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GUERRA

L'appello video dell'attivista No Tav andato in Siria a combattere lo Stato Islamico

Pubblicando un video su YouTube, un attivista italiano ha fatto sapere di essersi unito alle milizie curde dello YPG per combattere lo Stato Islamico. Ma in Italia non tutti l'hanno presa bene.
[Grab da YouTube]

Il 2 settembre 2016, sul sito Infoaut, è stato pubblicato un lungo video in cui un "combattente italiano delle Ypg [Unità di Protezione Popolare] manda un messaggio all'Italia dal Rojava," l'autoproclamata regione autonoma curda che si trova nel nord e nord-est della Siria e da anni è impegnata in una durissima guerra contro l'ISIS – e non solo.

Negli oltre venti minuti di girato, il combattente – che appare con la divisa delle milizie curde, sempre a volto coperto – spiega la situazione sul campo, sempre più difficile a causa di "un embargo totale […] ad opera della Turchia e del PDK" che sta lasciando la popolazione del Rojava "allo stremo," e i combattenti "senza cibo né acqua, [né] i medicinali per curare i feriti.

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L'uomo lancia poi "un appello alla solidarietà dopo l'invasione turca di Jarablus e i bombardamenti a Menbij," rivolgendosi a "tutte e tutti voi che ascoltate dall'Italia: vi chiedo di alzare un grido per la libertà di Jarablus e per la difesa di Menbij, allo stesso modo in cui quel grido si é alzato in tutto il mondo due anni fa per la difesa di Kobane."

"Quello che a Kobane è stato conquistato due anni fa," prosegue l'appello, "bisogna difenderlo ora. Io mi rendo conto che i nomi di queste città possono sembrarvi lontani, ma credetemi: quel che accade qui, in questo mondo globale, può trasformarsi nei nostri lutti già domani, in Europa, e allora piangere non servirà, purtroppo: bisogna che tutti ci prendiamo le nostre responsabilità già adesso."

Il combattente delle YPG critica duramente la linea politica adottate da una serie di figure politiche italiane, tra cui Staffan De Mistura (inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria), e l'alto commissario dell'UE Federica Mogherini. A Matteo Renzi è chiesto di "interrompere ogni relazione commerciale, militare e diplomatica con lo stato turco," per dimostrare "se davvero lei sta dalla parte di chi combatte i nemici dell'umanità, o se piuttosto siede a tutela di un altro genere di interessi."

Per il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, invece, è riservata dell'ironia: "Non avevi forse detto che eri pronto a venire a combattere l'Isis in prima persona, in Siria? Io qui in Siria ti ho cercato, Salvini, ma non ti ho trovato."

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Verso la fine dell'appello, il combattente italiano afferma che le "Forze Siriane Democratiche, le YPG e YPJ" sono "gli unici amici che abbiamo," e vanno dunque supportate. Subito dopo si rivolge agli italiani e le italiani: "Andate su Internet, informatevi; mobilitatevi contro l'embargo che ci colpisce, mettetevi in viaggio. Qui c'é bisogno di medici, di volontari, di cibo, di medicinali. Qui c'é bisogno di un'informazione libera."

Il video si conclude con un saluto in memoria di Valeria Solesin e a "tutte le vittime degli attentati dell'Isis a Parigi, a Bruxelles, a Nizza, a Orlando, a Baghdad, a Beirut, ad Ankara, a Suruc, a Qamishlo e in tutte le città della Siria e del mondo che hanno patito o patiscono la violenza dell'Isis."

Leggi anche: Dentro la devastazione di Kobane

Come hanno riportato diversi quotidiani, il nome del combattente a volto coperto è Davide Grasso, un attivista 36enne del centro sociale torinese Askatasuna, da tempo impegnato nella lotta No Tav. In passato è stato accusato "per l'occupazione di una ditta impegnata nel cantiere di Chiomonte e per lui è stato spiccato un mandato di cattura."

La scelta dei media italiani di rilevare la sua identità è stata giudicata scorretta da Grasso con un post su Facebook: "L'importante era il messaggio, non il pettegolezzo sulla persona. Ma tant'è…" Negli ultimi giorni, anche attraverso il suo profilo, Grasso ha deciso di linkare il suo blog, indicare una serie di fonti giudicate attendibili, di pubblicare aggiornamenti dal fronte, e di inviare corrispondenze a Infoaut.

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La vicinanza di Grasso al movimento No Tav è diventata oggetto di una polemica politica. Su Facebook Il senatore del Partito Democratico Stefano Esposito – uno dei più strenui sostenitori del TAV – ha definito Grasso "uno dei più violenti esponenti dell'area antagonista e notav torinese," esprimendo preoccupazione per l'idea che "chiunque possa partire, imparare ad usare un mitra, tornare in Italia e magari diventare pure una icona positiva." Esposito ha poi chiesto lo sgombero di Askatasuna, "un luogo opaco dove la pratica violenta è il primo comandamento."

Secondo Repubblica, invece, la Digos avrebbe acquisito il filmato. All'inizio di quest'ultimo, infatti, c'è l'appello di un militare curdo che invita i giovani italiani ad "arruolarsi nel loro esercito." Queste parole, sostiene il quotidiano, "potrebbero avere conseguenze penali per Grasso," dal momento che "le YPG sono legate al PKK, il partito per l'autonomia dei curdi in Turchia tuttora inserito nell'elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali." Per questo motivo potrebbe scattare "l'accusa di reclutamento e partecipazione ad attività terroristiche."

Non si tratta del primo italiano che si è recato in Rojava per combattere al fianco delle YPG. La storia di Karim Franceschi, anch'egli un attivista (marchigiano) dei centri sociali, è stata ampiamente pubblicizzata dalla stampa; qualche mese fa lo stesso un libro autobiografico (Il combattente), ed è uno dei protagonisti del documentario Our war che il 9 settembre sarà presentato al Festival del cinema di Venezia.

Nel suo caso, tuttavia, nessuno aveva avuto nulla da eccepire.

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