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Tecnologia

Ho giocato contro un campione di League of Legends

Lapo Raspanti, aka Terenas, è uno degli streamer più seguiti del panorama italiano nonché campione di LoL.
Mattia Costioli
Milan, IT
Immagine: via

Quello che vedete qua sopra è il Sangam Stadium di Seoul, ha una capienza di circa 70.000 spettatori ed è stato uno degli stadi in cui si sono disputati i Mondiali FIFA Korea 2002. Questa domenica ha ospitato la finale delle World Championship 2014, ovvero la massima competizione per pro team di League Of Legends
League of Legends (da qui in avanti LoL) è un videogioco multiplayer gratuito, nel senso che chiunque può scaricarlo e iniziare a giocare in qualsiasi momento, nella stessa identica modalità di uno dei 10 atleti (sì, ho scritto atleti) che hanno riunito 70.000 al Sangam Stadium di Seoul.

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Personalmente gioco a League Of Legends da circa un paio d'anni e sono piuttosto bravo, ma non riesco a spiegarmi completamente quale sia il ponte che collega la mia stanzetta puzzolente agli studi di registrazione degli Imagine Dragons che, proprio per le World Championship, hanno realizzato la "Warriors", una traccia che sta a metà tra quel fomento puro―che potete aver sperimentato solo se in una delle vostre vite precedenti eravate un vichingo―e la giusta dose di sociopatia e salute cagionevole dei migliori giocatori.

All'inizio ho pensato che gran parte del merito fosse da attribuire al gioco stesso e alla facilità con cui ti trascina in un tunnel di bibite gassate e docce saltate, ma dopo averlo testato su uno dei miei colleghi mi sono accorto che probabilmente l'effetto narcotizzante era meno forte di quanto pensassi. Dopo averle spiegato più o meno i tasti necessari per muoversi e attaccare ho scaraventato la mia cavia in una partita, ma tutto ciò che è riuscita a trarne è stata una gran noia, non ho intravisto nemmeno una minima parte dell'entusiasmo che c'era nei clic del mio primo game. Evidentemente il gioco in sé non è un elemento sufficiente per giustificare il successo che sta vivendo, per quanto questo possa sembrare un ossimoro.

La verità è che c'è un contenitore più ampio del gioco stesso, ovvero la sua community, che da cinque anni a questa parte sta crescendo in maniera esponenziale, anche in Italia. Il collante di questa community è lo streaming, una delle nuove forme di intrattenimento multimediale nate grazie alla difussione della banda larga.

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Per capire meglio cosa ci sia di così speciale dietro la community di LoL, di cui faccio parte io stesso, ho fatto quattro chiacchiere con Terenas, all'anagrafe Lapo Raspanti, uno degli streamer più seguiti nel panorama italiano. Siamo partiti parlando del futuro dei MOBA (Multiplayer Online Battle Arena, ndr) e siamo finiti a discutere della natura umana e del sistema penitenziario europeo, perché in effetti sì, la community è solida, ma qualche mela marcia c'è.

Motherboard: Ciao Lapo, tu quando hai iniziato a giocare a League of Legends?
Terenas: Ho iniziato a giocare al secondo anno di università…

Ah, suona davvero come un'ottima idea.
Davvero… C'è da dire che in realtà mi mancavano pochissimi esami per finire, mi è andata bene. Ero già entrato in contatto con LoL quando il gioco era ancora in fase di beta-testing, ma all'epoca non ero molto interessato a questo genere di cose. Nel 2011 ho cominciato a giocare sul serio, mi ha fatto iniziare il mio coinquilino e ci passavamo il tempo insieme, più che altro per ridere e cazzeggiare. La scintilla è scattata quando mi sono accorto che il mio coinquilino guardava una persona giocare, un ragazzo statuitense che si chiama Dyrus e che con gli anni è diventato un professionista. Mi sono messo a seguirlo anche io: durante i suoi streaming spiegava alcune meccaniche del gioco e riusciva a renderlo più divertente di quanto non fosse già.

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Ti sei sentito investito dalla sua stessa missione, hai deciso che volevi insegnare qualcosa agli altri?
Più che altro mi sono detto: "Cavolo, ma se lui è così bravo, perché anch'io non posso diventare un po' più decente di quello che sono ora?" Da lì in poi ho iniziato ad impegnarmi in quello che facevo in un modo diverso, più serio, se vogliamo.

Io credo che non tutti riescano a capire questa cosa dello streaming. Voglio dire, perché dovrei guardare qualcuno che gioca anziché giocare io stesso?
In realtà in alcuni posti nel mondo, ad esempio in Korea, è dai tempi di Starcraft che è piuttosto comune guardare altri giocare, per capire cosa fanno e come lo fanno. Diciamo che LoL, essendo molto accessibile sotto il profilo delle meccaniche, permette allo streamer di concentrarsi anche su altri aspetti più intrattenitivi. Ci sono due opzioni: concentrarsi completamente sull'insegnamento e spiegare tutto, come una sorta di insegnante interattivo, oppure fare lo show, scherzare, combinare qualcosa di strano, insolito o divertente. Io sono rimasto più fedele a quella prima scuola dell'intrattenimento, per quel che posso cerco di spiegare e aiutare gli altri giocatori, ma conosco i miei limiti e so che difficilmente diventerò un giocatore professionista, quindi cerco di mischiare un po' le due cose ed essere anche un buon intrattenitore.

Credi che questo meccanismo sta trasformando i giochi online connotandoli in maniera più social?
I giochi multiplayer tendono a crearsi delle community attorno, lo streaming consolida il legame tra i giocatori più forti e il loro pubblico. Voglio dire, a meno di andare a un torneo o a un evento specifico, prima degli streaming non c'era modo di incontrare il proprio giocatore preferito, ora questa barriera è stata abbattuta. Penso sia una gran cosa, che non succede in altre discipline, in cui non esiste un reale contatto tra la star e il suo pubblico. In LoL questo meccanismo è intrinseco, perché se perdi il contatto con il tuo pubblico tendi a perdere anche tutto ciò che ruota intorno alla tua figura di giocatore professionista. Questo sistema di streaming non va solo a favore del giocatore, ma anche di eventuali sponsor, che ormai stanno iniziando a diffondersi anche in Italia.

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Sì, Coca-Cola si è acchiappata la finale delle World Championship senza pensarci troppo, ma parlando specificamente dell'Italia, secondo te come sta cambiando nella nostra realtà?
Qualcosa si muove, i numeri salgono, sia per me che per altri ragazzi che fanno quello che faccio io. Un anno e mezzo fa sarebbe stato assurdo pensare di avere qualcuno a sponsorizzare uno streaming di LoL. Se investo soldi in uno streaming e questo mi porta dei risultati, a livello economico, allora un domani sarò sicuramente interessato a investire in un grande torneo, fatto bene e curato con le giuste risorse, mi spiego? Si sta delineando un cambio di mentalità, che ha avvicinato anche grandi aziende ai migliori team italiani.

Chiaro, ma quali sono gli ostacoli da superare per far emergere le potenzialità economiche di questa realtà e fare il definitivo salto di qualità?
Sicuramente un miglioramento delle infrastrutture, perché per fare uno streaming accettabile serve come minimo una banda in upload di 1/mbps, quindi parliamoci chiaro: serve una fibra ottica, e l'unico fornitore degno di questo nome al momento non copre tutto il territorio, per cui da questo punto di vista c'è ancora qualche limite.

Magari tra qualche anno Fedez canterà la sigla di un torneo italiano di LoL, io non mi stupirei, il destino ha sempre qualche asso nella manica pronto per punirci. Tu credi che negli ultimi tempi sia cambiata l'idea di videogiocatore? Parlo per stereotipi eh: l'idea che potrebbe avere mia mamma di videogiocatore, è cambiata? Oppure viene ancora considerato un totale fancazzista dedito alla perdita di tempo?
Sì e no. Tendenzialmente sul computer si tende a vedere il gaming come un impegno un po' più nobile, mentre il videogioco su console è visto quasi totalmente come un passatempo da bambini. La verità è che alla fine LoL sta riuscendo a farsi sdoganare in ambienti più adulti. Per farti un esempio, in occasione dei Mondiali c'è stato un interessamento anche da parte del Corriere della Sera. Il caso più noto fra tutti, qui in Europa, è quello di Ocelote (pro-gamer spagnolo, ndr), che un paio d'anni fa ha guadagnato 600.000 euro sfruttando questo gioco… Ma in linea di massima lo stereotipo rimane quello, soprattutto per le persone con più di trentacinque anni. In fondo credo sia anche normale, voglio dire, il videogioco per loro era Pong o Pac-Man: non è che puoi immaginarti una scena competitiva su Pong.

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Però io ho visto qualche pro-gamer di Tetris, anche se non riesco a capire cosa ci sia di divertente nel fare più punti di tutti a Tetris.
È un discorso ambiguo e non so mai come pormi nei confronti di questa cosa, perché in fondo è nella natura umana di voler essere il migliore in qualcosa. Esistono anche delle competizioni di taglio degli alberi, quindi è plausibile che ci sia qualcuno che si impegna a Tetris, ognuno ha bisogno del suo modo per essere migliore degli altri. Qual è la differenza tra l'imparare a giocare a golf, a LoL, o a un altro sport? Ogni persona ha un hobby in cui mette dell'impegno: se il tuo hobby è quello di dipingere modellini voglio sperare che dopo due anni passati a dipingere modellini avrai affinato la tua tecnica corretta e avrai scoperto il modo di non fare delle schifezze obbrobriose, no? Lo stesso discorso si applica a League of Legends: ti impegni, analizzi i tuoi errori, e alla fine migliori.

I neo-campioni del mondo di LoL, i Samsung White

In che modo è nata la scena competitiva di League of Legends?
È successo tutto piuttosto velocemente: sono bastati due anni per passare da duecento mila a dieci milioni di spettatori e alle dirette televisive integrali, soprattutti nei paesi asiatici.

Credi che ci sia un tetto oltre il quale questa realtà non può spingersi, oppure ha la potenzialità per diventare come qualsiasi altro…
Sport?

Sì.
Secondo me può raggiungere lo status di sport, soprattutto per il modo in cui sta affrontando le cose la RIOT (l'azienda che sviluppa il gioco e ci mette i soldi, ndr): anziché sprecare risorse in premi sempre più grandi per i giocatori, hanno investito in commentatori e cameraman per gli eventi, li hanno mandati a lezione da esperti di altri settori, come può essere un telecronista del Super Bowl o di Wimbledon. La qualità dell'insieme, della regia, è di primo livello, proprio come uno sport canonico. L'obiettivo è quello di creare uno spettacolo sempre più affascinante, con i commenti dei giocatori e le analisi statistiche, per attrarre un pubblico sempre più vasto. Non tutti giocano in prima persona a LoL, ma tutti possono assistere alle partite competitive, soprattutto le più importanti.

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Certo, penso al Super Bowl o alle finali NBA, roba che mi guardo anche io pur conoscendone a malapena le regole, c'è una dimensione di spettacolo puro che riesce ad attrarre un pubblico vastissimo.
In America ci sono moltissimi appassionati tra i genitori, magari hanno visto qualche partita per caso, perché il figlio aveva attaccato il pc alla televisione per godersi la finale, e si sono interessati, pur non essendo nemmeno in grado di installare il client del gioco.

In che modo si concretizza tutto ciò?
Stanno cercando di rendere il gioco il più comprensibile possibile agli spettatori: indicatori di abilità, grafiche più pulite e barre di stato leggibili. Tutto si muove verso l'intuitività, per permettere a chiunque di comprendere quello che succede e goderne, entusiasmarsi. Non ha importanza se non sai precisamente come funziona l'abilità di un campione finché riesci a vedere bene le conseguenze che provoca. Al momento è in corso un grosso aggiornamento della mappa, e lo scopo è sempre quello: piacevolezza estetica, facilità di comprensione e pulizia.

Fino ad ora abbiamo parlato di un sacco di figate legate a League of Legends, ma quali sono gli aspetti brutti, o addirittura tristi, di questo gioco? Ad esempio, perché c'è bisogno di un tribunale che punisca alcuni giocatori, allontanandoli dagli altri?
Io penso che tutto dipenda dall'orgoglio, ogni volta che incominci una partita in cui ci sono altre 9 persone, metti di mezzo il tuo orgoglio, quindi se fai una figuraccia il tuo orgoglio viene ferito. La natura umana è questa. In League of Legends capita che qualcuno si sfoghi e dia di matto insultando gli altri, ma non è quello il comportamento che si vuole punire nel gioco. La RIOT ha dichiarato che l'1,4% dei giocatori è composto da persone assolutamente tossiche (persone che rovinano il gioco, insultando o giocando male di proposito, ndr), non è poco, ma l'obiettivo è quello di integrare queste persone nella community e renderle positive. È un processo interessante da analizzare perché la persona che se ne occupa sta cercando di ispirarsi al sistema carcerario europeo, o quello che dovrebbe essere, il tribunale del gioco non vuole essere soltanto punitivo, ma deve trovare il modo di rendere le persone negative dei giocatori migliori. Ci sono professionisti laureati in neuroscienze comportamentali che lavorano a questo tribunale, non è una cavolata costruita tanto per separare i giocatori negativi da quelli positivi, si tratta di qualcosa di più complesso.

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Una cosa che ho sperimentato personalmente è che a questo gioco non si impara sbagliando, sbagliare ti porta soltanto a impantanarti ed essere frustrato. Può essere questa una delle cause della tossicità?
Il problema è che in questo gioco non c'è modo di capire cosa hai sbagliato, perché, per ora, non esiste un sistema di replay interno al gioco, bisogna affidarsi a programmi di terze parti che funzionano non perfettamente. Non c'è niente che ti permetta di capire cosa sbagli sull'istante, certo, puoi guardare gli altri e provare ad imitarli, però la vera strada per migliorare è riuscire ad analizzare a posteriori i propri errori. Questo è uno dei motivi del successo dello streaming, ti permette di guardare altri giocatori mentre fanno quello che tu non riesci nemmeno a capire come fare, da lì in poi è davvero soltanto allenamento e pratica.

A volte i risultati di tutta questa tossicità non sono poi così male.

Qual è la vera differenza tra giocatori di bassi livello e giocatori semi-professionisti o professionisti?
La collaborazione, per assurdo. I giocatori di alto livello si aiutano tra di loro. Magari in una partita vengono asfaltati dal loro avversario, e subito dopo gli chiedono consigli, si scambiano informazioni per riuscire a migliorare. Sono persone che sono arrivate a un livello di abilità talmente alto che è inutile tenersi dei segreti, è un do ut des che va a favore di tutti. Allo stesso modo sono perfettamente consapevoli che è inutile incazzarsi con gli altri. L'unico giocatore con cui puoi arrabbiarti sei tu stesso. Questo concetto vale a tutti i livelli, se ti concentri sul tuo gioco ridurrai al minimo il rischio di sconfitta, nei limiti di quanto ti è possibile controllare. A basso livello questi concetti non vengono insegnati, nessuno si sogna di chiedere agli altri "Hey, ma cosa ho sbagliato?" Sempre per via di quella storia dell'orgoglio.

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Parliamo di un'ultima cosa, ovvero quel malcostume che porta i giocatori a pagare dei soldi per far giocare qualcuno di più forte con il proprio account e scalare le classifiche. Dando per scontato che sono comunque attività illegali, all'interno del gioco, dopo essermi informato un po' ho scoperto che c'è un mercato nero floridissimo. Come mi spieghi questa cosa?
Il mercato illegale legato a League of Legends, ma in generale ai giochi online, è molto vasto. Tutto si riconduce di nuovo all'orgoglio, che in questo caso diventa una sorta di ostentazione di un ego virtuale. Esistono anche una serie di stratagemmi per non farsi beccare dai propri amici e rendere il tutto perfettamente plausibile, magari distribuendo un grosso numero di vittorie lungo qualche mese, così da non insospettire nessuno.

Vedo che continua a suonarti il telefono, sono i tuoi follower? Com'è il rapporto con il tuo pubblico, stressante?
Ottimo, anche se quando salto la presenza, come ora, vanno un po' tutti in fibrillazione. Personalmente non mi pesa fare streaming, anche perché è un modo di sdebitarmi con tutte le persone che sono affezionate a me e al mio spettacolo, quindi li capisco quando si arrabbiano un pochino se sgarro sugli orari.

Da chi è composto il tuo pubblico?
L'età media è tra i 18 e i 30 anni, per la stragrande maggioranza maschi.

Me li aspettavo più giovani, sinceramente.
Sono i giocatori della mia generazione, e di quella precedente e successiva. La cosa più strana che ho notato è che la distribuzione non è uniforme sul territorio: sono tanti al nord, un pochino al centro-nord e uno sproposito a Roma, una grandissima parte del mio pubblico è composta da giocatori romani. Al sud sono un po' meno, anche per via delle infrastrutture meno efficienti, e anche perché la distanza dai server è maggiore (i server europei si troano fisicamente ad Amsterdam, ndr), il che peggiora non poco l'esperienza di gioco.

Dai, ti lascio tornare al tuo pubblico, non vorrei che mi venissero a cercare.
Mi ha fatto piacere parlare di League of Legends in questo modo, sai in fondo è una parte della mia vita in cui dedico tante energie, e a volte mi era capitato di pensare ad alcuni dei temi di cui abbiamo chiacchierato, quindi avevo già alcune risposte pronte, ed è bello sentirsi fare le domande giuste, finalmente.

Speriamo continui così, in bocca al lupo.

Quando non gioca a League of Legends Mattia scrive di musica e altre futilità, puoi seguirlo su Twitter: mattia__C