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Tecnologia

Rassegnatevi: gli studi sull'influenza maschile non sono attendibili

Gli uomini soffrono l'influenza più delle donne? Sarà colpa del testosterone? La risposta definitiva, purtroppo, non c'è ancora.

Sono molte le scoperte scientifiche attesissime dall'umanità intera. La fusione nucleare, la scoperta di vita extraterrestre, l'arrivo di una forma autentica di Intelligenza Artificiale con la singolarità tecnologica e una tecnica per diventare immortali tanto per citarne qualcuna. Ma c'è un'altra questione molto più banale su cui uomini e donne si interrogano forse ancora da più tempo. È vero che gli uomini soffrono di più l'influenza rispetto alle donne?

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In quanto appartenente alla prima categoria, posso solo confermare che la febbre in effetti è molto debilitante anche per me — estremamente debilitante. Ma qui trattiamo di scienza e di fatti, non di opinioni. In quanto più o meno fiero appartenente alla categoria degli uomini, è mio dovere fare di tutto per segnalare ogni avanzamento scientifico che possa portare a una risposta definitiva della questione. Sempre per amore della causa, è mio dovere segnalare quando invece è troppo presto per cantare vittoria.

La speranza è costituita dallo studio canadese ad opera del dottor Kile Sue della Memorial University of Newfoundland pubblicato sul numero natalizio della rivista Bmj, dedicata a ricerche 'fuori dagli schemi' — e già qui ci sarebbe da prendere la notizia con le pinze. Ma molti l'hanno ripresa direttamente titolandola in modo da dare per scontato che i risultati siano definitivi. Ormai succede quotidiniamente, che circolino notizie riprese da studi scientifici non ancora avvalorati — specialmente nel campo della psicologia, tanto da fare perdere fiducia in tutta la categoria — e la cosa ci costringe a fare un po' di chiarezza.

Procediamo con ordine: Kile Sue, appartenente anche lui alla categoria degli uomini sfottuti dalla propria moglie o compagna perché patiscono in modo "eccessivo" i sintomi dell'influenza, ha elaborato uno studio per dimostrare che ha tutte le ragioni per lamentarsi. Il suo lavoro dimostrerebbe che gli uomini hanno una risposta immunitaria più debole alle infezioni delle vie respiratorie e alla febbre, inoltre che i loro sintomi sono peggiori rispetto a quelli delle donne. Addirittura che corrono più rischi di finire in ospedale e di morire.

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Il responsabile sarebbe il testosterone. L'ormone diminuirebbe la risposta del sistema immunitario all’influenza mentre, al contrario, gli ormoni femminili la aumenterebbero. Una delle risposte della comunità scientifica più citate è quella di Helen Stokes-Lampard, presidente del Royal College dei medici generici, secondo cui la maggior parte della letteratura scientifica proverebbe che l’influenza dell’uomo non esiste. Il fatto è che non c'era bisogno di scomodare la dotoressa per capire che si trattano di conclusioni un po' troppo afrettate.

Un video comico che fa dell'ironia fin troppo facile sul tema.

In particolare, il materiale su cui si è concentrato il ricercatore sono una serie di studi condotti su topi da laboratorio o campioni di cellule umane. I risultati che riguardano gli esseri umani a cui fa riferimento il dottore esaminando le tendenze e i modelli all'interno di una popolazione, piuttosto che rifarsi a esperimenti condotti in laboratorio. Altri lavori esaminati, spiegano come le donne tendono a essere più reattive ai vaccini antinfluenzali rispetto agli uomini, oppure si basano sulle dichiarazioni dei soggetti che vi prendono parte. In questi casi gli uomini hanno dichiarato di prendersi più tempo per guarire dalle malattie respiratorie.

Altri studi citati nel lavoro, suggeriscono che il testosterone può inibire il sistema immunitario, questo potrebbe rimandare a una possibile risposta di tipo evolutivo per il tipo differente di risposta all'influenza: la malattia butterebbe particolarmente giù gli uomini per convincerli a stare a letto il più possibile in modo da completare il recupero tenendosi ben lontani da possibili predatori — devo ammettere che questa ipotesi è molto affascinante.

Il fatto è che il lavoro del dottor Sue non è uno studio condotto su dei volontari con conseguente raccolta di dati, ma un semplice esame di studi precedenti che possono avvalorare la sua tesi. Sentite anche voi risuonarvi da qualche parte nel cervello la parola bias?

Bisogna ammettere, come non tutti si ricordano di riportare, che il dottor Sue ha firmato questo lavoro con intento provocatorio, sottolineando la necessità di condurre degli studi sistematici per avvalorare la sua tesi ma, al momento, non c'è ancora nulla di provato. Vi terremo aggiornati su ogni possibile novità, nulla sarebbe più delizioso di una giustificazione scientifica per passare qualche giorno in più a letto quando l'influenza mi stende.