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Tecnologia

Quanto è facile produrre la versione legale di una sostanza illegale?

A quanto pare, davvero facile.
Immagine: via Flickr/CC

Prendete una droga illegale, una qualsiasi. Eseguite una lieve modifica molecolare. Trovate un laboratorio — più probabilmente da qualche parte in Cina — che non ha problemi a sintetizzare un po' di questa roba et voilà, vi siete appena procurati una versione legale della sostanza illegale iniziale.

Almeno questo è il ritornello che stampa e televisione ripetono nella copertura senza tregua e spesso inaccurata (se non proprio falsa) che ormai ci aspettiamo all'indomani di un caso di overdose o traumi psicologici, causati da qualsivoglia cosiddetta sostanza psicoattiva sia di moda in quel momento. Ma inventare e produrre una versione perfettamente legale, o analoga, di una sostanza ricreativa illegale è davvero solo questione di modellare la struttura chimica della droga in questione e affidarne la messa in circolo a qualche ambiguo pasticcaro con il naso bello incipriato fuori da Shanghai? È davvero così semplice?

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Mike Power, un giornalista del Guardian e autore di Drugs 2.0: The Web Revolution That's Changing How the World Gets High, ha voluto vederci chiaro. Ha dedicato circa due mesi allo scopo. Alla fine, è riemerso solo per corroborare il vecchio ritornello:

Mi ci sono volute poche dozzine di telefonate a Shanghai, un account Gmail, un bonifico bancario, una casella postale con un nome falso attaccato, un paio di email mandate a contatti su forum online che mi hanno dato sintesi, modifica e il nome di un laboratorio amico, e un po' di ricerca. Fatto.

Si tratta di uno stimolante, se lo volete sapere. C'è un sacchetto di quella roba, consegnato tramite corriere, sulla scrivania di Power. Ne ha mandato un campione ad Andrew Westwell, un chimico dell'Università di Cardiff che è coinvolto nel progetto WEDNOS, che l'ha "analizzato, confermato la sua autenticità, e indovinato che effetti potrebbe dare, se assunto," ha scritto Power.

Ce n'è altra da dove viene quella — un bel po' a dirla tutta, stando al World Drug Report del 2013 dell'ONU. Ed è tutto merito di tutte le leggi da vecchi borghesi istituite sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti, i paesi al mondo dove si consuma più droga in assoluto — che continuano a proibire queste sostanze. L'unico effetto è un incremento nella velocità a cui questi chimici da scantinato e questi produttori lontani, a cui non frega un cazzo della salute dei loro consumatori purché arrivino i loro soldi, continua a rifornire il mercato.

Il ciclo è implacabile. Nello stesso tempo che Power ha impiegato per buttare giù la bozza del suo articolo sullo sballo legale, ha detto che sono apparse sul mercato cinque nuove sostanze. Data la situazione attuale, ognuna di queste sostanze, compreso lo stimolante di Power, a un certo punto saranno proibite. In un tempo molto minore (ovvero: giorni), una nuova portata di droghe analoghe avrà riempito quel vuoto. Questa è la realtà dell'era di internet: Il mercato online delle droghe si estende ovunque e non può essere controllato. È vero che è possibile attaccarlo con colpi devastanti, per quanto temporanei, ma altre leggi non faranno altro che stimolare la proliferazione di altre (potenti) sostanze per friggersi il cervello, legali e illegali.

"Se una persona come me, un giornalista che fino a poco tempo fa non sapeva nulla di chimica, può commissionare una nuova droga nel giro di settimane, è chiaro che possono farlo anche molte altre persone," scrive Power. "E così sarà."

E succede già da un pezzo. L'European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction aveva scoperto 24 nuove droghe nel 2009. L'anno seguente, ne ha riportate 41 in più; nel 2011, altre 49. Nel 2012, il centro ha contato altre 73 sostanze stupefacenti legali sul mercato. Nell'ottobre del 2013, sono stati identificati 56 nuovi composti, il che porta il totale di droghe legali solo per quei quattro anni a 243.

Anzi, aggiungendo anche quella di Power, 244.