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Tecnologia

Perché è importante sapere chi è Satoshi Nakamoto

Chi è Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo del creatore della tecnologia Bitcoin, e perché è importante saperlo?
via BBC

Questa mattina l'imprenditore australiano Craig Steven Wright ha dichiarato con un post sul suo blog e una comunicazione inoltrata a BBC, The Economist e GQ di essere Satoshi Nakamoto—La notizia, se confermata, porrebbe fine alla diatriba dietro lo pseudonimo che cela il misterioso creatore della tecnologia blockchain, di cui si sono perse le tracce nel 2010 dopo la pubblicazione del white paper che teorizzava il meccanismo dietro il sistema e la pubblicazione del primo software dedicato alla gestione delle transazioni. Satoshi Nakamoto, prima di sparire, aveva consegnato il testimone a Gavin Andresen, che ha curato la gestione e lo sviluppo del progetto fino al 2014.

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La notizia, nei fatti, è importante in due sensi diversi: il primo riguarda l'effettiva veridicità dei fatti, per ora garantiti solamente dal post sul blog di Craig Wright—ma su cui moltissimi utenti stanno già dibattendo; il secondo riguarda l'impatto sull'intero ecosistema Bitcoin, da molti mesi ormai coinvolto in uno scisma che da un lato vorrebbe un'evoluzione più rapida e aggressiva del progetto, e dall'altro vorrebbe mantenersi coerente all'idea iniziale dietro la tecnologia, ovvero quella di sviluppare una valuta decentralizzata e completamente gestita dai suoi utenti.

DISINTERMEDIARE IL MERCATO

La tecnologia Bitcoin sta finalmente riuscendo a farsi spazio nell'immaginario del settore più importante di tutti per un meccanismo di questo tipo: quello del mondo della finanza. Sono sempre di più le grandi realtà finanziarie che si muovono su questo fronte, generando reazioni piuttosto palesi: in Russia, per esempio, si sta discutendo una legge per vietare l'utilizzo dei Bitcoin—Pena, la prigione.

L'interesse è legittimo: non solo il mercato Bitcoin vale sempre di più e le realtà commerciali che accettano la valuta stanno aumentando a dismisura; la tecnologia blockchain, e in generale quella delle criptovalute, si affida a un sistema di distribuzione tale da ottimizzare l'accountabìility delle transazioni, ovvero la loro trasparenza. Il principio è quello della disintermediazione: ogni utente si configura solamente con il blockchain, che contiene una lista continuamente aggiornata e costantemente verificata di tutte le transazione avvenute—Riducendo gli intermediari, in teoria, dovrebbero diminuire anche le possibilità di corruzione.

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Sulla carta il ragionamento fila, ma è la natura stessa del Bitcoin in quanto valuta a tradire questo suo principio e a rendere palese il perché dell'interesse da parte delle grandi realtà finanziarie (che anzi dovrebbero essere interessate a mettere i bastoni tra le ruote a un sistema che richiede più accountability). "Se cominci a utilizzare, per esempio, un portafoglio Bitcoin, è molto probabile che il valore del tuo portafoglio venga visualizzato in dollari," si legge in un lungo e dettagliato articolo sulla crisi del Bitcoin apparso su OpenDemocracy. "Questo è solo uno degli esempi più semplici del problema di interdipendenza di questi sistemi, e dimostra come il dollaro e l'andamento del mercato finanziario in generale generino un impatto pesantissimo sul valore percepito della valuta."

There is currently no publicly available cryptographic proof that anyone in particular is Bitcoin's creator.

Bitcoin Core Project2 maggio 2016

In questo periodo intermedio in cui il Bitcoin è riuscito a fuoriuscire dalla sua nicchia e sta cominciando a penetrare nel mondo finanziario reale, è dunque chiaro che le grandi realtà siano intenzionate a esercitare controllo su una valuta di fatto non controllabile—Perché legata a doppio filo al suo sistema crittografato e al principio del blockchain come registro pubblico e completo delle transazioni—attraverso le fluttuazioni dei mercati che si interlacciano a quello dei Bitcoin. In breve, un Bitcoin non ha senso di esistere se la valuta di destinazione non ha valore (o ha un valore talmente alto da rendere l'unità in Bitcoin inutilizzabile perché troppo preziosa), e si tratta di un problema risolvibile solamente attraverso una riforma strutturale dell'intero sistema, oppure una diffusione così rapida ed endemica da rendere insignificante la pressione esercitata dalle altre valute.

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LA GUERRA DEI BITCOIN

È proprio per questo motivo che l'ambiente di sviluppo del sistema Bitcoin ha sofferto uno scisma. È il 14 gennaio di quest'anno quando Mike Hearn, uno dei principali sviluppatori di Bitcoin, pubblica un lungo post in cui spiega perché secondo lui "l'esperimento Bitcoin è fallito." Le conseguenze erano ovvie: i media hanno cominciato a dubitare della solidità del sistema.

Si tratta di un problema di sostenibilità: il principio fondamentale di Bitcoin, ovvero la tecnologia blockchain, prevede la risoluzione di blocchi da circa 1MB di operazioni matematiche particolarmente complicate. Ogni blocco cela una chiave di validazione crittografica, e una volta risolto viene appuntato nel registro, il blockchain—In cambio, l'utente riceve una certa quantità di Bitcoin.

Craig Wright claims to be the man behind bitcoin. Do you believe him? The Economist2 maggio 2016

Un megabyte corrisponde a operazioni molto lunghe e complicate—Ciononostante, con la diffusione del sistema e la moltiplicazione degli utenti, la risoluzione dei blocchi è cominciata a diventare pratica talmente frequente da creare degli ingorghi nella validazione sul blockchain, la cui infrastruttura non è saputa stare al passo con la diffusione della tecnologia.

Questi ingorghi hanno creato non pochi problemi a livello commerciale: sono ormai mesi che l'utilizzo dei Bitcoin deve fare i conti con la necessità di aspettare svariati minuti prima che una transazione venga correttamente registrata e verificata sul blockchain. Così facendo, la valuta rispetta i suoi principi ideologici ma smette di essere sostenibile. Il rischio è che gli investimenti a riguardo crollino tanto rapidamente quanto si sono diffusi, provocando lo scoppio di una vera e propria bolla.

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Per correre ai ripari, una parte della comunità di sviluppo Bitcoin ha proposto di aumentare la dimensione dei blocchi di transazioni, di modo da aumentare la potenza computazionale richiesta per risolverli e verificarli e dunque dare respiro all'infrastruttura. Più grandi sono i blocchi, più tempo ci vorrà per risolverli e dunque più tempo avrà l'infrastruttura dei nodi per verificare quelli già risolti.

Il bilancio Bitcoin nelle ultime 12 ore. via

Sulla carta è un'ottima idea, ma sulla pratica questo mutamento radicale mette a repentaglio il principio primo del sistema, ovvero la decentralizzazione dell'infrastruttura. Se la potenza computazionale richiesta per lavorare coi Bitcoin aumenta, saranno sempre meno le realtà capaci di partecipare attivamente all'estrazione e alla gestione della valuta, accentrando il potere nelle poche, grandi realtà con a disposizione abbastanza potenza da poter risultare effettivamente utili.

Lo scisma ha prodotto due differenti correnti di pensiero, e addirittura due differenti protocolli Bitcoin: uno tradizionale, fedele alla dimensione originale dei blocchi, un altro che si affida a blocchi di dimensione maggiore. Per Mike Hearn sta proprio qui il fallimento: una valuta decentralizzata la cui infrastruttura si fa la guerra in questo modo non ha e non può avere futuro.

L'IMPORTANZA DI CRAIG WRIGHT

Proprio in questo senso, la notizia di questa mattina assume un'importanza cruciale qualunque sia l'opinione che si riguardo la sua veridicità. Infatti, poche ore dopo la diffusione, la community reddit di /r/Bitcoin ha avanzato i primi concreti dubbi riguardo le prove fornite da Craig Wright.

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Per alcuni utenti, la chiave crittografica fornita dall'uomo di affari non ha alcun valore perché semplicemente estrapolata da una vecchia transazione di Satoshi Nakamoto. Insomma, quella chiave appartiene a Satoshi, ma non dimostra in alcun modo la presenza di un collegamento tra Craig Wright e Satoshi Nakamoto.

Craig Wright once again fooled us. His todays „prove

Jonas Schnelli2 maggio 2016

Un tweet di Jonas Schnelli, uno dei principali developer Bitcoin, a supporto della teoria di /r/Bitcoin.

La falsità della prove di Craig Wright, se confermata, si ripercuoterebbe anche sulle dichiarazioni di Gavin Andresen, uno degli storici pionieri Bitcoin, che questa mattina ha dichiarato di ritenere verosimile che l'uomo dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto possa essere proprio Craig Wright. Se le prove si rivelassero false, rimarrebbe da chiedersi chi o che cosa abbia convinto Andresen a prendere parte nella vicenda: è stato semplicemente ingannato? Forse è complice? Ancor peggio, è stato hackerato? Nel frattempo, la comunità Bitcoin ha revocato temporaneamente i privilegi garanti ad Andresen.

If Peter Todd2 maggio 2016

Nel marasma delle prime ore dopo la notizia è difficile determinare con certezza chi abbia ragione e chi torto, è però necessario chiedersi perché un uomo d'affari australiano abbia deciso, di punto in bianco, di uscire alla scoperto e di rivelare di essere una delle figure del mondo tech più idealiste degli ultimi anni— Un apparente paradosso, visto che l'efficacia del sistema Bitcoin è frutto anche del clima collaborativo derivato dall'assenza di un vero e proprio creatore. Si potrebbe parlare quasi di una figura spirituale, che in questi anni ha guidato genuinamente lo sviluppo e l'evoluzione della tecnologia.

Alcuni credono che si tratti di un tentativo di cortocircuitare il mercato, sfruttando la temporanea situazione mediatica per permettere a Wright e ai suoi collaboratori di speculare sulle fluttuazioni; altri credono che si tratti di un test per i media, che hanno divorato la notizia senza verificarla; altri ancora, infine, credono che si tratti di un complotto messo in atto per far tremare l'intero sistema, e chiedono a gran voce di fidarsi della tecnologia, che continua a essere invincibile—A differenza della comunità, che sta finendo in frantumi.

Vere o false che siano, è evidente che le dichiarazioni di oggi scuoteranno gli equilibri diplomatici all'interno della comunità e segneranno un punto di svolta nella guerra interna per la scelta del percorso da seguire: il Bitcoin deve sacrificare i suoi principi in favore della sua diffusione, oppure deve rimanere fedele alla sua identità decentralizzata? Quel che è certo, è conoscere l'identità di Satoshi Nakamoto è tanto importante quanto continuare a ignorarla. Ogni sfumatura di grigio tra questi due estremi non fa che rendere più fragile l'intera comunità, rendendola vulnerabile alle pressioni esterne.