenti su di me. Di tanto in tanto, dalle tenebre che ci circondavano emergeva un uomo che si metteva a palpare il sedere di Rose, ma dato lo stato in cui mi trovavo non c'era molto che potessi fare.

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A quel punto si è liberato un grosso letto vicino all'ingresso, così ci siamo spostati lì e ci siamo tolti il resto dei vestiti. Una coppia piuttosto attraente ci ha lanciato degli sguardi abbastanza espliciti a cui ho risposto con un sorriso. Pian piano si sono avvicinati al letto e hanno iniziato a spogliarsi. Li abbiamo sentiti parlare in russo.

Era chiaro cosa stava per succedere, e io non mi sono tirato indietro. Una piccola folla di coppie e uomini soli ci ha circondati per guardarci fare una cosa a quattro. Dopo circa 20 minuti ci siamo rintanati agli angoli opposti del letto, un po' stanchi e brilli. In quel momento ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto e mi sono accovacciato sotto il letto per rispondere.

"Ciao, sono Daphnee! Sono dentro, dove sei?"

Ho sbirciato da dietro il letto e sul lato opposto della stanza ho visto la sagoma di una ragazza che parlava al cellulare. Ho cercato di coprirmi i genitali con i boxer. Stavo pur sempre incontrando per la prima volta una ragazza e volevo mostrarmi educato, anche se l'incontro avveniva in una stanza allestita appositamente per il sesso. Aveva i capelli rossi e indossava una giacca di pelle. Si è sporta verso di me e si è presentata.

"Ciao, grazie per essere venuta. Lei è…" ho detto, indicando la donna più grande di me che mi aveva appena fatto un pompino.

"Yana," ha detto la signora russa, sporgendosi per stringerle la mano.

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"Alex," ha detto il russo facendo lo stesso.

Ci siamo guardati, mentre dietro di noi un tizio ancora completamente vestito e con tanto di scarpe da ginnastica ha iniziato a darci dentro con sua moglie.

"Volete bere qualcosa?" ha chiesto Rose, tirandosi su.

Rose ha tirato fuori le tette per la durata di un'altra canzone, e ci siamo messi a chiacchierare al bancone. Yana sorseggiava una birra e di tanto in tanto sorrideva timidamente mentre io e Alex facevamo conversazione.

"Sì, d'estate Montreal è tutta un'altra città," gli ho detto. Di che cazzo stavo parlando? La moglie di questo tipo mi aveva appena fatto un pompino e adesso parlavamo del tempo come due vecchi amici a una grigliata. Gli ho chiesto se gli andasse di fare una foto tutti insieme.

"No, non vogliamo," ha detto Alex.

Erano le 2 di notte e la pista da ballo si stava svuotando. Le coppie che si aggiravano intorno al bancone non si guardavano più intorno, probabilmente perché si erano già mescolate tra loro. Il DJ era un po' più giovane di quello di prima e teneva la testa inclinata di lato mentre osservava quella scena desolata. Mi sono chiesto come fosse finito a lavorare in quel posto. Poi, dal momento che non sapevamo che fare e ci stavamo annoiando, siamo tornati nella stanza sul retro.

Ormai ci eravamo abituati al fatto che tutto intorno a noi ci fosse gente che scopava, e vedere culi nudi e palle al vento non ci sconvolgeva più strano. Stranamente, rivedere il tizio con le scarpe da ginnastica dietro di noi mi ha rassicurato—è stato un po' come vedere il tuo vicino che tutti i giorni porta fuori il cane alla stessa ora. (Gli uomini soli invece—quelli che non avevano trovato nessuno con cui fare scambio o le cui mogli erano andate con qualcun altro—ci inquietavano ancora, mentre si aggiravano in cerchio per la stanza.)

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Ci siamo guardati e abbiamo iniziato a fare una cosa a tre. Nella penombra, degli uomini ci osservavano cercando di capire se fossimo disponibili. Uno che andava in giro con un dildo legato in vita si è avvicinato più degli altri. Non l'ho degnato di uno sguardo. Mentre stavo facendo sesso con Daphnee, un uomo con una camicia lunga color granata si è avvicinato a Rose e ha cominciato a toccarla. Lei si è spostata e si è messa accanto a me e Daphnee. Ho iniziato a farle un ditalino, come per proteggerla, mentre intorno a noi tre si andava formando una piccola folla.

Più tardi, Daphnee mi ha detto che a un certo punto aveva sentito una mano che le toccava i capelli. Aveva guardato in basso verso le mie mani e si era accorta che qualcuno le stava accarezzando la testa mentre facevamo sesso. Il tempo di capirlo e il responsabile era già sparito.

Verso le tre di notte, una signora è venuta a dirci che il locale stava per chiudere. Passava di letto in letto a diffondere la notizia.

Ci siamo rivestiti, siamo passati in mezzo alla folla e siamo saliti su un taxi. Mentre io guardavo fuori dal finestrino, Rose e Daphnee parlavano tra loro e facevano amicizia. Avevo mal di testa per l'intensità di tutto quello che avevo appena vissuto, e mi chiedevo come avrei fatto a tornare nel mondo reale. Nel giro di poche ore avevamo toccato, esplorato e oltrepassato una miriade di limiti sessuali. E ora saremmo dovuti tornare al nostro mondo fatto di scadenze, ringraziamenti distratti e pranzi a base di panini.

Arrivati sotto casa mia ho salutato le ragazze e sono entrato. Ero ancora troppo eccitato per dormire, così mi sono seduto sul letto e per quattro ore di fila, finché non è spuntato il sole, ho giocato a scacchi al computer. Con la luce che filtrava attraverso le persiane e una bottiglia di vino mezza piena, mi sono addormentato. Il mio ultimo pensiero è stato per quel posto oscuro, spaventoso e straordinario.

Era stato un San Valentino fantastico.

Segui Stephen Keefe su Twitter: @keefe_stephen.