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Tecnologia

La legge di Moore è morta

Un paper pubblicato pochi giorni fa su Nature conferma l'inevitabile — La legge di Moore, che per anni ha guidato il progresso dell'industria informatica, non è più sostenibile.

Gordon Moore è vivo, ma la legge omonima che ha formulato nel 1965 è appena stata seppellita dall'industria informatica. Precisamente, prima da una dichiarazione dell'International Technology Roadmap for Semiconductors risalente al 2014, che ha deciso che il teorema che ha guidato per oltre 50 anni il progresso hardware in ambito informatico non sarebbe più stato lo standard a cui tentare di allinearsi; poi da un articolo pubblicato su Nature qualche giorno fa, che firma l'epitaffio della legge, e chiude definitivamente la sua bara.

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La legge di Moore è una stima formulata da Gordon Moore e prevede che ogni 18 mesi, grazie al progredire della tecnologia, un dato circuito integrato possa ospitare il doppio dei transistor rispetto all'anno precedente. La formula nel 1965, mentre lavora nella sua Fairchild Semiconductor International — Intervistato da Electronics Magazine, gli viene chieste di predire il futuro dell'industria dei semiconduttori (i mattoni dell'intera industria elettronica):

La complessità dei costi per le componenti di un microcircuito sta diminuendo di circa la metà ogni anno. Sicuramente nel breve periodo questo tipo di trend è destinato a rimanere invariato, se non addirittura diminuire ancora di più. Per quanto riguarda il lungo periodo, il ritmo di diminuzione è un po' più incerto, anche se non ci sono motivi di credere che non possa rimanere quasi costante per almeno 10 anni. - Electronics Magazine

Per oltre 50 anni la legge di Moore ha continuato a essere confermata, nonostante la portata esponenziale del suo enunciato — L'intera industria dell'informatica globale è stata letteralmente trainata da questa legge, spingendo oltre i confini del concepibile la miniaturizzazione dei semiconduttori nel tentativo di mantenersi, ogni anno, al passo con gli standard pronunciati da Gordon Moore.

Sono stati proprio i progettisti hardware a scegliere di gareggiare nella corsa per inseguire gli standard dettati da Moore.

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Non scherzo quando parlo di 'confini del concepibile'. Per tutta la durata del 2014 sono stati prodotti otto bilioni (8.000.000.000.000) di transistor al secondo. Sì, non è un refuso: significa proprio che ogni secondo del 2014 ha sfornato uno stock di transistor pari a questo numero qui sopra. Il risultato a fine anno era piuttosto prevedibile: 250 miliardi di miliardi (250 x 10^18) di transistor, venticinque volte il numero di stelle presenti nella Via Lattea e settantacinque volte il numero di galassie nell'universo conosciuto.

La scelta effettuata dall'ITRS non solo muterà radicalmente la forma dell'industria informatica, ma probabilmente trasfigurerà l'intera sostanza che la costituisce. Fino ad oggi, infatti, sono stati proprio i progettisti hardware a scegliere di gareggiare nella corsa per inseguire gli standard dettati da Moore, obbligando quindi gli sviluppatori software a dover avere a che fare con i capricci di un ecosistema fatto di dispositivi e architetture in continuo cambiamento.

Questa tendenza, sebbene abbia spinto i limiti fisici dell'informatica ai confini del concepibile, ha incredibilmente frenato l'evoluzione del mondo software, "Il software fa schifo perché è troppo complesso e perché in ogni istante sta tentando di comunicare con altri programmi sullo stesso computer, o addirittura con programmi presenti su altri computer. I computer sono una sorta di insieme di computer, scatole dentro scatole, e ognuna di queste scatole è piena di piccoli programmi che tentano di coordinarsi e comunicare con gli altri," spiega Quinn Norton in un essay pubblicato su The Message dal titolo 'Everything is Broken'.

Mentre l'industria informatica dell'hardware si disperava per tenere in vita una legge come quella di Moore, l'industria del software ha continuato a boccheggiare — Questo meccanismo ha contribuito alla creazione dell'ecosistema informatico attuale, pieno di macchine incredibilmente potenti gestite da software mai abbastanza performanti per sfruttarne appieno le potenzialità.

La fine della legge di Moore ha un significato simbolico piuttosto importante per l'intero mondo dell'informatica — Corrisponde alla fine di un'epoca iniziale votata a una corsa cieca e spericolata verso il progresso. La speranza è che la sua eredità possa trasformarsi in un terreno fertile per un'informatica più ragionata e correttamente struttura, anche se il prezzo da pagare fosse quello di rallentare un po'.

Segui Federico su Twitter: @nejrottif