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Tecnologia

Arriva l'epoca della tortura in realtà aumentata

"Se pensi che ti stiano torturando, ti stanno torturando.”
​Image: 1157.pm

Immagina di essere in una piccola stanza. I muri sono coperti da pattern geometrici che fanno male agli occhi. Nell'angolo c'è un letto poligonale e una panca inclinata secondo un angolo che rende impossibile sedercisi sopra. Il pavimento è ingombro di mattoni che rendono impossibile camminare in qualsiasi direzione se non in avanti.

Suona come un modello al computer dell'esatto opposto del Fung Shui, invece è molto reale. Costruita da anarchici che combattevano nella guerra civile spagnola, la cosiddetta cella di tortura psicotecnica faceva uso dei concetti di percezione dell'arte astratta di inizio secolo per massimizzare la rottura sensoriale, sovvertendo i sensi del prigioniero per farlo impazzire.

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È un esempio bizzarro del tipo di fottimento mentale che è possibile solo quando qualcuno ha i mezzi per trasformare la tua realtà—qualcosa che la moderna tecnologia ora ci permette di fare come mai prima.

La realtà virtuale è declamata come una piattaforma per qualsiasi cosa, dalla pornografia ai videogiochi al trattamento delle PTSD. Ma visto quanto la realtà virtuale sta diventando potente e quanto si diffonderà, un suo uso illegittimo ma logico è particolarmente inquietante: la tortura.

Per essere chiari, non c'è prova che la VR sia usata per costringere le persone a fornire informazioni nel modo in cui il suono, la nutrizione rettale e altri orrori sono stati impiegati dalla CIA nelle sue prigioni segrete. Ma dove l'immaginazione va, spesso segue la realtà. E quando si tratta di tortura, una simulazione può avere lo stesso impatto della cosa reale. "Nella sanità mentale, le percezioni sono la realtà," dice il Dr. Asher Aladjem del Program for Survivors of Torture di Bellevue, "dunque se pensi che ti stiano torturando, ti stanno torturando."

Persino la tecnologia attuale è sufficiente per creare "presenza," il cuore esperienziale dell'immersione che fa sì che gli input sensoriali sembrino veri. Man mano che la tecnologia migliora, le esperienze virtuali saranno completamente autentiche. Sotto le giuste circostanze, potrebbe essere impossibile vedere la differenza o anche distogliere lo sguardo. Persino gli scenari di oggi renderizzati piuttosto scarnamente possono avere effetti profondi sullo spettatore.

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Prendete l'esempio di una giovane e timida ragazza mentre cammina (letteralmente) attraverso un gioco horror in VR, uno piuttosto grezzo, eppure lei è assolutamente incapace di tenere l'headset addosso quando succedono cose terrificanti. L'immediatezza pura di una visuale integrale e un'immersione uditiva possono rendere le esperienze psicologicamente e fisiologicamente coinvolgenti quanto quelle "reali", quanto basta per portare anche utenti navigati a stati di terrore.

La realtà virtuale è potente in modo viscerale—ecco perché è stata usata per ridurre il dolore o trattare le fobie e combattere i traumi, ma potrebbe essere altrettanto efficace se usata per fini opposti. I traumi virtualizzati non lascerebbero segni, e come nella Room 101 di 1984, potrebbero mettere le vittime davanti alle peggiori cose immaginabili.

Immagine: SoundSelf

Oltre a causare disagio, la VR crea un canale bidirezionale di dati che potrebbe essere sfruttato per informazioni. Gli sviluppatori stanno già impiegando i biofeedback per creare esperienze reattive (sopra) che permettono un forte collegamento psicosomatico. Dunque, anche le storie personali sono estratte per aumentare l'impatto delle esperienze in VR.

Nella terapia delle PTSD, per esempio, Skip Rizzo e il suo gruppo alla University of Southern California prendono le storie personali dei pazienti per ricreare esperienze di campi di battaglia dettagliate, che hanno l'obiettivo di innescare una forte risposta emotiva e fisica. Monitorando battito cardiaco, conduttanza dell'epidermide, respirazione, EEG, movimenti della testa, e altri parametri, si nota che i livelli di stress dei loro soggetti aumentano visibilmente quando le scene di VR li mettono davanti a eventi traumatici specifici di esperienze fatte durante la guerra. Questo genere di reazioni involontarie può essere usato per rifinire scenari di maggiore impatto, e fornire ricche informazioni riguardo a quello che succede nella testa di un soggetto.

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Uno scenario virtuale maligno non avrebbe neanche bisogno di mirare al soggetto direttamente. Il mero suggerimento del disagio di qualcun altro può essere sufficiente per scatenare una reazione. Una versione in VR del notoriamente inquietante esperimento sull'obbedienza di Milgram—in cui ai soggetti del test veniva chiesto di somministrare l'elettroshock a persone sempre più sofferenti in un'altra stanza—dimostra che proviamo empatia per avatar digitali ancora più grezzi tanto quanto per le persone reali.

Questa sensibilità ai simulacri fa eco a un fenomeno conosciuto come il trauma vicario. È qualcosa che di solito si applica alle persone che sentono il dolore delle vittime di tortura con cui lavorano, ma è un altro sentiero empatico che potrebbe essere sfruttato. In breve, la gamma di possibili abusi è tanto diversificata quanto lo sono i modi in cui si può fare male ad una persona.

La realtà virtuale sta diventando un mezzo ancora più efficace e disponibile per attingere al nostro più profondo senso dello spazio, della presenza, del sé. La cosa è incredibile, ma cosa possiamo fare riguardo il suo potenziale abuso? Una regolamentazione delle tecnologie emergenti è a dir poco difficile. Mentre la VR si evolve in un nuovo bene comune, con aziende di tecnologie e social media che fanno pressione per il suo uso diffuso come piattaforma di comunicazione, quelli che la impiegano potrebbero diventare vulnerabili in modi che non sono ancora ben compresi.

Forse è meglio capire e rispettare semplicemente i fatti riguardo il potere molto reale della realtà virtuale—avrà effetti su molte persone ed è importante che gli sviluppatori di queste tecnologie siano consapevoli delle sue implicazioni, buone e cattive. La tortura è solo un esempio—bullismo online, stalking, propaganda, potrebbero tutti essere seriamente incrementati nel loro impatto negativo grazie alla VR.

La difesa migliore contro l'uso della VR nella tortura potrebbe essere il fatto banale che i metodi attuali di tortura sono più semplici. "Ci sono così tanti modi per infliggere dolore alle persone, alle volte sono le cose più semplici, e tanta tecnologia non è necessaria," ha detto il Dr. Vince Iacopino, un esperto nell'accertamento delle vittime di tortura e autore principare del protocollo di Instambul dell'ONU per averla investigata e documentata. "Non so cosa cambieranno le nuove tecnologie, se le persone subiranno cose peggiori di quanto non succeda già con i metodi più semplici."

Gli esperti che ho intervistato non erano inclini ad ipotizzare in che modo uno possa deviare la VR verso simili scopi, il che è comprensibile. Se ci sono intenzione e mezzi, però, è facile scommettere che qualcuno la sfrutterà. La NSA ha sorpreso gli esperti di computer non per la gamma di tecniche che avrebbero sviluppato, ma perché hanno battuto letteralmente ogni sentiero disponibile.