Salviamo i kākāpō dall'estinzione
Immagine via kākāpō recovery

FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Salviamo i kākāpō dall'estinzione

Un progetto di ricerca vuole salvare questo goffo pappagallo dall'estinzione tracciando il suo genoma.
Giulia Trincardi
Milan, IT

Nella folle corsa alla salvaguardia delle specie in via d'estinzione, un'organizzazione neozelandese che risponde al nome di Kākāpō Recovery ha chiamato in soccorso la genetica: l'obiettivo è proteggere il kākāpō, un pappagallo locale davvero unico nel suo genere, sequenziando il suo genoma.

Il progetto—capitanato da David Iorns della The Genetic Rescue Foundation e dal biologo Andrew Digby—ha lanciato una campagna di crowd-funding, intitolata "Sequencing the genomes of all known kākāpō," sulla piattaforma experiment.com (tra le altre), con lo scopo di raccogliere i fondi necessari per permettere agli scienziati coinvolti di sequenziare i genomi dei 125 esemplari di kākāpō conosciuti.

Pubblicità

Cosa c'entra il sequenziamento del genoma con la non-estinzione di questo florido pennuto? C'entra, perché scampare all'estinzione è, nella maggior parte dei casi, una questione di accoppiamento. Ma, quando si è solo 125 esemplari al mondo, un rischio reale è quello di portare avanti sequenze di DNA fallaci e di replicare tare genetiche che possono mettere a repentaglio la salvezza della specie. La diversità genetica è il segreto di una buona conservazione della specie—alla faccia delle idee bizzarre nutrite dalla nobiltà di un tempo.

Studiare il genoma di ognuno degli esemplari di kākāpō viventi—la maggior parte dei quali zampetta tra l'isola di Whenua Hou (Codfish Island) e l'isola di Anchor, al largo della Nuova Zelanda, sotto lo sguardo vigile e relativamente discreto dell'organizzazione—significa poterne potenziare la riproduzione. Come spiega il programma del progetto, "Avere l'intero genoma […] permetterebbe al gruppo di ricerca di comprendere meglio i gradi di parentela tra gli individui per ottimizarne l'allevamento. Inoltre, aiuterebbe a capire meglio le differenze in termini di suscettibilità alle malattie e di fertilità da esemplare a esemplare, e a individuare quali kākāpō sono portatori di geni rari. Queste informazioni ci aiuteranno a prevenire l'estinzione della specie," e, possibilmente, a reintrodurla nelle zone originarie dove è stata decimata in conseguenza al colonialismo europeo in Oceania.

Pubblicità

Il genoma del primo kākāpō è già stato sequenziato—scrivono sempre sulla pagina del progetto—tramite una tecnologia conosciuta come PacBio SMRT; questo primo genoma fungerà da metro di paragone per sequenziare più rapidamente i 125 che mancano all'appello.

Il kākāpō è, abbiamo detto, un pappagallo davvero particolare. È ilpappagallo più pesante al mondo, ha abitudini insolitamente notturne e, un po' come il kiwi—altro uccello tipico della Nuova Zelanda—, non sa volare. Non vola. Il kākāpō cammina. O corre.

Inoltre, questa specie vive e si riproduce secondo ritmi "sociali" estremamente diluiti, accoppiandosi ogni 3-4 anni e solo a patto che un frutto specifico sia abbondante nel territorio. Il rimu, bacca prodotta da una conifera tipica della Nuova Zelanda, non è l'unica fonte di sostentamento dell'animale—che si nutre anche di altri frutti, foglie e radici—ma è fondamentale per stimolare il kākāpō all'accoppiamento. Se state pensando, "ehi, un po' come qualsiasi alcolico per gli esseri umani," non siete soli, ma la faccenda—in realtà—è un po' più complicata e questa bacca non è un semplice afrodisiaco per pappagalli paffuti.

"Gli anni in cui il kākāpō si accoppia sono legati all'inseminazione di una serie di alberi e piante della foresta e la periodicità degli accoppiamenti è legata alla periodicità di anni in cui c'è le piante principali producono semi e frutti in abbondanza," si legge su una ricerca dell'istituto di veterinaria della Massey University. Il rimu è, a quanto pare, è una fonte di vitamina D fondamentale per la formazione delle uova e per la dieta dei piccoli di kākāpō; se le conifere di rimu non producono semi e frutti in abbondanza in estate—spiega più avanti la ricerca—in autunno mancherà il sostentamento per un'eventuale prole. Così, senza rimu, il kākāpō rimanda l'attività riproduttiva alla primavera successiva.

La salvaguardia delle specie in via di estinzione e l'impegno per la loro re-introduzione in ecosistemi complessi (come nel caso dell'insetto stecco dell'isola di Lord Howe) sono attività che favoriscono la biodiversità del nostro pianeta. La biodiversità è fondamentale, oltre che per l'equilibrio e la prosperità degli ecosistemi, anche per motivi meno nobili, per esempio economici e medici: animali diversi posseggono caratteristiche diverse, che possono fornirci conoscenze utili e sfaccettate.

Mentre pensate alle mille virtù del kākāpō, vi lascio in compagnia del documentario della BBC del 2009, dove una di queste buffe bestiole ci fa capire perché la sua razza abbia davvero bisogno di tutto l'aiuto che la scienza può fornirle.

Sirocco, l'unico kākāpō cresciuto in semi-cattività dall'organizzazione per motivi di salute, tenta di accoppiarsi con lo zoologo Mark Carwardine nel documentario della BBC.