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Tecnologia

Scusa Elon: la NASA dice che Marte non può essere ancora terraformato

Elon Musk vorrebbe terraformare Marte a suon di bombe atomiche, ma una ricerca della NASA dimostra come non servano a molto.
Composizione: Motherboard

Nonostante l'enorme varietà dei nostri otto vicini planetari (Plutone è un pianeta e morirò continuando a sostenere questa posizione!), per quanto ne sappiamo, la Terra è l'unico corpo celeste del Sistema Solare che presenta naturalmente le condizioni necessarie per ospitare una vasta gamma di forme di vita. Tuttavia, generazioni di autori di fantascienza e planetologi hanno proposto metodi per ingegnerizzare le condizioni abitabili di altri mondi: un processo noto come terraforming.

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Negli anni Sessanta, ad esempio, Carl Sagan ideò il primo piano scientifico di terraformazione, che prevedeva il bombardamento di Venere con batteri geneticamente modificati che si alimentassero del carbonio atmosferico del pianeta e producessero molecole organiche. Più recentemente, invece, Elon Musk ha suggerito di lanciare bombe termonucleari sulle calotte polari marziane per ”surriscaldarle.”

Tuttavia, secondo uno studio finanziato dalla NASA, la terraformazione di Marte sarebbe impossibile con la tecnologia attuale — bombe nucleari incluse.

In generale, terraformare Marte significa intervenire su almeno uno di questi tre aspetti: modificare la composizione dell'atmosfera in modo che contenga per lo più ossigeno e azoto come quella terrestre, aumentare la pressione atmosferica in modo che gli esseri umani possano sopravvivere sul pianeta senza tute pressurizzate e, infine, rilasciare abbastanza gas serra nell'atmosfera marziana per riscaldare il pianeta perché la sua superficie possa ospitare acqua allo stato liquido. Il rilascio di questi gas a effetto serra contribuirebbe anche ad aumentare la stessa pressione atmosferica.

Il problema è che la pressione atmosferica marziana raggiunge solo lo 0,6 per cento della pressione che si trova al livello del mare sulla Terra. In altre parole, ci vorrebbero enormi quantità di gas a effetto serra per aumentare la pressione fino a raggiungere un livello adatto per l'uomo. Marte presenta gas serra sotto forma di vapore acqueo intrappolato nei ghiacci dei suoi poli e di anidride carbonica intrappolata nel suolo. Quindi, qualcuno ha pensato che fosse sufficiente ingegnarsi un po' per estrarre questi gas a effetto serra e rilasciarli nell'atmosfera marziana.

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Secondo lo studio della NASA, probabilmente, su Marte, non c'è abbastanza anidride carbonica per aumentare la pressione atmosferica del pianeta di una quantità superiore a circa il 7 per cento della pressione atmosferica terrestre. Di fatto, il rilascio di tutti i gas serra di Marte non farebbe che aumentare la temperatura in superficie di circa un sesto rispetto a quella necessaria per ospitare acqua allo stato liquido.

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In ogni caso, questo è il miglior scenario possibile. Sarebbe necessaria una quantità di energia enorme per estrarre la maggior parte dei gas a effetto serra di Marte. Il gas serra più facile da raggiungere è il vapore acqueo intrappolato nelle calotte polari, ma anche facendolo evaporare tutto come suggerito da Musk, i ricercatori della NASA hanno calcolato che la pressione atmosferica locale aumenterebbe di solo circa l'1,2 per cento della pressione terrestre.

Anche se i ricercatori ammettono la quantità di anidride carbonica intrappolata nei minerali sotto la superficie marziana possa essere maggiore di quella calcolata — forse abbastanza per aumentare la pressione atmosferica fino a raggiungere un livello adeguato — tuttavia, sottolineano come liberarlo non sarebbe fattibile, dal momento che ”farlo richiederebbe il trattamento di una frazione importante della superficie del pianeta (analogo a creare delle miniere di superficie a livello regionale o su scala planetaria).”

Insomma, ci sono brutte notizie per gli eventuali futuri coloni marziani: dovranno cuccarsi le tute pressurizzate e l'acqua di importazione, a meno che non vogliano trasformare l'intero pianeta in una miniera a cielo aperto.

Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.