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Soffermiamoci un po' sulla foto della scrivania di Matteo Renzi, ok?

Osserviamola attentamente, sorseggiando una bella tazza di caffè.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

A Matteo Renzi piace un sacco scrivere libri. È un fatto: dal 1999 ad adesso ne ha scritti ben sette, con titoli che vanno da Tra De Gasperi e gli U2 a Oltre la rottamazione. Si può anche dire che i suoi saggi—sebbene non siano proprio dei saggi, quanto piuttosto dei, ehm, flussi di coscienza?—abbiano accompagnato le varie fasi della sua scalata dalla provincia di Firenze a Palazzo Chigi.

Ma ora Renzi non è più al governo. E quindi, evidentemente, ha tutto il tempo per tornare all'hobby di sempre e rilanciare una nuova fase della sua carriera politica. La sua nuova opera si chiama Avanti. Perché l'Italia non si ferma. Secondo la sinossi, si tratta del "libro più importante" perché è la "resa dei conti con l'esperienza più forte per un politico—il governo del suo paese." Il libro, inoltre, dovrebbe rispondere a domande cruciali quali: "Cosa è successo nei mille giorni da presidente del Consiglio? Come li ha vissuti l'uomo politico, ma anche il marito, il padre, il giovane di Rignano sull'Arno? E cosa si impara su di sé, sui propri amici, i propri nemici?"

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Tuttavia, non voglio parlare del libro in sé, anche perché non è ancora uscito. No, voglio parlare di questo post (su Facebook e Twitter) con cui questa mattina Renzi ha comunicato la lieta novella dell'uscita:

Oltre al riferimento nostalgico-pop alle "notti prima degli esami" ( ;-))) ) e una spontaneità che fa il paio con quella di Virginia Raggi che mangia la pizza, Renzi ha messo parecchia carne al fuoco in questa foto, che sembra davvero la prosecuzione con altri mezzi della campagna per arrivare dritti al cuore dei cinquantenni su Facebook.

Ho dunque pensato di analizzarla, perché dopotutto parliamo pur sempre del leader di uno dei primi partiti in Italia che ha passato la nottata in bianco, in solitaria, chino sulla scrivania, arso dal sacro fuoco della Letteratura, pronto a lanciare di nuovo l'assalto al cielo e svuotare la palude italica post-referendum.

Cominciamo, pertanto, dal dettaglio più vistoso:

LE QUINDICIMILA TAZZINE DI CAFFÈ BUTTATE UNA SOPRA L'ALTRA

Dunque, e qui rimango sempre nel perimetro dell'immaginario-Vaporidis-Brizzi-Venditti imbastito da Renzi, è normale ingurgitare caffè mentre si studia o si legge un testo impegnativo.

Ma nemmeno con macigni come diritto tributario o diritto amministrativo sono arrivato a sei caffè. Cioè, intendiamoci: sei caffè sono davvero tanti, considerando il fatto che secondo Efsa (l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare) berne più di quattro al giorno potrebbe essere dannoso per la salute. Ho capito che la deadline è serrata, e che devi fare vedere che hai lavorato sodo, però Matteo: stai attento, non esagerare, riguardati.

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E magari ogni tanto alzati e passa una tazzina sotto l'acqua, ok?

A meno che Renzi, con questa ostentata sovrabbondanza, non abbia voluto fare una specie di ammissione recondita, quasi a dire: ragazzi, questo libro è talmente una palla che pure io fatico a starci dietro senza addormentarmi.

Comunque, andiamo all'altro dettaglio cruciale, ossia

I TRE EVIDENZIATORI DI COLORE DIVERSO

Sulla scrivania ci sono ben tre evidenziatori, tutti di colore diverso. Non è una cosa usuale, ma ci può stare. D'accordo: pensavo che la pratica di usare colori diversi per "sottolineare le cose importanti, e poi i colori diversi aiutano un sacco la memoria visiva, lo diceva anche < nome storpiato di qualche filosofo greco che non aveva mai detto quella cosa >" fosse caduta in disuso, ma tant'è.

Ma diciamoci la verità: chi lo fa? Ok, all'università avevo un compagno che lo faceva. Sapete che fine ha fatto adesso? È finito a fare le veglie per le Sentinelle in Piedi. E sono sicuro che la compulsione con cui sottolineava quei libri, che alla fine assomigliavano ad arcobaleni vomitati da unicorni malati, abbiano giocato un ruolo fondamentale in questa svolta.

Tutti gli altri, invece, cambiavano colore perché a) era finito l'evidenziatore; b) non avevano voglia di studiare, e quindi cazzeggiavano colorando a caso la pagina.

Tuttavia, la cosa che mi disturba di più non sono i tre evidenziatori: sono le cinque penne sparse sul tavolo. A cosa servono cinque penne? Sono anch'esse di colori diversi? Magari, chessò, una è rossa per gli errori, una è blu per le perifrasi da aggiustare, una è verde per evidenziare i passaggi particolarmente riusciti—qualcosa di questo genere: "Cambiare l'Italia è un onere e un onore. Io ci ho provato e non rinnego di averlo fatto. Anzi, lo rivendico. La bellezza della politica è anche in questo: fallire. Fallire ancora. Fallire meglio. Fallire per un Bene più grande: il Bene del Paese che si serve."

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Onestamente, non lo so. A prima vista, però, mi ricorda un po' quello che facevo al liceo: cioè far finta di studiare buttando oggetti a caso—spesso e volentieri rubate dalla compagna di banco—sul tavolo, così quando entrava in camera mia madre poteva esserci l'impressione che stessi facendo qualcosa.

Tra l'altro, questa ipotesi potrebbe essere corroborata da altri due elementi: Il Mac aperto, in stand-by (e quella di tenere mezzo spento il pc è la più classica delle mosse diversive); e, soprattutto:

IL DANNATO TEMPERINO

Il temperino, già. Lo so che l'avete visto anche voi, lì sotto, che spunta arrogante e strafottente sotto il piattino della tazza. È un elemento così fuori luogo da ricordare un meme di Matteo Renzi News o un giornale in PDF nel 2017. Personalmente, non riesco a darmi pace: cosa ci fa quel temperino lì in mezzo? È per temperare le penne? Gli evidenziatori? Le porte USB?

Tocca quindi tornare all'eventualità di poc'anzi: Renzi ha svuotato un astuccio sul tavolo per fare questa foto e mostrarsi follemente impegnato nella revisione del testo.

Tra l'altro, a riprova di ciò, se si sposta lo sguardo a sinistra si può notare la presenza del

CINTURINO DI UN OROLOGIO SOPRA QUELLA CHE POTREBBE ESSERE UN'AGENDA

Ma questa, se non altro, è facile da spiegare: si tratta con ogni evidenza di un orologio di riserva, non degno di essere indossato, perché il Rolex Submariner in acciaio Renzi l'ha perso al concerto al Vasco.

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Arrivati a questo punto, dunque, c'è un ultimo dettaglio che ha destato la mia attenzione. Ovvero:

I FOGLI DELLE BOZZE

Ecco, è davvero l'unica cosa che distingue la scrivania di Matteo Renzi da quella di uno studente fuorisede all'ultimo esame prima delle vacanze. Per ora, grazie al cielo, nessuno studente è costretto studiare la produzione letteraria di Renzi sotto forma di bozze stampate alla meno peggio in copisteria.

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