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Ancora due parole sullo "scherzo" a Emma Marrone

Il problema non è solo chi ha trovato divertenti o innocue le molestie—ops, "scherzo"—a Emma Marrone.

Oggi, scorrendo tra i commenti al post Facebook dello "Scherzo a Emma [Marrone]" di Amici di Maria de Filippi, le accuse rivolte al programma e a ospiti, conduttrice e insegnanti che ridono mentre la cantante viene palpeggiata da un ballerino la fanno da padrone. Ma a poche ore dalla pubblicazione online del video, prima che lo stesso venisse riproposto in maniera critica anche dalla stampa internazionale, la maggior parte dei commentatori si dichiarava divertita, e incredula di fronte a chi faceva notare come quelle in video fossero molestie sessuali. "AHAHA troppo forte la reazione di Emma," diceva qualcuno. "Voi che vi lamentate… e fatevela una risata ogni tanto!" aggiungeva qualcun altro. "Ma lo volete capire che era tutto organizzato?! Anche Emma ride, di che molestie parlate," sottolineava qualcun altro ancora.

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Persino i giornali, come evidenziato da Il Post, avevano inizialmente parlato di "scherzo andato un po' oltre la misura" o ripreso in toto la definizione di "balletto a luci rosse" proposta da Witty tv, la piattaforma che offre contenuti legati ai programmi di Maria De Filippi. Nel video, il momento in cui il ballerino si struscia più platealmente a Emma è sottolineato da effetti sonori da sketch e dal pezzo di "Paradise" che dice "When I'm with you it's paradise." Gli effetti tornano anche ogni volta che Emma, nella pausa dall'esibizione, pronuncia la parola "appoggia" commentando col coreografo le palpate e le strusciate del ballerino. Nel frattempo in studio si continua a ridere.

Se in tutto questo—la definizione di scherzo, i commenti divertiti, i titoli dei giornali, la musichetta, la memizzazione—non ci trovate qualcosa di strano, significa che c'è un piccolo problema. Com'è che nel 2017 ridiamo di fronte alle molestie sessuali? Come possiamo accettarne o giustificarne la riproduzione (concordata quanto volete o meno, tanto non è quello che è importa) chiamandola scherzo?

"Nel momento in cui metti in scena un'avance sessuale manifestamente rifiutata dalla diretta interessata, e la condisci di risate presentandola come una cosa divertente, automaticamente quello diventa un comportamento lecito," mi fa notare Elisa Giomi, esperta di genere e docente di sociologia della comunicazione e dei media all'Università di Roma Tre.

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Un comportamento sul quale non solo diventa quindi possibile fare dell'ironia, ma che contribuisce a rendere più confuso il confine che separa consenso e imposizione. "C'è un momento che ho trovato particolarmente orribile," prosegue Giomi commentando il video. Si riferisce a quando Emma, infastidita e turbata da quello che le sta succedendo—il ballerino le ha ripetutamente spinto i genitali contro—si rivolge al coreografo per esprimere il proprio disagio, premettendo però di non voler apparire "troppo bacchettona."

Come molte persone potranno confermare, è una paura a cui poche donne sono immuni, e ciò a causa del pensiero che tende a presentare la donna come un'isterica se si lamenta delle attenzioni—anche troppo spinte—di un uomo, di farle sentire che le sue reazioni sono tanto eccessive quanto ingiustificate.

"È lo stesso tentennamento, la stessa difficoltà di scissione interiore che hanno le vittime di stupri e di violenze più gravi di questa," sostiene Giomi. E continua ricordando che, in sede legale, la maggior parte degli impianti difensivi nei casi di stupro si fonda proprio sul mito diffusissimo della vittima consenziente, in qualche modo colpevole di aver provocato la violenza, di aver contribuito magari a creare una situazione ambigua.

Se vi sembra tutto troppo serio o bacchettone, fermatevi un attimo a riflettere. "È questo che mi ha fatta inorridire: ho visto agire su questa donna lucida, in gamba, senza peli sulla lingua, le dinamiche di dubbio prodotte da un sistema che da questo punto di vista è ancora misogino," dice Giomi.

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Se dello 'scherzo' la gran parte della stampa italiana si è occupata alla stregua di un episodio "hot", al limite eccessivamente "sensuale", a cui la cantante avrebbe "reagito male," Striscia la Notizia ha persino provveduto a consegnare alla Marrone un Tapiro d'Oro, che si sarebbe meritata per essersi ribellata al venire palpata e molestata.

"La maggior parte tende a costruire la vicenda come uno scherzo innocente, come una reazione esagerata della cantante e di tutti coloro che ci leggono una dimostrazione della normalità della violenza sessuale nella nostra società," fa presente Giomi. Una società in cui sembra possibile violare il consenso di una donna all'interno di una trasmissione seguitissima, officiata dalla maître dell'intrattenimento per eccellenza e accompagnata dalle reazioni divertite di icone di riferimento per un certo tipo di pubblico, da Elisa a Ermal Meta—quest'ultimo, autore proprio di una recente canzone contro la violenza domestica.

Come appare il video su Witty tv.

La tendenza a minimizzare questo evento trova un fenomeno speculare in un'altra forma di normalizzazione, secondo l'esperta: quella dell'apologia della violenza attraverso la sua romanticizzazione. "Come lo scherzo di Emma è un po' troppo 'audace', lui un po' troppo 'focoso', nello stesso modo si legittima l'idea che la passione o l'eccesso di gelosia o il momento di esasperazione siano moventi plausibili per uccidere la compagna, la moglie," spiega.

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Il ricorrere di rappresentazioni distorte della violenza (sulle donne, in questo caso specifico) non avviene soltanto in televisione, ma anche sui giornali, nei film, nelle canzoni, serie televisive, nella narrativa, in Italia e all'estero.

"La televisione, però, è inevitabilmente un sistema che lavora sul tentativo di appeal generalista, che deve necessariamente ricorrere a contenuti facili," sostiene Giomi. E, in fondo, secondo lei in Italia abbiamo la televisione che ci meritiamo: "Sta anche un po' a noi a questo punto intervenire, e iniziare a fare un lavoro. La televisione, o la spegni o devi provare a portare delle istanze e a non dare per scontato che quella sia una rappresentazione unica e non trasformabile."

All'indomani della messa in onda del video di Amici, il portale La Malafemmina ha lanciato una petizione online (che ha raggiunto quasi 20mila firme) per richiedere non solo le scuse pubbliche degli autori e della presentatrice del programma, le dimissioni di tutti i responsabili dello 'scherzo', ma anche per rivolgere un appello alle istituzioni affinché vengano elaborati criteri e linee guida che possano arginare e porre fine a simili episodi.

Secondo Giomi, l'intervento "giustizialista" una tantum non è una strategia particolarmente efficace, ma rimane importante per dare segno che esiste un limite oltre il quale non ci si può spingere. Per combattere il sessismo sarebbe molto più efficace educare, peccato che "chi crea gli immaginari e tiene le redini di macchine così potenti è impreparato a farlo. Sono persone che vengono dalla stessa società e cultura a cui parlano, e di cui spesso condividono gli stereotipi."

E se non è forse lecito aspettarsi che sia la televisione a intervenire su se stessa, c'è bisogno che le istituzioni si facciano carico di offrire un'educazione ai sentimenti, alle relazioni, al rispetto. "Non è che in virtù del libero mercato e del fatto che la censura ce la siamo per fortuna lasciata alle spalle si può dire e fare qualunque cosa," conclude Giomi. "Bisogna educare, cambiare la mentalità e ogni tanto [intervenire] con qualche provvedimento che ricorda i limiti dell'inviolabilità della persona."