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Tecnologia

Il successo di un libro racchiuso in un algoritmo

Per adesso gli editori sono salvi: funziona solo per i romanzi già pubblicati, ma dà lo stesso buone dritte.
Immagine via Flickr/Abhi Sharma

Negli ultimi cinque anni il modo in cui leggiamo i libri è radicalmente cambiato (già, tutto sommato l'era in cui non c'erano Kindle e iBooks è davvero recente), e questo preoccupa non poco le case editrici. Ma la tecnologia non è ancora riuscita a sostituire gli editori nella fase di selezione dei testi che avranno il privilegio di finire sulle nostre librerie (o dispositivi). Un robot capace di setacciare pile di manoscritti e scoprire il nuovo Harry Potter non è ancora stato inventato.

Tuttavia, uno studio della Stony Brook University di New York sostiene che un algoritmo potrebbe essere in grado di valutare le probabilità di successo di un libro. Gli scienziati ipotizzano che un modello statistico riuscirebbe, in base a proprietà stilistiche, a indicare quale romanzo, tra un insieme di testi già pubblicati, ha avuto successo tra il pubblico di lettori.

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Ovviamente, l'applicazione più interessante di un simile strumento sarebbe quella di predire il successo commerciale di un libro prima che vada in stampa. “Prevedere il successo di un romanzo è una questione che sta molto a cuore agli editori, ai revisori, e agli scrittori più o meno esperti,” scrivono gli autori dello studio, pubblicato dalla Association of Computational Linguistics. Al momento, è un arte che si basa molto sull'esperienza, il gusto, e la promozione. Comunque sia, è ancora ben lontana dall'essere un sistema perfetto. “Infatti, anche ad alcuni bestseller e libri premiati capita di venire scartati più volte prima di trovare qualcuno disposto a pubblicarli,” dicono i ricercatori.

Ben lontano da questo approccio soggettivo e qualitativo, il loro modello statistico utilizza duri e freddi parametri quantitativi. I ricercatori hanno scoperto che l'algoritmo è in grado di distinguere i romanzi di successo da quelli meno popolari (ma buoni abbastanza da essere stati pubblicati) con una percentuale di successo dell'84 percento. Ha funzionato anche con le trascrizioni dei film, con un'accuratezza dell'89 percento.

Per riuscire nell'impresa, il programma tiene conto di specifiche caratteristiche stilistiche, piuttosto che considerare tutta la trama, i temi, i personaggi, o i contenuti emotivi (difficili da giudicare per una macchina).

Quindi, per gli scrittori in erba che sognano di scrivere un bestseller, quali sono i requisiti del successo? Una delle scoperte è che i testi che usano i verbi per descrivere i processi mentali hanno più probabilità di successo rispetto a quelli che usano più verbi d'azione. Sembra anche che nei dialoghi i lettori non amino i verbi emozionali, come “piange” o “esulta”, ma preferiscano un semplice “dice”.

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“Inoltre, i libri più venduti usano di frequente congiunzioni e preposizioni, mentre quelli meno riusciti si affidano di più a parole di attualità come “amore”—quasi dei cliché,” scrivono i ricercatori. E ricordate, è meglio descrivere le cose usando nomi e aggettivi, invece di verbi e avverbi.

Certo, il “successo” di un libro è una qualità letteraria discutibile, e questo studio, sulla base di fonti limitate, la mette sullo stesso piano della popolarità. I libri presi in analisi provengono da una selezione del database di Project Gutenberg, e come criterio di valore è stato scelto il conteggio dei download. Per alcuni di questi testi, i ricercatori hanno considerato anche le vendite su Amazon o i premi prestigiosi come il Pulitzer o il Nobel. Per quanto riguarda i film, la misura del successo era il punteggio sull'Internet Movie Database (IMDb). Anche se nessuno di questi parametri rappresenta necessariamente il valore letterario di un libro—cosa che per ora rimane legata al giudizio umano—possono almeno dare un'idea di quali sono quelli che soddisfano di più il pubblico. E questo è senza dubbio un elemento di interesse per gli editori che vogliono pubblicare un bestseller.

I ricercatori hanno utilizzato il loro modello digitale per mettere alla prova la comune convinzione per cui la leggibilità (cioè il fatto di essere facile da leggere) sia una qualità auspicabile per un buon libro, e sembra proprio che i loro risultati smentiscano questa credenza popolare. Sostengono infatti di aver fatto “una scoperta inaspettata rispetto alla relazione tra leggibilità e successo letterario, cioè che al crescere della prima diminuisce la seconda.”

Resta da capire quanto le loro ricerche saranno utili in campo editoriale. Alcuni editori e autori hanno già sollevato dei dubbi su questo metodo, sostenendo che l'argomento è un elemento molto più importante dei dettagli stilistici per il successo di un libro.

Ovviamente, nel mondo reale, molti altri fattori—come la popolarità dell'autore—giocano un ruolo fondamentale nel decretare i numeri delle vendite. Forse gli editori non devono ancora preoccuparsi che i robot gli rubino il lavoro.