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Perché sempre più persone vogliono essere salvate dagli alieni

Il documentario di Elisa Fuksas 'ALBE — A Life Beyond Earth' ci accompagna nella periferia di Roma tra chi spera negli alieni e in una vera e propria redenzione.
Giulia Trincardi
Milan, IT
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Giulia e Antonio nei pressi di Cassino. Immagine per gentile concessione di K48

Parecchi anni fa (rubando la battuta di un film), chiedevo a chiunque incontrassi se, trovandosi nel finale del cult di fantascienza Incontri ravvicinati del terzo tipo, sarebbe o meno salito sulla navicella aliena. In base alla risposta, giudicavo se quella certa persona fosse curiosa dell’ignoto come me, o no.

Il significato che leghiamo a un’entità extraterrestre non è, però, sempre quello di avventura e accoglienza che racconta Incontri ravvicinati del terzo tipo. Anzi: negli ultimi anni, per un nutrito gruppo di persone, gli alieni sono piuttosto oggetto di una sorta di cultismo religioso più o meno intenso — rappresentano, in altre parole, la specie evoluta “promessa” che verrà a salvarci dai guai e redimerci dalle nostre esistenze.

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La necessità di sentire di appartenere a qualcosa di superiore è ciò che lega i protagonisti di ALBE — A Life Beyond Earth, documentario diretto da Elisa Fuksas e co-prodotto da Tommaso Fagioli che sarà presentato in anteprima a Roma, Milano e Firenze a partire da oggi.

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Immagine per gentile concessione di K48

In ALBE, un gruppo di persone dall’età e dal vissuto personale disparati si ritrova nella periferia di Roma per osservare il cielo, per fare sedute spiritiche in cerca di un contatto, per condividere le esperienze inesplicabili che sentono di aver vissuto.

Il documentario ritrae le vite reali dei suoi personaggi come una favola surreale — tra eteree immagini di periferia romana e video-diari girati con lo smartphone. La narrazione principale è alternata da brevi momenti di confronto della regista stessa con un prete, con l’astronauta Chris Hadfield e con l’astrofisica Amalia Ercoli-Finzi, che offrono un contraltare significativo: il senso di estasi dell’astronauta nello spazio e l’entusiasmo dell’astrofisica nell’elencare le ragioni per cui non è possibile escludere l’esistenza di vita extraterrestre si tramutano in una fede cieca nei protagonisti del film — per cui l’alieno non è più una domanda, ma una risposta assoluta. E, come ha spiegato la regista in un’intervista l’anno scorso, questa risposta ha anche implicazioni politiche impossibili da ignorare.

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Gianpaolo che guarda il cielo. Immagine per gentile concessione di K48

Guardando ALBE è inevitabile chiedersi: come siamo arrivati a far coincidere la mitologia degli alieni con quella della salvazione? Quand’è che abbiamo smesso di avere paura degli alieni e iniziato, piuttosto, a desiderare di essere conquistati?

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La risposta è ovviamente complessa e ha, probabilmente, una radice (comune a tante delle teorie del complotto contemporanee) nella morte delle grandi ideologie religiose, politiche e sociali, culminata con la fine degli anni Settanta. Abbiamo bisogno di qualcosa in cui credere e, per certi versi, gli alieni sono un’opzione valida come un’altra. Senza voler scomodare troppa storia contemporanea, però, il fatto che il rapimento alieno sia stato sostituito in tempi più recenti da una sorta di “beatificazione” aliena è indicativo, in sé, della nostra necessità di avere un ruolo positivo, di essere scelti, di essere speciali, all’interno di questa mitologia specifica.

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Stefania, durante la seduta di ipnosi. Immagine per gentile concessione di K48

E, allo stesso tempo, riflette forse il nostro più profondo senso di inadeguatezza alle emergenze in atto ora sulla Terra. Confidare nell’intervento alieno, in questo senso, ci solleva da ogni responsabilità più di qualsiasi altra cosa, fatta forse eccezione per quello divino.

Il cinema — tanto quello mainstream che quello sperimentale e documentaristico — ha assegnato ruoli estremamente diversi all’alieno, nel corso della sua storia. Dalla metafora socio-politica di L’invasione degli ultracorpi, alla funzione antagonista e distruttiva dei blockbuster d’azione, all’oggetto di mistero e complotto di X-Files, alla curiosità per l’ignoto di Incontri ravvicinati del terzo tipo, fino alla metafora sociale di District 9 e alla malinconia esistenziale di L’ignoto spazio profondo.

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Antonio. Immagine per gentile concessione di K48

E, di riflesso, ha raccontato in qualche modo le persone che credono agli alieni: quando come ribelli a un dato sistema, quando come complottisti, quando come reazionari intenti a ristabilire uno status quo, quando come romantici.

ALBE, oggi, ci accompagna con delicatezza tra chi, in Italia, nelle periferie delle grandi metropoli, cerca un segno di vita aliena come conferma che non solo non siamo soli, ma che non siamo neanche perduti. Che siamo ancora meritevoli di una salvezza che arriva dall’alto — non importa quanto, ai fatti, le fantasie di salvazione possano apparire spurie davanti a un mondo che collassa più in fretta che mai.

ALBE — A Life Beyond Earth sarà proiettato in anteprima a Roma il 18 e 19 febbraio al cinema Farnese, a Milano il 20 e il 27 febbraio al cinema Beltrade e a Firenze il 21, 23 e 24 febbraio, al cinema La Compagnia. Durante la serata di Milano, dove sarà presente la regista Elisa Fuksas, Motherboard modererà il dibattito successivo alla proiezione.