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DMT: Non si può immaginare droga o esperienza più strana

"Arrivano gli elfi, descritti come palle da basket ingioiellate che si dribblano da sé. Cantano, fanno cori e parlano in una lingua molto strana da sentire, ma la cosa più importante è che la puoi anche vedere, ed è estremamente confusionaria.”

Illustrazioni dell'autore

La dimetiltriptamina, o DMT, è un derivato allucinogeno e illegale della triptamina rintracciabile nel corpo umano e in circa 60 specie di piante diffuse in tutto il mondo. Il medico Rick Strassman, nel suo libro DMT: La molecola dello spirito (2000), l’ha descritta come “la prima sostanza psichedelica endogena al corpo umano” e in un’intervista del 2011 ha affermato che la DMT “sembrerebbe un componente necessario per il funzionamento del cervello umano.” Terence McKenna (che, secondo Strassman, “più di ogni altro ha contribuito, tramite conferenze, libri e interviste, a portare la DMT al livello di fama senza precedenti di cui gode oggi”), in una conferenza del 1994 intitolata “Rap Dancing Into the Third Millennium”, ha definito la DMT “il più potente allucinogeno di cui si abbia conoscenza” e “l’allucinogeno più comune in natura.” In quella conferenza, McKenna si è chiesto come mai la teologia non attribuisse al DMT il ruolo di “strumento fondamentale per cogliere la presenza del soprannaturale nel mondo,” e ha affermato:

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Non capisco come mai i titoli di tutti i giornali del mondo non ne parlino. Non so quale sia la notizia che tutti aspettiamo, ma questa è la notizia che io aspettavo.

*

McKenna ha fumato DMT per la prima volta nel 1967, quando studiava a Berkeley. Aveva già fatto esperienza con l’LSD—assumendolo “circa una volta al mese”—e con altre sostanze psichedeliche, ma, come aveva dichiarato in un’intervista uscita nel 1992 su The Archaic Revival:

È stata la DMT a far sì che mi dedicassi all'esperienza psichedelia. La DMT era molto più potente e molto più strana degli altri allucinogeni, e mi spingeva a chiedermi cosa fosse la realtà, cosa fosse il linguaggio, cosa fosse la coscienza, cosa fossero lo spazio e il tempo. Tutte le domande a cui ho cercato di dare risposta nel corso dei vent’anni successivi.

Dal 1967 al 1994, McKenna ha fumato 30 o 40 volte DMT, una sostanza cristallina, di colore arancione, che ricorda un po’ il cerume e ha un "vago odore di naftalina". I dettagli di queste esperienze sono stati raccontati in una serie di conferenze—“Rap Dancing into The Third Millennium,” “DMT Revelations,” e “Time and Mind.” Questo è una descrizione di cosa succede quando si fuma la DMT, ricostruita a partire dalle tre conferenze di McKenna. Ho descritto le varie fasi in ordine cronologico cercando anche di definire la durata di ciascuna a partire dal primo tiro di DMT fatto da una pipa di vetro.

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0:00. Primo tiro. I colori diventano più vividi, i contorni delle cose si fanno più definiti, le cose lontane si fanno più definite—“ci si sente come se tutta l’aria nella stanza fosse stata aspirata via.”

0:10. Secondo tiro. Chiudi gli occhi e “i colori iniziano confondersi l’uno dentro l’altro, creando una figura che sembra un mandala floreale—di solito giallo-arancione—e che inizia ruotare lentamente,” figura che McKenna chiamava “il crisantemo.” A questo punto “o lo sfondi, oppure fai un altro tiro.” (“I fumatori di marijuana più accaniti partono avvantaggiati.”)

0:20. Terzo tiro. Il crisantemo si apre. Si avverte il rumore di una "busta di plastica per il pane, o il crepitio di una fiamma," e "l'impressione di transizione." Poi "è come se ci fosse una serie di tunnel o stanze" in cui puoi cadere da un momento all'altro.

0:40. Entri in questo “luogo.”

Su ciò che accade a questo punto, in una delle sue conferenze, McKenna afferma: “Il linguaggio non può offrire una descrizione accurata. Quindi lo descriverò in modo approssimativo. Tutto il resto sono menzogne.” E, più avanti: “Dovete capire che quelle che uso sono metafore nel vero senso della parola, ovvero menzogne!” In una conferenza, afferma:

Il motivo per cui i resoconti delle mie esperienze sono così confusi è che la DMT agisce sui centri che regolano la nostra capacità linguistica. Il motivo per cui sono così confusi è che la parte del cervello che sta cercando di osservare e analizzare gli effetti della DMT ne subisce gli effetti nel momento in cui tenta di osservarli. Non è possibile analizzare l’esperienza che si ha con la DMT. Non c’è niente di chiaro in tale esperienza. È come se il meccanismo sintattico della descrizione subisse una sorta di rigonfiamento iper-dimensionale, e a quel punto non sei più in grado di esprimere a parole quello che stai provando. In altre parole, non è possibile tradurre l’effetto della  DMT in una cosa mono-dimensionale come il linguaggio.

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Il luogo o lo spazio in cui si entra—che alcuni chiamano “la cupola”—sembra sotterraneo, e illuminato in modo fioco e indiretto. Le pareti “brulicano di allucinazioni geometriche dai colori vivaci, iridescenti,  piene di luccichii e riflessi—tutto quello che si vede sembra artificiale, lucido e palpitante d’energia.” Come osserva McKenna:

Ma non è questo che attira la mia attenzione. Ciò che attira la mia attenzione è il fatto che questo luogo è abitato—che la prima impressione che hai quando vi entri è che ti stia salutando. […] Entri in questo spazio e sei subito circondato da cigolii, macchine-elfo che si trasformano da sole… fatte di luce, parole e suoni che vengono verso di te cinguettando, squittendo e rotolando. E dicono, “Eccoti! Benvenuto! Sei qui!” E, nel mio caso, “Inviti così tanta gente e poi vieni così di rado!”

0:50. Sei “sconvolto.” Pensi “Cristo, che cos’è? Cos’è?”

La cosa strana della DMT è che non ha effetti su quella che siamo soliti chiamare coscienza. La parte di te che chiami “io” non viene intaccata dal DMT. Tu sei la stessa persona di prima, ma il mondo intorno a te cambia totalmente. Te ne stai lì seduto e pensi, “Gesù, un attimo fa ero in una stanza con delle persone. E ora, che è successo? Questo è l’effetto della droga? È così?”

1:00. Arrivano gli elfi, descritti anche come dei “palle basket ingioiellate che si dribblano da sé.” “Cantano, fanno cori e parlano in una lingua molto strana da sentire, ma la cosa più importante è che la puoi anche vedere, ed è estremamente confusionaria!” In più, accade anche un’altra cosa, che nel corso degli anni McKenna ha finito per chiamare amore—“un amore che non assomiglia né all’eros né all’attrazione sessuale,” qualcosa “di quasi fisico,” “una colla che tracima all’interno di questo spazio.”

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1:10. Ognuna di queste “creature elfo-macchina” “dà di gomito alle altre, dicendo, ‘Guarda qui, guarda questo, prendi questo, scegli me!’” E poi: “Vengono verso di te e ti offrono delle cose—e devi capire che non hanno braccia, e che per descrivere quanto sta accadendo stiamo usando un mezzo inappropriato.” A questo punto capisci che quello che ti si sta mostrando—questa “proliferazione di doni elfici,” o “giocattoli celestiali,” che “sembrano vivi”—è “impossibile.” Questo “stato di incredibile frenesia” continua per circa tre minuti, durante i quali gli elfi ti dicono:

Non lasciare spazio allo stupore. Non abbandonarti all’incredulità. Fai attenzione. Fai attenzione. Stai attento a quello che facciamo. Presta attenzione e poi fallo anche tu. Fallo!

4:10. Poi—“solo il 5 percento delle persone che assumono DMT riporta quest’effetto,” fa notare McKenna–“tutto si ferma e gli elfi aspettano. E tu senti come una torsione, una scintilla che ti si accende nello stomaco, che inizia a muoversi nell'esofago.” Poi la tua bocca “si apre, e ne escono queste cose che sembrano parti di un linguaggio.” Sono suoni, ma “ne fai esperienza in un modo visivo in cui questi toni sono superfici, ombre, colori, inserti, gioielli ed è come se tu stessi creando qualcosa.” Gli elfi “impazziscono di gioia.”

4:40. “Tutta la cosa inizia a collassare su se stessa, e gli elfi iniziano ad allontanarsi fisicamente da te. Di solito l’ultima cosa che fanno è salutarti con la mano.” C’è come “un’increspatura nel sistema, e capisci che queste due parti si stanno dividendo.” (Una volta, “all’inizio della fase di divisione, tutti gli elfi si sono girati contemporaneamente” verso McKenna e hanno detto “déjà vu, déjà vu.”) McKenna ha aggiunto:

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Spesso questa fase è molto erotica, anche se non so se sia la parola giusta per descriverla. Ma è come se il sesso non fosse che la superficie di qualcosa di cui questa è la parte sommersa. E mi piace molto il sesso; non intendo sminuirlo. Intendo dire che la DMT è molto di più.

5:00. “Sei fuori di te per quanto è appena successo.”

7:00. “Non te lo ricordi più.” Ti ritrovi a pensare “Questa cosa è incredibile, è pazzesca, è fantastica—di cosa sto parlando?” McKenna pensava che la DMT avesse un ruolo nell’attività onirica, perché “il modo in cui dimentichiamo i sogni è lo stesso in cui termina un’esperienza con la DMT—alla stessa velocità.” Come spiega in un’intervista:

C’è come un meccanismo di auto-censura. Ho la sensazione che, durante l’esperienza, si scopra qualcosa che è così contro-intuitivo da essere impensabile a mente lucida. Così, quando si passa da quello stato a questo, c’è un momento in cui questa consapevolezza contro-intuitiva scivola sotto la superficie di quello che è razionalmente comprensibile.

*

L’esperienza con la DMT è stata, per McKenna, “profondamente diversa da ogni altra esperienza psichedelica.” Secondo lui la DMT non è una droga, ma “qualcosa che si traveste da droga, e che in realtà è qualcos’altro.” L’esperienza che ne si fa, ha detto, cambia da persona a persona, ma “in un certo senso, almeno, l’andamento di tale esperienza sarà simile alla mia descrizione.” La sua conclusione è questa:

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Questa cosa deve essere presa sul serio. Dire che “è solo un allucinazione” è una stronzata. Voglio dire, allora anche la realtà è un’allucinazione, cazzo, non avete sentito? Quindi no che non è solo un’allucinazione. Quello che abbiamo qui, gente, è un qualche tipo di entelechia intelligente che per qualche ragione sta cercando di comunicare con gli esseri umani.

McKenna ha attribuito vari nomi alle entità che compaiono durante le esperienze con la DMT, tra cui “elfi translinguistici,” “amichevoli entità frattali,” “legioni elfiche dell’iperspazio,” “birichini,” “commercianti di idee,” “collezionisti d’arte,” e “omuncoli sintattici.” Ha esposto alcune sue teorie riguardo a cosa potrebbero essere queste entità, “senza dare giudizi,” ha detto, perché non era sicuro. Qui di seguito ne ho riportate alcune.

1. Alieni

Potrebbe trattarsi di alieni—“Potrebbero essersi evoluti intorno a un’altra stella, avere magari una diversa biologia, persino non essere fatti di materia, aver attraversato distanze enormi, magari molto tempo fa, e avere fini che noi non siamo in grado di concepire.”

Se un'entità extraterrestre volesse interagire con gli esseri umani e avesse un’etica che proibisce di atterrare con le loro astronavi da un trilione di tonnellate di berillio di fronte al palazzo delle Nazioni Unite—in altre parole, se questi alieni fossero discreti—potrebbe prendere in considerazione l’idea di nascondersi negli effetti di una droga. Potrebbero pensare, “Analizziamo questi umani. Sono una specie molto razionale, tranne per il fatto che fanno questa cosa che chiamano 'strafarsi' e che quando si strafanno accettano qualsiasi cosa gli capiti. Bene, allora potremmo nasconderci in quella che chiamano 'fattanza' e parlargli in questo modo, così che non capiranno mai in cosa siamo diversi dagli elefanti rosa che vedono di solito.”

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2. Entità provenienti da un universo parallelo

Un’altra possibilità, che “potrebbe avvicinarsi a nozioni pagane di cui abbiamo già conoscenza,” è che ci sia “un universo parallelo qui vicino a noi.”

Potete chiamarlo la terra delle favole o il reame dell’ovest—chiamatelo come volete: non ci si arriva con le astronavi. Ci si arriva attraversando portali magici aperti tramite rituali e cose del genere. È una possibilità. Di certo c’è che le tradizioni di tutti i luoghi e di tutte le epoche storiche—fatta eccezione per l’Europa occidentale degli ultimi 300—insistono sul fatto che questi regni paralleli esistano.

3. Morti

Una terza possibilità è che “quella a cui si accede tramite la DMT sia un’altra dimensione in cui vivono le anime degli uomini.” Lo stesso McKenna, che ha formulato “con riluttanza” questa teoria, considerava remota quest’eventualità. Ecco alcuni elementi che potrebbero provare che sia così:

Queste cose… hanno una relazione molto strana con gli esseri umani. Prima di tutto, ci amano! Per qualche ragione, gli importa di noi. Chiunque siano, qualunque cosa siano, sanno molte più cose di noi di quante noi ne sappiamo di loro. Lo prova il fatto che mi abbiano accolto. Quindi è possibile che, alla fine del ventesimo secolo, dopo 500 anni di materialismo, riduzionismo e positivismo, quello che stiamo per scoprire sia la cosa che meno ci aspetteremmo—che la morte non è la fine.

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4. Umani provenienti dal futuro

Una quarta possibilità è che queste entità siano “esseri umani provenienti da un futuro molto lontano, in cui gli esseri umani sono fatti di puro linguaggio e alti 50 centimetri.”

Continua nella pagina successiva.

DMT: La molecola dello spirito (2000) di Rick Strassman

Per molti versi, Rick Strassman ha osservato la DMT da una prospettiva opposta a quella di Terence McKenna. Eppure ha scoperto cose che, penso, siano ugualmente strane e inaspettate e incredibili e profonde. Nel 1990, Strassman ha iniziato “una ricerca sugli effetti delle sostanze psichedeliche, degli allucinogeni e delle droghe sugli esseri umani,” la prima avviata negli Stati Uniti in più di 20 anni.

Dal 1990 al 1995, Strassman ha somministrato per via endovenosa circa 400 dosi di DMT a 60 volontari altamente preparati e con grandi esperienze nel campo delle sostanze psichedeliche. Ha poi documentato i risultati della sua ricerca—un processo labirintico e kafkiano che ha richiesto due anni di lavoro e costanti interazioni con l’Human Research Ethics Committee, la Food and Drugs Administration, la DEA e altre istituzioni per ottenere il via libera—in modo molto dettagliato, perché “era importante che altri fossero in grado di orientarsi in questo labirinto,” nel suo libro DMT: La molecola dello spirito, pubblicato nel dicembre 2000, nove mesi dopo la morte di Terence McKenna.

Il libro di Strassman include le seguenti osservazioni, scoperte e teorie:

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1. La DMT è “la sostanza psichedelica più semplice” ed “è contenuta nei nostri corpi e in quelli di molti organismi del regno animale e vegetale. È normalmente contenuta nell’organismo degli esseri umani e di altri mammiferi; in quello di molti animali marini; in molte erbe, nei piselli, nei rospi e nelle rane; in funghi e muffe, scorze, fiori e radici.”

2. “Paragonata ad altre molecole, quella della DMT è piuttosto piccola. Il suo peso è 188 ‘unità molecolari,’ il che significa che non è molto più grande del glucosio, lo zucchero più semplice presente nei nostri corpi, che ne pesa 180.”

3. “35 anni fa, alcuni scienziati giapponesi hanno scoperto che il cervello assorbe attivamente DMT tramite il flusso sanguigno. Che io sappia, non esistano altre sostanze psichedeliche che il cervello tratta con tanto entusiasmo. Questa è una cosa sorprendente, che dovremmo ricordarci ogni volta che pensiamo alla facilità con cui molti biologi affermano che che la DMT non ha un ruolo vitale per le nostre funzioni vitali. Se la DMT fosse solo un irrilevante e insignificante prodotto di scarto del nostro metabolismo, perché allora il cervello dovrebbe assorbirlo volontariamente?”

4. “Non appena l’organismo produce o assume la DMT, nel giro di pochi secondi questo viene scomposto da un apposito enzima. Questo enzima, chiamato ammino ossidasi, è contenuto in alte concentrazioni nel sangue, nel fegato, nello stomaco, nel cervello e nell’intestino. Il fatto che l’ammino ossidasi sia così diffuso è il motivo per cui gli effetti della DMT hanno durata così breve. Il corpo si assicura che venga consumato in fretta ogni volta che appare e dovunque appaia.”

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5. La ghiandola pineale o epifisi—che è “unica per il fatto che è una sola,” mentre tutte le altre parti del cervello sono doppie—potrebbe essere il luogo di produzione della DMT all’interno del corpo umano. “L’ipotesi più generica è che la ghiandola pineale produca quantità psichedeliche di DMT in momenti particolari della nostra vita.”

6. In forme di vita più antiche—ad esempio nelle lucertole—la ghiandola pineale viene chiamata “il ‘terzo’ occhio” e possiede cornea e retina. Man mano che la vita si è evoluta, la ghiandola pineale si è spostata sempre di più all’interno del cervello. “La ghiandola pineale dell’essere umano non fa veramente parte del cervello. Piuttosto, si sviluppa a partire da tessuti specializzati sulla parte superiore della bocca del feto. Da lì, si sposta fino al centro del cervello, dove sembrerebbe essere collocata nel luogo più importante di tutti.”

7. La ghiandola pineale “diventa visibile all’interno di un feto” dopo 49 giorni. Il Libro dei morti tibetano “insegna che ci vogliono 49 giorni perché l’anima di un uomo appena morto si reincarni in un altro corpo,” e 49 giorni, scrive Strassman, è “quasi il momento esatto in cui si può vedere per la prima volta un abbozzo di genitali maschili o femminili nel feto.”

Il numero di incontri con entità che parrebbero provenire da livelli di esistenza “autonomi e indipendenti” durante esperienze con la DMT supervisionate da Strassman è sorprendentemente alto. Strassman ha scritto che non era preparato “né a livello intellettuale né a livello emotivo” alla frequenza con cui, nel corso dello studio, avvenivano contatti con queste entità e alla natura spesso molto bizzarra di tali esperienze. E a quanto pare, anche molti dei volontari, persino quelli che avevano già fumato DMT in precedenza, non erano preparati.

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Queste entità venivano descritte come “burloni,” “pagliacci,” “entità o qualsiasi cosa siano,” “elfi della DMT,” “personaggi simili a quelli dei cartoni animati,” “presenze non ostili, ma in un certo qual modo infastidite e brusche,” “alieni,” “guide,” “aiutanti,” “mantidi,” “api,” “ragni,” “piante grasse” e “omini stilizzati.” I soggetti che hanno fatto da cavie per l’esperimento hanno raccontato che, quando aprivano gli occhi, la realtà dello spazio generato dalla DMT si sovrapponeva alla stanza d’ospedale in cui si trovavano.

Una dell’esperienze più sconvolgenti è quella di un volontario che nel libro viene chiamato Ken. Non è un’esperienza rappresentativa, ma la includo qui perché fa un po’ da contraltare alle esperienze di McKenna. Va ricordato che, in entrambe le ricostruzioni, si afferma che l’esperienza sia durata solo cinque minuti.

[Ken] aveva quasi raggiunto il traguardo dei cinque minuti, ma ha fatto una smorfia e ha scosso l a testa. Nel giro di pochi minuti, si è tolto la visiera e ha guardato dritto di fronte a sé. Le sue pupille erano ancora dilatate, così io e Laura siamo rimasti seduti tranquilli, in attesa che facesse qualcosa. Al quattordicesimo minuto della sua esperienza ha iniziato a parlare. Sembrava spaventato ma riusciva a rimanere abbastanza composto:

C’erano due coccodrilli. Sul mio petto. Mi avvolgevano e mi violentavano. Non sapevo se sarei sopravvissuto. All’inizio ho pensato che stessi sognando, che stavo facendo un incubo. Poi ho capito che stava succedendo davvero. 

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Sono stato contento del fatto che, dato che si trattava solo di un test preliminare, avevo deciso di non applicargli un sondino anale.

I suoi occhi si sono riempiti di lacrime, ma lui è rimasto immobile.

“Sembra terribile.”

È stato terribile. È la cosa più spaventosa che mi sia mai successa in tutta la vita. Volevo chiederti di tenermi le mani, ma mi tenevano fermo con così tanta forza che non potevo muovermi, né parlare. 

A meno che non fosse in stato di shock, dal resoconto che ne ha fatto l’esperienza avuta da Ken parrebbe anomala, nonostante—come detto poc’anzi—il sondino anale che, pare, sia stato usato sui volontari durante lo studio e che solo un volontario, che nel libro viene chiamato Nils, si sia rifiutato di usare: “Il sondino aveva un diametro di 0,3 cm; era fatto di metallo rivestito di gomma ed era molto flessibile. Penetrava per 10-15 cm causando raramente fastidio, tranne nei soggetti affetti da emorroidi.”

Strassman ha tentato di spiegare l’esperienza di Ken rifacendosi ad alcuni modelli psicologici—Freud, Jung—i quali si sono però dimostrati insufficienti. Le sue ricerche, nel corso delle quali aveva utilizzato anche la psilocibina, sono terminate nel 1995, quando, tra le altre difficoltà, l'ex moglie si è ammalata di cancro, la comunità di monaci buddisti che frequentava ha iniziato a criticare le sue ricerche e a smettere di appoggiarle, e gli è stata negata l’autorizzazione a spostare il suo laboratorio dal chiassoso e incasinato reparto ospedaliero in cui era situato—che in un’intervista ha definito “per molti versi il posto peggiore in cui avere un’esperienza psichedelica”—a un luogo più appropriato. Nel 2007, durante una discussione in chat su IRC, è stato chiesto a Strassman: “Qual è lo scopo per cui la DMT è presente nel cervello? Per quale motivo questa sostanza viene prodotta naturalmente dal nostro organismo?” Lui ha risposto:

Penso che il motivo della presenza della DMT nel nostro cervello sia che ci serve una sostanza che crei tutto quello che ci sembra ci capiti nella nostra vita. Un po’ come il silicio per i computer. La DMT è la sostanza migliore a questo scopo, ossia fornirci una porta d’accesso a reami indipendenti e incorporei. D’altra parte, visto che il nostro cervello produce continuamente DMT, il suo scopo potrebbe essere anche quello di consentirci di percepire la realtà.

*

In un’intervista pubblicata nel 1989 su The Archaic Revival, Terence McKenna ha affermato: “Uno dei motivi per cui sono interessato al sogno è che a volte mi capita di sognare di fumare DMT, e in sogno ne subisco gli effetti. Penso che sia molto interessante, perché sembrerebbe implicare che non è necessario fumare DMT per sperimentarne gli effetti, ma che basti autoconvincersi di averlo fatto.”

E in “DMT, Mathematical Dimensions, Syntax and Death,” ha scritto:

Una volta sono riuscito a convincere un importante lama tibetano—non uno dei più famosi, ma comunque un personaggio abbastanza importante, un uomo anziano e rugoso—a provare la DMT. Dopo che l’ha fatto, gli ho detto, “Allora, che ne pensi?”  I buddisti tibetani hanno una conoscenza molto sviluppata di questi reami dell’esistenza. Lui mi ha risposto che c’è meno luce. Mi ha detto che non si può andare oltre quel punto senza precludersi la possibilità di ritornare. Mi ha detto che oltre quel punto, non c’è ritorno. E che per questo, in un certo senso, provare la DMT è come guardare nell’abisso. Ma neanche la sua testimonianza mi è stata utile per risolvere tutti i misteri legati a questa sostanza. Insomma, cosa significa questa necessità di tradurre in linguaggio un’esperienza che è extralinguistica? Cosa significa? Vuol dire forse che il linguaggio è sempre stato un dono fattoci da qualcos’altro?

*

Per quanto McKenna trovasse i suoi effetti contraddittori, estremi, confusi e sconvolgenti, la DMT non è la sostanza a cui si è dedicato maggiormente, che ha sostenuto con più forza, di cui ha parlato più spesso. A parer mio, quella sostanza è la psilocibina, che si può trovare in natura in circa 200 specie di funghi. Quando viene assunta dal corpo umano, l’organismo la scompone in psilocina, una sostanza che si differenzia dalla DMT perché ha un atomo di ossigeno in più.

Tao Lin è uno scrittore e collaboratore di VICE. Seguilo su Twitter.