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Ho passato un pomeriggio con i tassisti incazzati a Roma

Tra bombe carta, tirapugni e braccia tese, ho cercato di capire cosa chiedessero i tassisti.

La notizia che domina le cronache e gli status Facebook in questa ultima settimana, e in questi ultimi due giorni in maniera particolare, è una: l'incazzatura dei tassisti.

Se il livello medio di approfondimento della situazione—che del resto era anche il mio prima di ieri—è la consapevolezza che i tassisti sono molto incazzati e che in qualche modo questa incazzatura ha a che fare con Uber, la questione nei fatti è più complicata.

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Ciò che da mercoledì scorso porta i tassisti a protestare, infatti, è l'avvicinarsi della firma del decreto milleproroghe: un pacchetto che contiene diverse norme, tra loro anche molto eterogenee, accomunate dal fatto che vengono tutte rimandate. Nello specifico, i tassisti protestano contro un emendamento—che porta la firma dei senatori del PD Linda Lanzillotta e Roberto Cocianich—con cui il Ministro dei Trasporti si prende un altro anno per approvare un regolamento sul trasporto abusivo dei passeggeri, secondo i tassisti favorendo Uber.

Per tentare di capire un po' meglio cosa sta succedendo, ieri mi sono recato al centro di Roma, e ho preso parte all'enorme protesta che ha riunito tassisti da tutta Italia.

Quando verso fine mattinata raggiungo Montecitorio, mi rendo immediatamente conto che la situazione è meno tesa rispetto alle notizie di poche ore prima, quando dopo l'intervento del sindaco di Roma Virginia Raggi erano esplose le prime bombe carta.

A rendere tuttavia potenzialmente esplosivo il clima, è il fatto che i tassisti non sono l'unica categoria a protestare oggi: ci sono anche gli ambulanti. Nel loro caso a riguardarli è la direttiva Bolkenstein, un atto approvato dalla commissione europea nel 2006 volto a favorire la libera circolazione dei servizi e l'abbattimento delle barriere tra paesi. In uno dei suoi punti, la Bolkenstein prevede la messa al bando delle concessioni in scadenza di spazi pubblici e beni demaniali. Di fatto, con il decreto milllproroghe viene rimandata la concessione degli ambulanti fino a fine 2018, fatto a cui gli ambulanti rispondono chiedendo che la loro categoria venga esentata dall'atto.

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La loro presenza, e il fatto che durante tutta la giornata le due categorie si siano mischiate per dividersi nettamente solo una volta arrivate a Porta Pia, ha fatto sì che ancora oggi si stia dibattendo sulle responsabilità degli episodi di violenza—con bombe carta, tirapugni e braccia tese—che hanno segnato la giornata con risultati non sempre chiari. La protesta, infatti si è spostata da Montecitorio a Porta Pia, passando per la sede del PD, e vedendo presenti in ogni sua fase le due categorie in percentuali molto diverse.

Se dal canto mio posso dire che davanti alla sede del PD ho visto soprattutto ambulanti creare disordini, dall'altra i tassisti, quando sono esplose altre bombe carta e sono stati danneggiati diversi palazzi a Porta Pia, hanno mostrato di non potersi chiamare totalmente fuori da gesti violenti.

Verso le 15, a Montecitorio la situazione si è completamente tranquillizzata e io mi incammino per Porta Pia, dove ho intenzione di andare per parlare coi tassisti. Il primo che incontro è Luca, a cui chiedo spiegazioni sui motivi della protesta. "Praticamente", mi dice, "stiamo facendo presenza fisica contro il decreto milleproroghe. La direttiva Lanzillotta vuole togliere ogni regola al servizio 'noleggio con conducente', equiparandolo a quello dei tassisti, nonostante chi svolga il primo servizio non abbia la patente speciale né l'abilitazione al ruolo, né la licenza."

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Luca. Tutte le foto dell'autore.

Le ragioni di Luca sono quelle ripetute fino alla noia dai tassisti da mesi, se non anni: gli autisti NCC (ovvero Noleggio con Conducente) sono de facto equiparati ai tassisti senza che abbiano dovuto seguire un iter professionalizzante composto da abilitazione al ruolo, acquisizione della patente speciale KB e rilascio della licenza da parte del comune. Un aspetto che, sempre a parere di Luca, porrebbe problemi numerosi problemi per l'utente anche a livello di sicurezza e di tariffe: "Non c'è nessuna garanzia che l'utente paghi un prezzo congruo alla distanza percorsa ricorrendo a un autista NCC. Il tariffario dei taxi, invece, è deciso su base comunale, quindi se prendi un taxi sai bene o male quanto ti costerà arrivare da un punto A ad un punto B, salvo imprevisti."

Quando faccio notare a Luca che i tassisti sono una categoria che da sempre sfrutta quelli che possono essere considerati veri e propri privilegi per il proprio tornaconto—offrendo servizi quantomeno mediocri a prezzi spesso eccessivi—mi spiega che questo non vuol dire che i tassisti non incontrino problemi.

Dato che i prezzi delle licenze si formano, su base territoriale, dall'incrocio tra domanda e offerta, è logico che differiscano anche notevolmente da zona a zona. Per esempio, se a Roma sono estremamente alti, in sud Italia sono invece notevolmente più abbordabili. Ecco perché, continua Luca, molti tassisti acquistano le licenze in altre città per poi venire ad esercitare in quelle dove il profitto è maggiore.

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Mentre stiamo parlando, però, la situazione sembra infiammarsi nuovamente. La voce che Franco Bassanini, il marito di Linda Lanzillotta, sia coinvolto in traffici poco chiari (nella calca si mormora che abbia cenato col presidente di Uber, ma non trovo riscontri) è la scintilla che scatena la furia gentista. In effetti, mentre mi guardo intorno noto che le persone coinvolte nella protesta sembrano aver trovato i loro outfit all'interno di un "Prima gli Italiani" starter pack: occhiali a goccia, capelli irti e impomatati di gel e si va a comandare o meglio a protestare davanti al Ministero delle infrastrutture, lanciando assordanti bombe carta che mi costringono a proteggermi i timpani con degli auricolari. Timpani già messi a dura prova dai cori che si levano in piazza: Lanzillotta, Lanzillotta, vaffanculo! e Uber, Uber, vaffanculo!

Alla ricerca di qualcuno che voglia essere intervistato senza pestarmi mi imbatto in un sindacalista di Confartigianato, tale Giacomo, che mi fornisce il punto della situazione in maniera stranamente succinta.

Giacomo.

"La categoria è scesa spontaneamente a protestare perché ancora una volta il governo si è comportato slealmente, emendando il decreto milleproroghe alle due di notte [emendamento Lanzillotta] anziché tentare di concertare una decisione a livello collettivo. La promessa di un tavolo tecnico è stata disattesa. Il tavolo tecnico ci sarebbe ancora, ma non è mai stato apparecchiato. Noi non siamo più stati convocati e la gente si è stufata."

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Del resto, il clima di sfiducia nei confronti del governo è totale, e condiviso da tutti: "Sei un giornalista te? Cambia paese che mo' te vendono pure a te," mi strilla un ragazzo affianco al signor Pino, un uomo che regge un cartello che attira la mia attenzione. Sul cartello è segnata un'equazione molto semplice: Uber = Caporalato.

Pino.

Alla mia richiesta di un approfondimento, Pino mi risponde: "Tutte queste famiglie sono settimane che non mangiano," e indica un manipolo di persone da qualche parte davanti a sé. Il collegamento, lo confesso, non mi è chiarissimo. E neanche quali fossero le persone che stava indicando.

"Io sono cinquant'anni che faccio questo mestiere [il tassista] e ho fatto per dieci anni doppio turno, mattina e sera. Adesso ho lavorato cinquant'anni per niente: è giusto? Tutto il mio lavoro sarà spazzato via. Si stanno vendendo l'Italia, tra poco si venderanno pure il Colosseo." Il ragazzo di prima strilla: "Se lo so' già venduto il Colosseo, da mo!"

La teoria del signore è che "siccome il PD deve cadere da un momento all'altro, adesso si prendono tutto quello che possono prima di andarsene." Il suo ragionamento sembra ricalcare il sentimento di molti intorno a lui, e nel giro di qualche minuto subisce una rapida escalation: "Dopo di questo, se non verremo ascoltati, verranno le maniere forti. Prima siamo democratici. Dopodiché succederà quello che deve succedere, con le buone o con le cattive: penso che succederà qualcosa di grave, di molto grave. Se a te te levano da mangia' che fai? Io me ribello. È tutto qua," afferma, per poi concludere dicendo, "Il PD è una dittatura, non è più un partito. Pensa che il marito della Lanzillotta è dirigente di una società di Uber."

Non aspetto le 21, all'incirca l'orario in cui il Ministro Del Rio e i rappresentanti dei tassisti concludono l'incontro con un accordo, e le sigle che rappresentano questi ultimi si impegnano a interrompere le proteste e riprendere il servizio.

Me ne vado poche ore prima, quando la piazza è ancora gremita. Le ultime persone con cui parlo sono due individui a cui chiedo delle informazioni. Sono esattamente davanti al Ministero, e sembrano arrabbiati. Per tutta risposta uno dei due mi dice: "Io non sono tassista, sono frocio." Sì, ma è anche un tassista, gli chiedo? E lui mi risponde: "No, sono qui solo per rimorchiare. Tu sei fidanzato?"

Me ne torno a casa stravolto, convinto che la posizione dell'ultimo signore è l'unica che ho veramente capito. Stamani, mentre chiudo l'articolo, sui giornali appare la notizia che tra tassisti e governo è stata raggiunta una tregua di 30 giorni. Viene definita una tregua armata. Del resto, la protesta di ieri in molti momenti è sembrata una guerra: nessuna parte aveva ragione, si lanciavano bombe carta, si sfoggiavano tirapugni, e alla fine si contavano i feriti.