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Cibo

Il curioso caso della mensa per i poveri vietata agli stranieri

Un’associazione benefica in Germania ha deciso di dare pasti gratis solo ai tedeschi. Ovviamente è scoppiato un casino.
Andrea Strafile
Rome, IT
Foto marktristan via Flickr

Per tornare a casa, fino a qualche mese fa, dovevo passaredavanti alla mensa dei poveri del quartiere: questo gigantesco spazio ferroviario inutilizzato dove lavoravano forsennatamente decine e decine di volontari. Oggi quella mensa non c’è più, è stata chiusa o spostata.

E ricordo che a parlare l’italiano lì ce n’erano davvero pochi, e chi lo faceva non stava di certo a tirare spallate al vicino perché arrivava da situazioni difficili. Prima di leggere la notizia vera e propria qui sotto, cercate di focalizzare queste persone e non leggere le parole che seguiranno come vuote, aride notizie lontane centinaia di chilometri.

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Voliamo in Germania, faro dell’Europa contemporanea. Per essere precisi a Essen, città sul versante nord-occidentale del Paese, in Vestfalia.
Qui, un’associazione di beneficienza che fornisce pasti ai più poveri, la Tafel E.V. ha appena deciso di fornire il proprio aiuto, il proprio cibo, esclusivamente a uomini e donne tedeschi.
Il motivo sarebbe la percentuale di immigrati cresciuta di più del 75% in un solo anno.
Sì, naturalmente è successo un casino.

Come fa giustamente notare il Corriere una cosa simile è accaduta solamente in Grecia, quando il gruppo di neonazisti Alba Dorata ha cominciato a servire pasti ai connazionali in difficoltà.
Il problema è che in questo caso non stiamo parlando di un gruppo politico specifico, ma di un’organizzazione di beneficenza con più di 900 sedi in tutta la Germania. I responsabili delle città più importanti come Amburgo e Berlino sono rimasti indignati da quello che sembra, a tutti gli effetti, un braccio in aiuto del populismo dilagante.
“Il cibo viene prima di tutto. Non deve pesare l’origine in nessun caso. Quello successo a Essen è inaccettabile e anche improponibile”, ha detto il direttore della federazione che mette insieme le mense tedesche di aiuto.

La risposta per dare chiarimenti del direttore della Tafel di Essen, Jörg Sartor, non ha ovviamente tardato. Non gli va molto a genio di essere scambiato per un nazista.
“Non capisco tutta questa eccitazione. Non è vero che non serviamo più chi non è tedesco, ma che non accettiamo più nuove iscrizioni da chi non è tedesco. Almeno fino alla primavera.” E ha aggiunto: “La verità è che in questi ultimi anni il pensionato, la vedova e la giovane ragazza madre ha smesso di venire da noi perché si sentivano a disagio a stare in fila assieme a extracomunitari che non rispettavano le regole.”

Ve l’ho detto: non gli va affatto a genio questa cosa di essere considerato nazista, non capisce proprio perché glielo dicano.

Mi dispiace, ma io rimango sempre dell’idea.
In mani nere, bianche o segnate dal lavoro, una zuppa bollente rimane solo una zuppa bollente.

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