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Tecnologia

La sonda New Horizons è quasi arrivata su Plutone e Caronte

L’obiettivo principale della missione è quello di studiare geologia, morfologia e atmosfera dei due corpi celesti.
Giulia Trincardi
Milan, IT

Dopo quasi 10 anni dal suo lancio, la sonda della NASA New Horizons sta arrivando a destinazione: tra soli 20 giorni si troverà infatti più vicina che mai a Plutone e a Caronte, e la National Space Society ha voluto creare la giusta suspense per l'evento, con un video che ripercorre le tappe fondamentali dell'esplorazione dello spazio, a partire dagli anni Sessanta, con un tono allo stesso tempo sobrio ed epico.

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La sonda, dopo aver raccolto più dati possibile dai due corpi celesti, proseguirà nella perlustrazione della fascia di Kuiper, ovvero la zona che si estende per 20 UA circa dopo l'orbita di Nettuno, e che raccoglie numerosi altri corpi minori oltre a Plutone e ai suoi cinque satelliti.

Il viaggio di New Horizons verso Plutone non è privo di aspettative, un po' perché le missioni precedenti che avrebbero voluto raggiungere la periferia del nostro sistema solare non sono riuscite nei lori intenti, un po' perché il piccolo pianeta stesso è da sempre al centro di controversie. Per quanto la sua esistenza fosse stata già sospettata, la scoperta effettiva del pianeta è avvenuta solo negli anni Trenta, e per decenni gli astronomi hanno continuato a cercare un altro pianeta nei paraggi, perché la massa di Plutone non sembrava sufficiente per causare la perturbazione registrata sul vicino Nettuno. La sua orbita intorno al sole (che si compie in 248 anni terrestri) è estremamente anomala rispetto a quelle degli altri otto pianeti, essendo molto inclinata ed eccentrica (ovvero: molto diversa da un cerchio), e la sua massa è troppo minuta rispetto a quella dei suoi stessi satelliti, valore che ha portato al recente declassamento di Plutone da nono pianeta del sistema solare a secondo pianeta nano più grande (Dopo Cerere, la cui orbita si trova tra quella di Marte e quella di Giove), decisione su cui la comunità scientifica non è però assolutamente unanime.

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Immagine: screenshot via

La sonda è partita il 19 gennaio del 2006 dalla Florida, pochi mesi prima che, il 24 agosto dello stesso anno, Plutone fosse ufficialmente dichiarato un pianeta nano transnettuniano. L'obiettivo principale della missione è quello di studiare geologia, morfologia e atmosfera sia di Plutone che di Caronte, passando in fly-by a non meno di 12.000 km dalla superficie dell'ex-pianeta e senza entrare nella sua orbita, nella speranza di decretare finalmente la natura legittima del corpo celeste e di raccogliere nuovi dati (la cui trasmissione sulla Terra impiegherà addirittura alcuni mesi) sui confini esterni del sistema entro cui ruota anche il nostro pianeta.

Per modificare la traiettoria di New Horizons e permettere allo strumento un avvicinamento il più preciso possibile, sono stati azionati i propulsori della sonda per 45 secondi il 14 giugno scorso, tramite un comando inviato circa un giorno prima dal Laboratorio di Fisica Applicata della Johns Hopkins University a Laurel, nel Maryland. Come spiegano gli aggiornamenti della NASA, le comunicazioni richiedono alcune ore per arrivare da parte a parte, ora che la sonda si trova a quasi 5 miliardi di km da qui, e a meno di 35 milioni di km dal sistema di Plutone.

Proprio in questi giorni, sarà possibile effettuare, se necessarie, ulteriori modifiche alla rotta della sonda, che inizierà poi la Approach Phase 3—durante la quale raccoglierà immagini con una definizione migliore di quelle scattate a fine maggio—sette giorni prima dell'incontro ravvicinato con Plutone, previsto per il 14 luglio.

Dopo Rosetta, lanciata dall'ESA nel 2004 e arrivata sulla cometa di destinazione lo scorso agosto, anche New Horizons sembra destinata a riscuotere un certo entusiasmo mediatico, forse perché 10 anni di attesa hanno il loro peso, o forse perché, come dice il video, l'astronomia è al centro della nostra cultura popolare dagli anni Sessanta, e della nostra totale meraviglia da ancora di più.