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Tecnologia

Un database per combattere la mafia

Spaghetti Open Data è la comunità di hacker che ha creato il primo database in cui sono mappati i beni confiscati dalla mafia regione per regione.
Mappa dei beni confiscati alla mafia. Immagine via

Andrea Nelson Mauro e Andrea Borruso sono due tra le menti che hanno creato Spaghetti Open Data, una comunità di hacker nata nel 2010 su iniziativa di ingegneri, front-end designer, data journalist e attivisti il cui principale scopo è il "rilascio di dati pubblici in formato aperto".

La primavera scorsa, a Bologna, Spaghetti Open Data ha organizzato un hackathon in cui Mauro e Borruso, assieme ad altri simpatizzanti, hanno creato il primo database nazionale in cui sono ma​ppati, regione per regione, tutti i beni confiscati alla criminalità organizzata.

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Nel processo di creazione della banca dati, tra l'altro, il gruppo di lavoro ha scoperto che l'Agenzia nazionale che si occupa dei beni confiscati alla Mafia (AN​BSC) nel 2011 ha vinto una bando dell'Unione Europea per un valore di 7.5 milioni di euro per la costruzione di un database nazionale di cui fino ad oggi non si ha alcuna notizia. Ho raggiunto Mauro e Borruso per saperne di più e capire quale può essere il ruolo degli hacker nella lotta alla mafia e comprendere se oltre a cliccare "like" sotto i post di Saviano su Facebook può essere fatto qualcosa di più concreto.

Motherboard: come avete fatto a raccogliere tutti questi dati?
Andrea Nelson Mauro e Andrea Borruso: È stato difficile perché i database dell'Amministrazione italiana sono un gran casino. I problemi fondamentali che abbiamo riscontrato sono due. Il primo è che la pubblicazione di dati in questo campo è irregolare e spesso molto lenta. L'ultimo aggiornamento dell'ANBSC, per esempio, risale al 2013. Il secondo problema è che i dati sono dispersi in maniera irregolare tra i siti di Ministeri, di Enti e di Regioni e questo rende le ricerche molto difficili. Mma nonostante ciò ci siamo lanciati in quello che in gergo si chiama scraping e siamo riusciti a ordinare il tutto in maniera efficiente e sistematica.

Il problema è la pubblica amministrazione, dunque?
​Sì e no. All'interno della pubblica amministrazione ci sono persone che capiscono il mondo dei dati e altre per cui quello che diciamo non ha alcun senso. È un mondo al cui interno convivono iniziative che funzionano benissimo come per esempio OpenCoesione ma ci sono anche casi come quello dell'Agenzia per i beni confiscanti che non funzionano per nulla.

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Secondo voi un'iniziativa come la vostra può essere la soluzione?
Noi siamo soltanto una piccolissima parte di tutto quello che andrebbe fatto. Avere in mano dei dati è soltanto una piccola parte del lavoro. Quando si scopre che la seconda città per numero di confische, subito dopo Palermo, è Torino, il pubblico e la politica dovebbero capire che la mafia non è soltanto un problema del Sud. Di questo certamente se ne parla, ma mostrarlo attraverso numeri precisi, su una mappa, vedere come Torino – e non Napoli – sia la seconda città del paese per beni confiscati fa un certo effetto.

Quali possono essere, secondo voi, le conseguenze positive del vostro lavoro?
Ti faccio un esempio. A Napoli–e questa è una storia a cui tengo molto–uno degli immobili confiscati alla mafia è stato riutilizzato da un gruppo di volontari per una radio: ​Radio ​Siani. L'ideale sarebbe mappare anche come i vari altri beni sono stati utilizzati e il loro impatto sociale. La radio dei ragazzi napoletani interagisce per esempio all'interno della comunità, trasmette notizie locali che altrimenti si perderebbero, lavora con i bambini del quartiere e li aiuta a trovare ispirazione. Tutte operazioni fondamentali per far crescere una cultura avversa alla mafia.

Vorreste fare la stessa cosa con tutti i beni del database?
Se possibile sì. Sarebbe molto utile sapere, per esempio, se il bene confiscato in questione è ipotecato, se si trova in stato di abbandono, se è utilizzabile fin da subito da associazioni o altri gruppi, se necessita invece di lavori o altro ancora. Per ottenere un database del genere vorremo creare un sistema che permetta ai cittadini di compilare documenti e questionari caricabili su una piattaforma web in grado di elaborare le schede ricevute e in automatico aggiornare la banca dati.

Riuscite a sostenere tutti questi progetti da soli?
Per il momento sì, ma lavoriamo di notte e quasi del tutto gratuitamente. Ogni membro del gruppo di lavoro di Confiscati Bene ha anche un altro impiego. Stiamo anche iniziando a parlare di collaborazioni con altre associazioni che lottano contro la mafia. Dopo il progetto della mappatura siamo entrati in contatto con ​Libera, un'organizzazione che da quasi venti anni si sforza di raccogliere dati sui beni confiscati e sul loro utilizzo. Speriamo, grazie al nostro know-how, di iniziare a lavorare presto insieme a loro e aiutarli.

Mi ricordo, e questa potrebbe essere soltanto un'impressione, di essere rimasto colpito di quanto poco Renzi parli di mafia. C'è una spiegazione?
Premettendo che non c'è alcun complotto, penso che il problema di base sia proprio la quantificazione del problema mafia nel dibattito pubblico. Tutti sanno ovviamente che esiste ed è reale e i numeri sulla criminalità organizzata sono noti, ma avere un'idea dettagliata del problema, capire fino in fondo come la mafia abbia realmente infiltrato il Paese è tutta un'altra cosa. Il motivo è che quando le cose ti vengono sbattute in faccia, non puoi scappare dalla tua responsabilità. 
​È un po' forse come i cambiamenti climatici: il problema è così grosso e difficile da risolvere che lo si ignora il più possibile.

Progetti per il futuro?
Ci piacerebbe riuscire a incrociare diversi database. Se per esempio fosse possibile ottenere i dati riguardo alle aziende colluse con la mafia o quelle sotto indagine e allo stesso tempo avere accesso ai dati finanziari di queste società e sapere con quali altre entità intrattengono rapporti d'affari si potrebbe iniziare a seguire anche queste ultime, se sono colluse o compiacenti.
​Se sono una società X controllata dalla mafia o sospettata di essere controllata dalla mafia e ho un numero fitto di interazioni finanziarie con Y è molto probabile–anche se non certo–che investigando su Y possa scoprire che anche quest'ultima è collusa o comunque accertare i sospetti iniziali. Ovviamente nulla è dimostrato da questo procedimento, ma il sistema potrebbe essere un utile campanello d'allarme.