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Tecnologia

Un furgone di Google Streetview? No, un veicolo spia del governo americano

Le autorità non vogliono spiegare perché un veicolo governativo si stia fingendo una macchina di Google—Né a quale agenzia appartenga.

Il SUV in questione. Da notare, il lettore di targhe montato sul tettuccio. Immagine: Dustin Slaughter

Un SUV avvolto dalle ombre del tunnel del Philadelphia Convention Center veste il noto logo di Google Maps, e montate, in cima al veicolo, ci sono due lettori di targhe piuttosto sofisticati. Per un passante qualsiasi, potrebbe trattarsi di un normalissimo veicolo di Google Street View, quello che passa in rassegna le strade di tutto il mondo per restituirne una visione fotografica su Google Maps.

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Altre persone, come Matt Blaze, professore di informatica della University of Pennysilvania, notano la reale natura del veicolo: uno strumento di sorveglianza maldestramente mascherato. Blaze ha twittato una foto del veicolo accompagnandola con una didascalia decisamente appropriata: "WTF?"

L'espressione incredula di Blaze è appropriata. Perché mai un'agenzia governativa dovrebbe camuffare un veicolo di sorveglianza in questo modo? E quale agenzia crede di doverlo fare così?

Il documento che indica che il veicolo è di proprietà della città di Philadelphia. Immagine: Dustin Slaughter

Il documento sul cruscotto indica che il SUV è registrato presso il Philadeplhia Office of Fleet Management, che si occupa del mantenimento dei 6.316 veicoli del governativo, e indica che il veicolo sta venendo utilizzato da un'agenzia locale.

Christopher Cocci, che lavora come coordinatore della flotta cittadina di auto e e la cui firma si trova sul documento, afferma che il veicolo non appartiene allo Pennysilvania State Police, conosciuta per sfruttare sistema di riconoscimento targhe automatici, o al Philadelphia Parking Authority, un'altra agenzia locale che usa sistemi simili. Quindi, di chi è il veicolo?

"Tutti i veicoli cittadini come quelli della polizia, dei pompieri, e della guardia stradale… Sono registrati alla città. Le agenzie semi-pubbliche come il PPA, la Housing Authority, il PGW e lo School District possiedono veicoli registrati a loro nome," ha scritto per email a Motherboard il gestore di flotta Christopher Cocci dopo aver analizzato le foto del veicolo. Crede, anche, che quel veicolo sia connesso alle attività della autorità.

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A meno che non salti fuori che il Philadelphia Fire Department o lo Streets Department stanno usando ALPR, la cosa indica senza troppi dubbi che è il dipartimento di poliziaa trascinarsi tra le strade della città sotto l'egida di Google, approfittando per scattare foto a migliaia di targhe al minuto. La cosa stupisce non poco, considerato che a partire dal 2011 la polizia di Philadelphia ha messo in servizio almeno 10 auto munite di telecamere e non ha nascosto a nessuno la cosa.

L'utilizzo di tecnologia ALPR è controverso perché permette di fotografare migliaia di targhe in un minuto, e, di conseguenza, anche di tenere monitorati gli spostamenti di chiunque senza bisogno di un mandato. A Philadelphia, la polizia può conservare questi dati per un anno intero, anche se la stragrande maggioranza dei residenti non è sotto indagini. Le informazioni di una targa fotografate e poi utilizzate in sede d'indagine possono invece essere conservate per sempre, stando alle direttive del dipartimento.

Allora perché impiegare un sotterfugio del genere? I portavoce del Philadephia Police Department non erano disponibili immediatamente per fornire un commento.

"Possiamo confermare il fatto che non si tratti di un'auto di Google Maps, e che stiamo indagando sulla faccenda," ha scritto Susan Cadrecha, portavoce di Google. Nonostante le pressioni, Cadrecha non ha chiarito la posizione dell'azienda, se fossero arrabbiati o preoccupati che un'agenzia locale utilizzasse un veicolo munito di tecnologia di sorveglianza potente—e controversa—fingendosi nel mentre un'auto che mappa le strade.

In una mail seguente, Cadrecha ha detto: "Non abbiamo altri commenti a proposito, al momento," ma ha indicato che l'azienda potrebbe far sentire la propria voce man mano che l'indagine prosegue.