​In 'Memoir En Code' il videogioco diventa terapia
Una foto dell'autore, Alex Camilleri. Immagine: Alex Camilleri

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Tecnologia

​In 'Memoir En Code' il videogioco diventa terapia

Il nuovo titolo di Alex Camilleri è un 'autobiographic game album' in cui viene chiesto al giocatore di ripercorrere le tappe della vita dell'autore.

Game Breakers è la serie di Motherboard sull'industria del videogioco italiana, tra firme d'autore, studios indipendenti e tornei, raccontiamo il flusso creativo che sta invadendo l'Italia.

Storicamente, una buona parte della produzione culturale dell'umanità, è figlia del bisogno di esternalizzare sensazioni, emozioni o idee. A volta si tratta di una necessità di carattere divulgativo, altre volte di un'operazione terapeutica: sono le fasi della produzione che, inconsciamente, si trasformano in un balsamo per l'anima.

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Ragionare, esprimere e tradurre in una lingua comprensibile a tutti degli stati d'animo finora cristallizzati dentro di noi è un lavoro faticoso, e il rischio è che il medium di destinazione non sappia rendere appieno la tridimensionalità della sfera emotiva della persona che lo sta usando. Quando questa stessa operazione viene effettuando avendo come destinazione un videogioco, dove tutti i medium si incontrano e si amalgamano, le cose si fanno davvero rischiose.

Il trailer di Memoir En Code.

Alex Camilleri è partito da Palermo ed è arrivato a Malmö, in Svezia: nella vita sviluppa videogiochi ed ormai da qualche mese è sulle pagine della stampa internazionale di settore. Alex deve la luce dei riflettori al suo ultimo titolo, Memoir En Code: Reissue, un'edizione messa a lucido dell'omonimo titolo autobiografico, che aveva pubblicato nel 2015. La Reissue è tale perché munita di qualche chilogrammo di contenuti in più e di una pubblicazione su Steam, ma—per me—non si tratta che di una buona scusa per poterne parlare.

MEMOIR EN CODE
Memoir En Code è un esperimento: si tratta di un videogioco autobiografico strutturato come un album musicale dove ogni traccia è strettamente collegata alla precedente e alla successiva. Si tratta di un esperimento rischioso perché definire Memoir En Code un videogioco è complicato.

Infatti ogni traccia, ovvero ogni livello del gioco, è certamente interattiva—le situazioni e le emozioni che Alex vuole raccontare sono mediate attraverso una serie di mini-giochi e rompicapo—ma lo spazio di "gioco" è davvero poco. Si tratta, piuttosto, di una meccanica di sottomissione alla narrativa di Alex: l'autore chiede al giocatore di ascoltare la sua storia, in cambio regala una serie di momenti accuratamente progettati per diventare magnetici.

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L'autore chiede al giocatore di ascoltare la sua storia, in cambio regala una serie di momenti accuratamente progettati per diventare magnetici.

Questa crosta di prevedibilità, però, è spezzata da un vero e proprio glitch di gioco: la narrativa viene frammentata da un evento inaspettato nella vita di Alex che influisce sulla storia raccontata al giocatore. Infatti, quando giocando si trova un modo per risolvere al meglio i mini-giochi, l'obiettivo conseguentemente sbloccato, ovvero la chiave alla catena di eventi che si susseguono, sembra corrispondere a una consapevolezza assunta da Alex.

Guarda la prima puntata di Game Breakers, la nostra serie di documentari sull'industria del videogioco in Italia:

Che si tratti di trovare un posto per studiare in tranquillità nella rumorosa casa siciliana della famiglia Camilleri, di apprendere i costumi olandesi—se ti invitano ad un compleanno ricordati di congratularti con tutti, non solo con il festeggiato—o di imparare a vivere una relazione a distanza, la differenza tra una vita normale e quella raccontata da Alex è da ritrovarsi solamente nell'abilità dell'autore, che è stato capace di esaltare l'ordinarietà di una vita normale sottolineando e portando all'eccesso i dettagli straordinari che, al netto delle esperienze, ci porteremo dietro per tutta la vita.

VIDEOGIOCHI E BIOGRAFIE
Memoir En Code non è una novità: il filone dei videogiochi autobiografici è ricco e vive di una lunga tradizione. A partire dal rework del 2003 di Mary Flanagan di Unreal Tournament, [domestic], passando per il diario di viaggio di Anna Anthropy, che in dys4ia racconta la sua esperienza con le terapie ormonali per il cambio di sesso. Low Sperm Count spiega quanto è difficile avere un bambino quando la conta degli spermatozoi non aiuta—Ancora, Jason Rohrer nel 2007 pubblica Passage, un "memento mori game" che ha creato per sé stesso e per chiunque altro ne avesse bisogno.

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Il trailer di [domestic], la mod autobiografica di Unreal Tournament sviluppata da Mary Flanagan.

Al netto dello storico, però, sarebbe stupido non riconoscere a Memoir En Code il merito di aver portato sulle testate di settore più importanti del mondo il nome di un italiano. Poco dopo l'uscita della prima versione del gioco, Killscreen ha definito Memoir En Code, "il successo di Camilleri", riferendosi a un dettaglio raccontato dall'autore stesso, "Ho speso parecchio tempo a lavorare alle intelligenze artificiali dei membri della mia famiglia [nel capitolo sullo studio nella sua casa a Palermo, ndr] Ciò che adoro di quel capitolo è che i bot si comportano esattamente come la mia famiglia: per esempio nel caso di mio fratello, ci sono alte probabilità che non chiuda le porte dopo averle aperte. Se guardo quella parte del gioco, mi sembra quasi di vederli davvero."

Similmente, Gamasutra—il più importante magazine business oriented nel mondo dei videogiochi—ha esaltato le abilità di design di Camilleri, "l'autore ha trovato un modo per sfruttare il passaggio del tempo e l'interattività del gioco per dare al giocatore la capacità di riconoscersi nel gioco, senza sacrificare però un accurato ritratto della sua vita personale."

"Quando ho iniziato a svilupparlo ascoltavo molta musica, e mi infastidiva come questa fosse molto più accessibile (per ovvi motivi) rispetto ai videogame," mi ha spiegato Alex per email."Il mio tentativo è stato anche quello di creare un qualcosa con brevi cicli di longevità perché non tutti hanno 6 ore per giocare un gioco da punto A a punto B—e con un semplice livello di interazione. Il vero corpo del gioco sta nei dettagli e nelle sfumature del design," continua raccontando l'importanza delle piccole sfumature di Memoir En Code.

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"Il vero corpo del gioco sta nei dettagli e nelle sfumature del design."

Quando si parla di fatti personali è sempre bene tenere conto del costo umano necessario alla traduzione di determinate sensazioni: congelare un'emozione priva di forma in una precisa meccanica di gameplay non è solamente un'operazione faticosa, ma spesso dolorosa. "In un certo senso per me è stato quasi terapeutico sviluppare alcune tracce di Memoir En Code perché ciò mi ha costretto ad osservare in maniera più distaccata determinati sentimenti o problematiche che mi sono trovato ad affrontare. Per certi versi penso sia anche quindi una prova di come il game design possa essere usato come pratica introspettiva per esplorare se stessi."

Nella 'traccia' ambientata nella casa natale di Alex a Palermo, l'obiettivo del giocatore sarà riuscire a ritagliarsi uno spazio silenzioso per poter studiare e superare un test. Immagine: Memoir En Code

"Diciamo che questo progetto è stato realmente pesante dal punto di vista personale," continua Alex. "Ci sono stati momenti in cui stavo realmente male e mi sarei dovuto allontanare da Memoir En Code per potermi riprendere. Ma la necessità di creare qualcosa di talmente personale e connesso con le mie sensazioni mi ha portato a tenere il piede sull'acceleratore fino alla fine. Alla fine parti di me sono finite nel gioco, parti del gioco sono indelebili dentro di me, mi spiega.

"Il giorno della release ero totalmente a pezzi, anche a causa del gioco stesso. I glitch presenti nel titolo stanno un po' a simboleggiare questa rottura psicologica causata dallo stretto rapporto tra me e Memoir En Code—Non so se tutto ciò abbia un senso, ma credo di sì."

Memoir en Code è disponibile sui principali store online.