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Un cartello messicano ha distrutto una città, ha sterminato i suoi abitanti ed è riuscito a farla franca

Ottocento chili di cocaina hanno provocato l'assalto e la distruzione di Allende, una città messicana in cui gli Zetas hanno rapito circa 300 persone nel più totale silenzio delle autorità.

Nel giro di dieci giorni—tra sabato 26 gennaio e mercoledì 5 febbraio 2014—circa 100 funzionari dello stato di Coahuila, nel nord del Messico, hanno lasciato le loro scrivanie per un lavoro sul campo piuttosto insolito. Stavano indagando sulle decine di persone scomparse nella regione dei Los Cinco Manantiales.

L'ambiziosa operazione includeva l'ispezione forense di abitazioni private, uffici, carceri, ranch e edifici abbandonati, e gli interrogatori di ex sindaci, assessori e membri del consiglio di 11 città e paesi vicino alla frontiera con il Texas. Purtroppo, però, quest'operazione non ha creato altro che confusione. È stata oggetto di forti critiche da parte della stampa e le associazioni che riuniscono i familiari delle persone scomparse hanno sollevato molti dubbi sulla sua efficacia.

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Anche se ha coinvolto sia la polizia statale che quella federale, così come soldati e marines, l'operazione è stata condotta da un funzionario del governo dello stato di Coahuila: il Sotto-Procuratore Investigativo per la Ricerca delle Persone Scomparse, con Attenzione per le Vittime, i Colpevoli e i Testimoni dello stato di Coahuila. Per facilitare le cose, lo chiameremo semplicemente sotto-procuratore.

I suoi sforzi si sono concentrati soprattutto su Allende, una cittadina della zona di Los Cinco Manantiales, zona così chiamata per le numerose sorgenti d'acqua. A marzo del 2011, ad Allende (che allora aveva 22.000 abitanti) è avvenuto un massacro. Alcuni gruppi armati affiliati al cartello degli Zetas hanno distrutto decine di edifici e rapito circa 300 persone che nessuno ha mai più rivisto.

L'incidente è stato tenuto segreto per tre anni, e le autorità non hanno ancora rivelato cosa sia avvenuto esattamente.

Uno dei ranch. Foto di Gabriel Nuncio.

Sulla strada

La prima cosa che si incontra partendo dalla cittadina di Colombia, sulla frontiera, e procedendo verso ovest, è un accampamento della marina militare. È un po' strano, perché da queste parti il mare non c'è. Dal 2012, i soldati della marina militare messicana hanno incrementato la loro presenza nella regione, montando decine di tende ai lati della Ribereña, l'enorme autostrada lungo il lato messicano del Rio Grande. Alcuni di questi reparti perquisiscono i motociclisti che passano per questa strada, una delle più pericolose del Messico.

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Tra il 2010 e il 2013, in zona ci sono state decine di scontri tra i convogli dei narcotrafficanti e le truppe governative—a La Dueña, San Isidro, Los Apaches, La Burra, Arroyo Seco e Don Óscar. Ci sono molti edifici in rovina, alcuni con i muri crivellati di proiettili.

Se ogni tanto la Ribereña diventa un campo di battaglia, i ranch che la circondano possono essere considerati delle fonti di approvvigionamento, dei campi di addestramento, degli spazi di carico e scarico e dei cimiteri clandestini. È molto raro che vengano usati per coltivare qualcosa o allevare bestiame.

Durante l'operazione di polizia, il sotto-procuratore ha ritrovato quattro barili industriali e dei vestiti abbandonati sul ciglio della Ribereña, vicino a Guerrero. Le organizzazioni criminali della regione usano questi barili come forni crematori improvvisati, per far sparire i cadaveri. I soldati del cartello amano infarcire di terminologia culinaria i loro racconti. Se per Sarajevo si parlava di "macellerie", qui i rudimentali inceneritori degli Zetas sono delle "cucine."

Oggi la zona non è più abitata, e lo stato in cui versa la fa somigliare alla superficie di Marte. Gli unici esseri umani che si vedono di tanto in tanto da queste parti sono gli uomini in tuta arancione che lavorano per la Geokinetics, una compagnia con sede a Houston che si occupa di ricerca ed estrazione di gas di scisto.

Dal 2010, il gas di scisto viene definito "il gas del futuro." Da queste parti ce n'è molto, anche se rimane nascosto sotto le rocce fino a quando non viene rilasciato tramite frattura idraulica. Per sfruttare il suo potenziale servono due cose: il permesso del governo messicano e un sacco di acqua. Grazie alle recenti riforme messe in atto dal Messico, che consentono alle compagnie straniere di investire nelle forniture energetiche del paese, i permessi sono in arrivo. E nella zona di Cinco Manantiales, c'è tanta acqua quanta paura.

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Foto di Gabriel Nuncio.

Indagini a Piedras Negras

Sulla strada verso Allende ho parlato con molti abitanti della cittadina di Piedras Negras, situata 145 km a ovest di Colombia, che hanno assistito all'operazione speciale del governo. Molti affermano che sia stata solo una farsa, mentre altri la considerano efficace ma un po' tardiva. Gli eventi in questione sono avvenuti tre anni fa, e tra le persone con cui ho parlato non sono molte quelle che ritengono credibile l'indagine. Salvo poche eccezioni, la reazione più diffusa all'argomento era il disgusto.

Eppure, anche le persone più critiche hanno notato l'equipaggiamento GPS usato e la presenza di un terminale mobile che consentiva agli investigatori di elaborare in tempo reale le informazioni acquisite. Mentre i marine ponevano sotto sequestro le cittadine e l'esercito chiudeva tutte le uscite, la polizia di stato si è messa alla ricerca di funzionari ed ex funzionari per raccogliere le loro deposizioni.

A Piedras Negras, uno dei luoghi fatti ispezionare dal sotto-procuratore è stata la prigione cittadina, famosa in tutto il Messico grazie a un incidente del 2012 nel corso del quale sono evasi 129 detenuti. Secondo alcuni testimoni, all'interno di questa prigione sono state ritrovate varie "cucine" degli Zetas.

Alcuni funzionari hanno ipotizzato che l'utilizzo delle "cucine" come metodo di sterminio si sia diffuso soprattutto a partire dal 2010, quando in un capanno a San Fernando, nello stato di Tamaulipas, sono stati ritrovati i cadaveri di 72 immigrati, per la maggior parte provenienti dal Centro e dal Sud America. Setacciando i siti di alcuni cimiteri segreti sono stati ritrovati i resti di decine di altre persone. Il massacro di San Fernando ha posto la regione al centro dell'attenzione da parte dei media internazionali, e le organizzazioni criminali hanno iniziato a usare i bidoni pieni di benzina per eliminare le tracce dei loro omicidi, così da evitare ulteriori scandali.

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L'uomo d'affari Mauricio Fernandez Garza, che è stato due volte sindaco di San Pedro, nello stato di Nuevo Leon, è stato uno dei primi politici a parlare di quello che stava succedendo. In un'intervista che mi ha rilasciato sul finire del 2011, ha spiegato:

"Ho sentito che stanno succedendo determinate cose—da alcuni sindaci, da alcuni miei amici proprietari di allevamenti, da persone che dicono: 'Sono arrivati, sono atterrati con gli elicotteri e hanno ucciso tutti.' E queste storie non vengono mai raccontate dai giornali. A giudicare dalla quantità di storie che ho sentito, hanno ucciso un sacco di persone anche nel Nuovo Leon. Non so se sia vero o meno, ma un sindaco mi ha detto: 'Hanno fatto venire un bulldozer da chissà dove per seppellire i corpi prima di un'operazione del governo.' Io non so se è vero, ti sto solo dicendo quello che ho sentito.

Un mio amico che ha un ranch mi ha raccontato che anche lì sono arrivati con gli elicotteri e hanno massacrato tutti. In più, ci sono molti omicidi anche all'interno delle organizzazioni criminali, e le vittime vengono sciolte nell'acido, o seppellite, o fatte sparire in altri modi. Non si sente parlare nemmeno di questo. Se mi dicessi, 'Ufficialmente ci sono 50.000 morti,' penserei che in realtà stiamo parlando, probabilmente, di 500.000 morti. Credo che per ogni omicidio—sia che venga commesso dalle organizzazioni criminali, sia che venga commesso dal governo—che finisce sui giornali, ce ne siano cinque di cui non si sa niente.

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Mi baso solo sui numeri che ho sentito—30 morti qui, 40 morti lì—e su quanto dicono i sindaci delle città del Nuovo Leon, da qui al confine. Quindi, che si stia parlando di 50 o di 500.000 morti—che è la mia stima—non importa più di tanto. Per cambiare questo paese serve ben più che un calcolo esatto delle vittime."

Altri sindaci della regione mi hanno raccontato storie simili, ma mi hanno chiesto di non pubblicare le loro testimonianze se non dopo la loro morte o quando il nord del Messico sarà ritornato un posto sicuro—un momento che sembra ancora molto lontano.

Come ha detto Fernandez Garza, questi massacri non compaiono sui giornali, ma non perché i giornalisti locali stanno ignorando il problema. Sanno cosa succede, ma il solo avviare un'inchiesta—o peggio, rendere pubblica un'informazione—significherebbe andare incontro all'esilio o a una morte certa.

Contro ogni raccomandazione ricevuta, siamo partiti da Piedras Negras, scortati da due veicoli blindati del GATE, il corpo d'elite dell'esercito statale. Questo controverso corpo speciale—creato dal governatore dello stato di Coahuila con il supporto di una cordata di uomini d'affari del posto—è formato da agenti anonimi e mascherati, che agiscono nelle stesse condizioni dei gruppi illegali che combattono.

Gli agenti del GATE ci hanno accompagnati nella visita a tre ranch della zona, sequestrati agli Zetas nel 2011.

Mappa di Francisco Gómez.

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La "Springfield" del Messico

Oggi, Allende è talvolta soprannominata "Springfield," perché l'amministrazione insediatasi il primo gennaio di quest'anno ha fatto subito ridipingere tutti gli edifici pubblici—compresi la piazza principale, il centro culturale e il municipio—di un giallo acceso che alla gente del posto ricorda i Simpson.

Il sindaco della città, Reynaldo Tapia, mi ha detto che i Simpson non gli piacciono e che non è un membro del Partito Rivoluzionario Democratico, il cui colore ufficiale è il giallo. Tapia possiede 20 banchi dei pegni ed è membro del Partito Rivoluzionario Istituzionale, al momento al potere in Messico. Ha detto che la città è stata dipinta di giallo perché "è il colore della forza."

Il giallo è anche il colore dei veicoli usati dagli Zetas per abbattere i grossi edifici situati nel centro città. Venerdì 18 marzo 2011, circa 50 pick-up guidati dai narcotrafficanti sono entrati ad Allende. Secondo le testimonianze raccolte dal sotto-procuratore, i criminali possedevano le liste di case, uffici e fattorie che dovevano saccheggiare e distruggere. I documenti affermano che prima dell'avvenimento i criminali avevano avvertito l'allora sindaco Sergio Lozano Rodriguez. Una delle case demolite si trovava di fronte al municipio, e un'altra era situata proprio di fronte alla residenza privata del sindaco.

Pare che l'amministrazione di Lozano Rordiguez non abbia fatto nulla mentre aveva luogo il massacro.

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Secondo il rapporto del sotto-procuratore, i commando sono entrati nelle case e hanno preso in ostaggio chiunque vi si trovasse all'interno, rubando anche tutti gli oggetti di valore, il denaro e i gioielli. Più tardi, hanno dato il permesso ai vicini e ad altri abitanti della città di saccheggiare il poco che era rimasto. Hanno portato via tutto, dalle piante da soggiorno ai frigoriferi.

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Foto di Gabriel Nuncio.

Alcuni testimoni hanno riferito agli investigatori che, una volta terminato il saccheggio collettivo, gli Zetas hanno demolito le case. In alcuni casi hanno usato delle granate, in altri hanno fatto loro stessi il lavoro sporco, con martelli e altri attrezzi da costruzione. Secondo i testimoni, l'attacco è durato vari giorni e la polizia municipale avrebbe partecipato tanto a questa fase quanto al saccheggio. "Alla guida dei macchinari ho visto anche uomini ben vestiti," ha raccontato uno di loro.

Alla fine della settimana, molti edifici del centro di Allende erano ridotti a un cumulo di macerie. Oggi, tre anni dopo, le sbarre di ferro piegate e i blocchi grigi di cemento anneriti dalle fiamme sono ancora visibili.

Pare che nessuno abbia tentato di opporre resistenza di fronte alla demolizione delle case e nessuno sembra ricordare di aver assistito a esecuzioni sommarie.

"La verità è che si sentivano le granate e le esplosioni, ma non abbiamo visto alcun cadavere né sentito spari. Tutte le persone che sono state rapite sono state portate via che erano ancora in vita, e poi non si è più saputo nulla," mi ha spiegato un testimone.

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"C'è qualcuno che ha dei parenti scomparsi e che può dirmi qualcosa al riguardo?" ho chiesto.

"Tutti qui intorno ti diranno che hanno un amico o un parente che da allora è scomparso," mi ha detto il testimone. "È una città piccola."

"Quante persone sono scomparse?" ho chiesto.

"Dicono circa 300, ma io credo siano molte di più. È stato un vero casino. La gente qui intorno non vuole ricordare quello che è successo."

"Che cosa ha causato l'attacco?" ho chiesto.

"Sono stati due uomini—Luis Garza ed Hector Moreno—che hanno rubato dei soldi agli Zetas," mi ha detto il testimone. "La parte peggiore è che ora entrambi vivono tranquillamente negli Stati Uniti e sono nel programma di protezione testimoni."

L'interno di uno dei ranch abbandonati. Foto di Diego Enrique Osorno. 

José Luis Garza Gaytán appartiene alla famiglia Garza, che si è trasferita ad Allende da Lampazos, nel Nuevo Leon, circa un secolo fa. Non era una famiglia ricca, ma ha fatto fortuna grazie ai possedimenti fondiari.

La famiglia di Héctor Manuel Moreno Villanueva si è arricchita producendo ghiaccio, per poi allestire un piccolo servizio di trasporti interregionali. Le loro tenute distano 8 km l'una dall'altra, tra Allende e la cittadina di Villa Unión.

A marzo del 2011, i centinaia di abitanti di Allende rapiti nell'attacco sono stati portati qui, massacrati e fatti sparire.

Garza Gaytán e Moreno Villanueva hanno collaborato con gli Zetas a partire almeno dal 2008. Nel 2011, entrambi erano diventati figure importanti all'interno del mondo del narcotraffico, contrabbandando cocaina negli Stati Uniti attraverso Eagle Pass, la cittadina americana che confina con Piedras Negras. Ma nel 2011, all'inizio di marzo, entrambi hanno tagliato i ponti con il cartello, per ragioni che restano ancora ignote.

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Il 18 marzo gli Zetas, loro ex soci in affari, hanno rapito decine di Garza, Gaytán, Moreno o Villanueva e li hanno portati nei ranch fuori città. Hanno rapito anche guardie, cuochi, cameriere e guardiani di polli—chiunque avesse lavorato per le due famiglie. Stando alle indagini del sotto-procuratore, i due ranch sono stati trasformati in campi di sterminio e usati dagli Zetas per uccidere tutte le persone che avevano catturato, incenerendone poi i corpi in bidoni pieni di benzina.

Chiunque portasse uno di questi cognomi era in pericolo. Persino il procuratore distrettuale, Blanca Garza, che non ha alcuna parentela con la famiglia Garza Gaytán, è stata costretta a nascondersi per un po'. Alcuni dei membri delle famiglie Garza Gaytán e Villanueva sono riusciti a fuggire e al momento si trovano negli Stati Uniti. Un anno e mezzo dopo, uno di loro, Sergio Garza, ha deciso di tornare ad Allende, dove ha aperto un negozio di abbigliamento. Due settimane dopo, lui e suo figlio sono stati assassinati.

Da marzo 2011 ad oggi, gli abitanti di Allende hanno continuato a vivere in mezzo alle macerie. Alcuni ragazzi hanno tentato di lucrare sulla tragedia e iniziato ad offrire dei "tour delle case distrutte," nel corso dei quali raccontavano gli avvenimenti ai forestieri. La loro attività ha avuto vita breve e i giovani sono stati presto ritrovati morti. La macchina della morte non si è mai fermata.

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"Ma perché è successo? Com'è stato possibile?" ho chiesto a uno degli abitanti.

"Se avessero deciso di ucciderci tutti, non avrebbero avuto alcun problema. Questo per dire quanto eravamo indifesi," è stata la risposta.

Il sotto-procuratore ha fatto un calcolo approssimativo dei danni. Secondo i suoi dati, risalenti a febbraio 2014, il numero delle case distrutte nel centro di Allende—senza contare quindi i ranch e le abitazioni nelle zone circostanti—ammonta a 29 edifici. In alcuni casi, gli inquilini non erano i proprietari ma erano in affitto, o erano persone che non c'entravano niente ma avevano la sfortuna di vivere in una casa sulla cui porta era scritto il nome di Garza Gaytán o di Moreno Villanueva.

Barili utilizzati per trasportare la benzina. Foto di Diego Enrique Osorno.

Il massacro

Abbiamo lasciato Allende e ci siamo diretti a Villa Unión. Dopo pochi chilometri, abbiamo girato in una stradina. Da quel momento, ci trovavamo nelle terre della famiglia Garza. Pochi chilometri più in là c'era il primo edificio, una casa appartenuta a Luis Garza Garza, una villa verde e beige, con cinque camere da letto.

All'interno, le erbacce crescevano in mezzo ai documenti che portavano il nome della famiglia Garza Garza. Sul retro c'era una piscina. Ho cerca di immaginare quanto dovesse sembrare stravagante un tempo.

Prima che venisse distrutta, in questa casa abitavano sette adulti e tre bambini—tutti scomparsi da marzo 2011. Dietro la casa c'è un capanno in rovina, da cui è stato portato via il tetto.

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La seconda casa che abbiamo incontrato apparteneva a Jesus Garza Garza. Era un grosso ranch e lungo le mura esterne c'erano enormi buchi. L'unica cosa ancora in piedi era una parte del granaio lì vicino. Un agente del GATE mi ha detto che sembrava l'opera di un missile.

"Un missile?" ho chiesto.

"Sì, in passato è già successo, ma anche così non sono stati in grado di farci fuori."

"C'è stata una battaglia?" ho chiesto.

"No. Ci hanno teso un'imboscata all'ingresso di Allende, vicino a dove siamo passati prima."

Abbiamo continuato a camminare. Gli agenti del GATE indossavano tute mimetiche da deserto e giubbotti antiproiettile, ed erano armati con dei fucili AR-15. A un certo punto l'agente si è chinato per guardare da vicino un mucchio di cenere. "Credo sia qui che li hanno bruciati," ha detto, indicando il limitare del fienile. "Ecco perché hanno bruciato tutto, per far sparire ogni traccia—le tracce di sangue e tutto il resto."

Foto di Diego Enrique Osorno.

A circa 30 metri dall'edificio principale c'erano pile di barili di benzina vuoti e decine di pneumatici, usati per facilitare la combustione. Nel 2013, un soldato degli Zetas si è fatto intervistare dal corrispondente di guerra Jon Lee Anderson e gli ha raccontato come le vittime vengano impregnate di benzina e poi bruciate gradualmente, "pezzo per pezzo, finché smettono di esistere."

Il membro degli Zetas ha spiegato anche che: "Ci vuole circa mezz'ora per far sparire completamente qualcuno. Bisogna continuare ad aggiungere benzina, finché le fiamme non l'hanno divorato completamente. Quando vedi che il fuoco inizia a spegnersi, aggiungi un altro po' di benzina e vai avanti così.

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"La prima volta che sono stato coinvolto in una cosa del genere non sono più riuscito a mangiare carne per un mese, perché l'odore è esattamente lo stesso di quando passi davanti a un ristorante o a una rosticceria. Ho imparato che l'odore del corpo umano è lo stesso del pollo allo spiedo."

Una vecchia carta d'identità ritrovata tra le macerie di un ranch. Foto di Gabriel Nuncio.

Esportare 800 kg di cocaina al mese 

Juan Alberto Cedillo, corrispondente regionale della rivista messicana Proceso, è stato il primo a riportare delle lotte in seno agli Zetas. Ma solo nell'aprile del 2013 ha confermato quel che era successo.

Il 18 aprile 2013, Cedillo è andato a Austin per assistere al processo contro alcuni membri degli Zetas. Nel corso del processo, Mario Alfonso Cuéllar—uno degli uomini un tempo più potenti del cartello in quella regione—ha dichiarato che Miguel Ángel Treviño, detto Z-40, aveva ordinato il suo assassinio perché riteneva che Cuéllar stesse passando informazioni alla DEA.

In realtà, gli informatori della polizia americana erano Héctor Moreno Villanueva e José Luis Garza Gaytán.

Moreno Villanueva e Garza Gaytán avevano aiutato Cuéllar a far entrare negli Stati Uniti tra i 500 e gli 800 kg di cocaina al mese, passando da Eagle Pass. Dato che in questa zona il prezzo al kg della cocaina si aggira intorno ai 20.000 dollari, il profitto stimato della tratta era di circa 16 milioni di dollari al mese—di cui dieci milioni necessari a pagare i fornitori colombiani, i costi di trasporto e a corrompere gli ufficiali doganali di vari paesi, primo fra tutti il Messico.

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Per cui il guadagno netto dell'organizzazione, solo in questa regione di confine, ammontava a sei milioni di dollari al mese. Piedras Negras era uno dei pochi capisaldi di questa tratta, dato che nelle altre città sulla strada—come Nuevo Laredo, Reynosa e Matamoros—il lavoro era reso più difficile dai frequenti scontri con le bande rivali e dalle poche forze di polizia che erano riusciti a corrompere.

A marzo 2011, e probabilmente anche in altri mesi, Cuéllar, Moreno e Garza hanno privato gli Zetas di queste entrate. Questo è avvenuto nel momento più difficile della guerra che gli Zetas stavano conducendo contro il Cartello del Golfo per il controllo delle città sul confine nordorientale del Messico—una guerra per condurre la quale agli Zetas serviva molto denaro. Per vendicarsi, gli Zetas hanno lanciato questo attacco contro familiari, amici e dipendenti di Garza Gaytán e Moreno Villanueva, colpendo principalmente Allende ma anche Piedras Negras e altre città nella regione di Cinco Manantiales.

E gli uomini che con le loro azioni si sono resi responsabili del brutale attacco degli Zetas ora sono al sicuro negli Stati Uniti, nel programma di protezione testimoni—me l'hanno confermato due alti ufficiali della polizia federale. Oggi, Moreno Villanueva continua a sfidare i suoi ex collaboratori—gli stessi che hanno distrutto le sue proprietà e massacrato gran parte della sua famiglia nello stato di Coahuila—dagli Stati Uniti e dal suo profilo Facebook, dove scrive: "Lunga vita ai miei nemici, così che possano vedere la mia gloria." Il giorno in cui Ángel Treviño, conosciuto anche come Z-40, è stato arrestato ha scritto: "L'alberello è caduto."

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Moreno Villanueva ha anche condiviso un articolo di Cedillo pubblicato su Proceso, commentandolo così: "È stato il governatore di Coahuila Humberto Moreira che ha permesso che accadesse e non ha mai aiutato la zona di Cinco Manantiales, lasciandola nella mani della criminalità organizzata."

Foto di Diego Enrique Osorno.

La settimana dopo l'operazione speciale condotta dal sotto-procuratore, l'amministrazione di Allende ha deciso di spostare i festeggiamenti per il Giorno dei Soldati dal 19 febbraio al 14 febbraio, San Valentino. I 300 soldati del Quattordicesimo Reggimento Regionale hanno marciato di fronte al municipio (non più giallo), sulla piazza principale di Allende.

Nel 2011, durante l'assalto alla città, questi soldati erano arrivati troppo tardi. All'epoca erano stanziati nel liceo cittadino, che fungeva da caserma provvisoria. Ora quell'edificio è stato trasformato in un magazzino industriale, dove si fabbricano le tute arancioni indossate dagli agenti che setacciano il ciglio della Ribereña e le tute da lavoro ignifughe che verranno indossate dagli operai dell'impianto di estrazione di gas di scisto nella regione.

In un negozio di fiori della zona, mentre assembla alcuni bouquet di rose, una vittima dell'attacco sembra poco impressionata dall'operazione di polizia in corso. Suo marito era uno degli operai che avevano costruito la casa di Garza Gaytán. Per questa ragione il 18 marzo 2011 è stato rapito, e da allora è scomparso.

"Immagino sia morto. All'epoca avevamo sentito dire che i prigionieri erano stati tutti uccisi nel ranch di Garza. La gente che passava di lì diceva che c'era una puzza tremenda," mi spiega prima di scoppiare a piangere.

La fioraia mi ha detto di non aver mai sporto denuncia, come hanno fatto molti altri familiari di persone scomparse della zona. In realtà, nel nord-est del Messico sono in pochi a denunciare la scomparsa di qualcuno. La paura delle organizzazioni criminali, così come la paura della polizia, fa sì in pochi compiano quel passo. Quelli che lo fanno cercano l'aiuto di ONG come il Fuundec, United Forces for Our Disappeared in Coahuila.

"La loro presenza [degli agenti di polizia, guidati dal sotto-procuratore] è una cosa positiva, ma onestamente non mi interessa molto," mi detto la fioraia.

"Perché?" ho chiesto.

"In un certo senso, non è finita. Sono sempre qui."

Secondo alcuni testimoni, l'uomo che avrebbe diretto le operazioni nel massacro di Cinco Manantiales era Gabriel Zaragoza, detto Comandate Flacaman. Nel 2012, il Comandante Flacaman è stato assassinato dai suoi uomini a San Luis Potosí durante una lotta intestina in seno al cartello.

Non si sa ancora, invece, chi siano stati gli esecutori materiali, o quali autorità locali siano state complici e abbiano permesso che avvenisse questo massacro.

Dopo la pubblicazione di questo articolo su VICE Messico, Rubén Moreira, governatore dello stato di Coahuila, ha organizzato un incontro con l'autore, Diego Enrique Osorno. Il governatore aveva promesso giustizia e aiuti alle famiglie delle vittime. Quasi cinque mesi dopo, ciò non è ancora accaduto. Eliana García Laguna, il nuovo sotto-procuratore per i diritti umani dell'ufficio del procuratore generale, ha promesso l'apertura di un'indagine speciale. Il sotto-procuratore dello stato di Coahuila non ha ancora reso pubblici i risultati della sua inchiesta. Nel frattempo, ad Allende, quel che restava degli edici distrutti nell'attacco del marzo 2011 è stato demolito.